[Oa-italia] articolo su D-lib Magazine e commenti di Stevan Harnard

valentina comba valentina_comba a yahoo.it
Mar 20 Mar 2007 18:18:16 CET


Cari Colleghi,
  penso di capire perchè Harnad nei suoi quattro punti di commento sottolinea perchè gli IR non sono per la "letteratura grigia" e perchè non hanno come scopo la preservazione.
  Nel corso di questi ultimi tre anni si sono evidenziati i vantaggi degli IR e delle riviste OA per garantire agli articoli di ricerca un impatto impensabile prima dell'invenzione degli Open Archives (and related technologies).
   
  Questa situazione sposta il fuoco del problema, e molte volte è più facile coglierlo dal punto di vista del ricercatore che dal punto di vista, diciamo, del gestore di servizi accademici (i.e. bibliotecari e amministratori).
   
  Gli IR servono per garantire l'accesso ai risultati della ricerca nell'oggi: la preservazione è un argomento per la biblioteca digitale, più che propriamente il cuore della comunicazione scientifica, anche se i bibliotecari non sottolineeranno mai abbastanza l'interdipendenza dei due servizi.
   
  Gli IR non servono per la letteratura grigia: ma che cos'è oggi la "letteratura grigia" ? Oggi io penso la letteratura grigia essenzialmente confinata nell'ambito dei rapporti tecnici interni variamente classificati, mentre tutta l'area dei "preprints" si è spostata sotto il cono di luce elargito dall'OA: mica tanto grigi !
   
  Mi interessa in questa discussione portare l'attenzione sull'ultimo "statement" di Harnad nella risposta citata da Maria:
  " The only disciplines that would not benefit would be those that do not benefit from maximizing the usage and impact of their peer-reviewed journal article output"
  Chi sono questi ? Chiedetelo a chi ha cercato di far depositare i lavori a certe categorie di umanisti  negli IR: come commentavamo con Susanna Mornati, ci sono alcuni che si vergognano talmente di quello che hanno scritto che preferiscono stamparlo in 10 copie solo a scopo concorso e non lo metteranno mai in nessun IR.
   
  Vostra
   
  Valentina Comba

Maria Cassella <maria.cassella a unito.it> ha scritto:
  Cari colleghi,
la scorsa settimana su D-Lib Magazine e' stato pubblicato il seguente 
articolo sul deposito istituzionale della Cornell University, che vi 
invito a leggere:

> http://www.dlib.org/dlib/march07/davis/03davis.html

I commenti di S. Harnard all'articolo si trovano a questo indirizzo:

> http://openaccess.eprints.org/index.php?/archives/219-guid.html

Tra i primi 4 assunti Harnard sostiene che :
1. in un deposito istituzionale non dovrebbe essere inserita letteratura 
grigia ma solo materiale peer - reviewed;
2. che i depositi non servono alla preservazione. Due cardini, o quasi, 
per chi si occupa di IR. Concordo sulla prima con S.H.. (mi sembra che 
la qualita' di un archivio sia un requisito imprenscindibile, poi vada 
anche anche la letteratura grigia ) ma sulla seconda si potrebbe 
discuterne. Cosa ne pensate? Poco tempo fa ne parlavo con Paola 
Gargiulo. Mi interesserebbe conoscere il parere della lista.
Saluti a tutti
Maria Cassella



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