[Oa-italia] Fwd: Rilievo su frasi del prof. Marcati

Roberto Caso roberto.caso a unitn.it
Mer 10 Ott 2018 09:09:45 CEST


Caro Alessandro,

Grazie per il tuo intervento.
Se vuoi, puoi intervenire anche sulla pagina FB di AISA. Anzi, sarebbe
asupicabile che tutti i soci si rendano parte diligente e aggiornino i
contenuti della medesima pagina. Ciò detto, come dici tu, ognuno è padrone
del proprio tempo.
I rilievi di Maria Chiara Pievatolo sono due:
a) Il primo attiene al mezzo (FB).
b) Il secondo attiene al messaggio (cioè al risultato finale della
discussione Giglia/Marcati).
Sul punto a) io sono presente con una pagina personale su FB e ho aperto la
pagina AISA sullo stesso FB.
Abbiamo, come AISA, anche un account Twitter come sai.
Dunque, su FB io ho una visione parzialmente diversa da quella di Maria
Chiara Pievatolo.
Tuttavia, non c'è dubbio che il mezzo influenzi il messaggio.
E' mia impressione che una ML sia, ad esempio, un mezzo differente rispetto
ai social network.
La ML mette capo a una discussione maggiormente ponderata e connotata da
toni (generalmente) più pacati.
FB e altri social network inducono invece alla risposta affrettata ed
emotiva.
Dunque, dipende anche da come si usa FB. Fermo restando che FB fa commercio
sui nostri dati, in particolare sui nostri dati personali (la "merce siamo
noi" come ormai a tutti è noto).
Quella che tu chiami ingenuità - imputandola a Maria Chiara Pievatolo -
sembra a me esattamente il contrario. Maria Chiara Pievatolo pone problemi
di fondo che anche AISA ha posto più volte: si può fare scienza e dialogo
pubblico su piattaforme che governano in modo oscuro dati, preferenze,
inclinazioni? Si può fare dialogo pubblico su un mezzo che induce allo
scontro frontale? Si può fare scienza aperta in un Web che è dominato dalla
piattaforme del capitalismo digitale?
Sul punto b) il risultato della discussione Giglia/Marcati rischia di
essere la contrapposizione non di due opinioni personali ma di due ruoli.
Come ho già scritto, l'università e la scienza aperta non hanno bisogno di
contrapposizione di ruoli, ma di unità.

A presto,

Roberto






Il giorno mer 10 ott 2018 alle ore 08:44 Alessandro Sarretta <
alessandro.sarretta a gmail.com> ha scritto:

> Cari Roberto e Maria Chiara,
>
> apprezzo le citazioni e gli spunti di approfondimento, che arricchiscono
> sempre.
>
> Però, sul punto specifico, ritengo invece sbagliato abbandonare dei luoghi
> di discussione (in questo caso Facebook) che sono parte della realtà,
> volenti o nolenti, in cui si scambiano opinioni, si possono avere
> discussioni, si può interagire, dipende da come lo si fa.
>
> Dire che bisogna spostarsi a discutere da altre parti mi sembra
> assolutamente ingenuo e inefficace. Tra l'altro AISA (e almeno alcuni
> membri del direttivo) è presente in Facebook e potrebbe interagire per
> aumentare l'informazione (e non i pregiudizi) anche lì. Il fatto che non lo
> si sia fatto, anche in questo contesto specifico, nel quale si è fatta
> disinformazione e si sono offese persone e ruoli importanti anche in AISA,
> secondo me è stato ed è sbagliato.
>
> Poi ovviamente ognuno ha il tempo e le disponibilità che ha, quindi
> nessuno è obbligato a fare alcunché contro la sua volontà. Ma stigmatizzare
> chi prova a farlo secondo me è sbagliato...
>
> Io sto continuando l'interazione perché credo sia utile e necessario non
> lasciare il campo a informazioni scorrette, visto che FB lo leggono in
> molti e lì si informano.
> Ale
>
> On 08/10/2018 08:59, Roberto Caso wrote:
>
> Inviterei tutti a non soffermarsi sulla parola "scusarsi".
> Maria Chiara Pievatolo giustamente invita a ricostruire il dialogo tra
> attori dell'università.
> Questo mi sembra, in prospettiva, il punto maggiormente rilevante.
> Nell'università contemporanea esistono già ferite profonde e forti
> contrapposizioni. Non abbiamo bisogno di aggiungerne altre.
> Occorre riflettere, prendere tempo e tornare a dialogare.
> A breve avremo molte occasioni convegnistiche e seminariali per farlo
> (dalla settimana dell'OA in poi).
> A presto,
> rc
>
>
>
> Il giorno lun 8 ott 2018 alle ore 01:06 Maria Chiara Pievatolo <
> mariachiara.pievatolo a unipi.it> ha scritto:
>
>> On 07-10-2018 23:39, Alessandro Sarretta wrote:
>>
>> > Ma scusami della domanda... per cosa ci si dovrebbe scusare? :-/
>> >
>>
>> Per esserci lasciati trascinare in una discussione tossica finita in uno
>> scontro personale, il quale ha condotto anche a scrivere un messaggio
>> all'istituto presso cui  l'interlocutore lavora. Credi che sia davvero
>> un buon modo per fargli cambiare idea?
>>
>> Scusarsi, anche se si fosse responsabili dello scontro solo al 10%,
>> invitando a continuare il confronto in una sede strutturata più
>> civilmente - non Facebook, cioè - avrebbe potuto riportare la
>> discussione, sensatamente, sulle cose, anziché, insensatamente, sulle
>> persone. Allo stato, invece, questo scontro ha un solo vincitore -
>> Facebook - e molti perdenti: E.Giglia, P. Marcati e, soprattutto, l'open
>> access.
>>
>> La posizione di Francesca Valentini, che interpreta se stessa come un
>> tecnico e dice che l'aspetto politico non le interessa e neppure le sta
>> particolarmente a cuore l'OA, mi sembra coerente e rispettabile.
>>
>> Ma chi desidera promuovere una causa e ha ruoli istituzionali connessi
>> ad essa fa politica e deve  confrontarsi con le responsabilità che le
>> sono legate. Deve chiedersi se arrivare a uno scontro personale così
>> duro con un ricercatore, dal quale dovrebbe farsi riconoscere come
>> alleato, sia davvero il miglior modo di convincerlo a praticare la
>> scienza aperta.
>>
>> Mi spiego con una forse troppo lunga citazione dalla "Politica come
>> professione" di Max Weber. Gli asterischi sono miei.
>>
>> -------------------
>> Si può dire che tre qualità sono soprattutto decisive per l’uomo
>> politico: passione, senso di
>> responsabilità, lungimiranza. Passione nel senso di Sachlichkeit:
>> dedizione appassionata a
>> una «causa», al dio o al demone che la dirige. [...] [Ma] la semplice
>> passione, per quanto autenticamente vissuta, non è ancora sufficiente.
>> Essa non crea l’uomo politico se, ***in quanto servizio per una «causa»,
>> non fa anche della
>> responsabilità nei confronti per l’appunto di questa causa la stella
>> polare decisiva dell’agire.***
>> Da ciò deriva la necessità – e questa è la qualità psicologica
>> fondamentale dell’uomo politico
>> – della lungimiranza, vale a dire della capacità di far agire su di sé
>> la realtà con calma e
>> raccoglimento interiore: dunque, la distanza tra le cose e gli uomini.
>> ***La «mancanza di distanza», semplicemente in quanto tale, costituisce
>> uno dei peccati mortali di ogni uomo politico*** ed è una di quelle
>> qualità che, coltivate presso la nuova generazione dei nostri
>> intellettuali, li condannerà all’inettitudine politica. Il problema è
>> infatti proprio questo: come
>> si possono far convivere nella stessa anima un’ardente passione e una
>> fredda lungimiranza?
>> La politica si fa con la testa, non con altre parti del corpo o
>> dell’anima. E tuttavia la
>> dedizione a essa, se non deve essere un frivolo gioco intellettuale ma
>> un agire umanamente
>> autentico, può sorgere ed essere alimentata soltanto dalla passione. Ma
>> ***quel saldo controllo
>> dell’anima*** che caratterizza l’uomo politico appassionato e lo
>> distingue dal mero dilettante
>> politico che «si agita in modo sterile» è possibile soltanto attraverso
>> l’abitudine alla distanza,
>> in tutti i sensi della parola. La «forza» di una «personalità» politica
>> significa in primissimo
>> luogo il possesso di tali qualità.
>> L’uomo politico deve dominare in se stesso, ogni giorno e ogni ora, un
>> nemico del tutto
>> banale e fin troppo umano: la vanità comune a tutti, la nemica mortale
>> di ogni dedizione a
>> una causa e di ogni distanza e, in questo caso, della distanza rispetto
>> a se stessi.
>> ..............................
>>
>> Le prime vittime della vanità - è noto - sono i professori, anche se la
>> capacità di prendere le distanze da se stesso dovrebbe anche essere una
>> dote del ricercatore che lavora per la verità.
>>
>> Nel "Gorgia" Socrate riesce a "vincere" una discussione potenzialmente
>> tossica con quella che oggi sarebbe un'altezzosa academic star
>> presentandosi come un essere umano fallibile e interrompendo le ostilità
>> per stabilire assieme al suo interlocutore se la loro discussione si
>> svolge davvero su un terreno comune.
>>
>> https://btfp.sp.unipi.it/dida/gorgia/ar01s03.xhtml#elenchos
>>
>> La mossa con cui Socrate prende le distanze da se stesso e dalla
>> discussione è una mossa certamente "politica", ma in un senso più vicino
>> a quello di Weber che a quello dispregiativo che viene associato spesso
>> alla parola. A me sembra che lo scontro di cui stiamo parlando abbia
>> bisogno di una simile presa di distanze.
>>
>> Buonanotte, e scusatemi per le lunghe citazioni. Sono, come sapete,
>> professore :-)
>>
>> MCP
>>
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> Roberto Caso
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> Professore Associato di Diritto Privato Comparato
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> Università di Trento - Facoltà di Giurisprudenza
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> Alessandro Sarretta
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>    - Research Gate
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Roberto Caso

Professore Associato di Diritto Privato Comparato

Università di Trento - Facoltà di Giurisprudenza

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