<div dir="ltr">Caro Alessandro,<div><br></div><div>Grazie per il tuo intervento.</div><div>Se vuoi, puoi intervenire anche sulla pagina FB di AISA. Anzi, sarebbe asupicabile che tutti i soci si rendano parte diligente e aggiornino i contenuti della medesima pagina. Ciò detto, come dici tu, ognuno è padrone del proprio tempo.</div><div>I rilievi di Maria Chiara Pievatolo sono due:</div><div>a) Il primo attiene al mezzo (FB).</div><div>b) Il secondo attiene al messaggio (cioè al risultato finale della discussione Giglia/Marcati).</div><div>Sul punto a) io sono presente con una pagina personale su FB e ho aperto la pagina AISA sullo stesso FB.</div><div>Abbiamo, come AISA, anche un account Twitter come sai.</div><div>Dunque, su FB io ho una visione parzialmente diversa da quella di Maria Chiara Pievatolo.</div><div>Tuttavia, non c'è dubbio che il mezzo influenzi il messaggio.</div><div>E' mia impressione che una ML sia, ad esempio, un mezzo differente rispetto ai social network.</div><div>La ML mette capo a una discussione maggiormente ponderata e connotata da toni (generalmente) più pacati.</div><div>FB e altri social network inducono invece alla risposta affrettata ed emotiva.</div><div>Dunque, dipende anche da come si usa FB. Fermo restando che FB fa commercio sui nostri dati, in particolare sui nostri dati personali (la "merce siamo noi" come ormai a tutti è noto).</div><div>Quella che tu chiami ingenuità - imputandola a Maria Chiara Pievatolo - sembra a me esattamente il contrario. Maria Chiara Pievatolo pone problemi di fondo che anche AISA ha posto più volte: si può fare scienza e dialogo pubblico su piattaforme che governano in modo oscuro dati, preferenze, inclinazioni? Si può fare dialogo pubblico su un mezzo che induce allo scontro frontale? Si può fare scienza aperta in un Web che è dominato dalla piattaforme del capitalismo digitale?</div><div>Sul punto b) il risultato della discussione Giglia/Marcati rischia di essere la contrapposizione non di due opinioni personali ma di due ruoli. Come ho già scritto, l'università e la scienza aperta non hanno bisogno di contrapposizione di ruoli, ma di unità.</div><div><br></div><div>A presto,</div><div><br></div><div>Roberto</div><div><br></div><div><br></div><div><br></div><div><br></div><div><br></div></div><br><div class="gmail_quote"><div dir="ltr">Il giorno mer 10 ott 2018 alle ore 08:44 Alessandro Sarretta <<a href="mailto:alessandro.sarretta@gmail.com">alessandro.sarretta@gmail.com</a>> ha scritto:<br></div><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex">
<div text="#000000" bgcolor="#FFFFFF">
<p>Cari Roberto e Maria Chiara,</p>
<p>apprezzo le citazioni e gli spunti di approfondimento, che
arricchiscono sempre.</p>
<p>Però, sul punto specifico, ritengo invece sbagliato abbandonare
dei luoghi di discussione (in questo caso Facebook) che sono parte
della realtà, volenti o nolenti, in cui si scambiano opinioni, si
possono avere discussioni, si può interagire, dipende da come lo
si fa.</p>
<p>Dire che bisogna spostarsi a discutere da altre parti mi sembra
assolutamente ingenuo e inefficace. Tra l'altro AISA (e almeno
alcuni membri del direttivo) è presente in Facebook e potrebbe
interagire per aumentare l'informazione (e non i pregiudizi) anche
lì. Il fatto che non lo si sia fatto, anche in questo contesto
specifico, nel quale si è fatta disinformazione e si sono offese
persone e ruoli importanti anche in AISA, secondo me è stato ed è
sbagliato.</p>
<p>Poi ovviamente ognuno ha il tempo e le disponibilità che ha,
quindi nessuno è obbligato a fare alcunché contro la sua volontà.
Ma stigmatizzare chi prova a farlo secondo me è sbagliato...</p>
<p>Io sto continuando l'interazione perché credo sia utile e
necessario non lasciare il campo a informazioni scorrette, visto
che FB lo leggono in molti e lì si informano.<br>
</p>
Ale<br>
<br>
<div class="m_-7028604886069787825moz-cite-prefix">On 08/10/2018 08:59, Roberto Caso
wrote:<br>
</div>
<blockquote type="cite">
<div dir="ltr">Inviterei tutti a non soffermarsi sulla parola
"scusarsi".
<div>Maria Chiara Pievatolo giustamente invita a ricostruire il
dialogo tra attori dell'università.</div>
<div>Questo mi sembra, in prospettiva, il punto maggiormente
rilevante.</div>
<div>Nell'università contemporanea esistono già ferite profonde
e forti contrapposizioni. Non abbiamo bisogno di aggiungerne
altre.</div>
<div>Occorre riflettere, prendere tempo e tornare a dialogare.</div>
<div>A breve avremo molte occasioni convegnistiche e seminariali
per farlo (dalla settimana dell'OA in poi). </div>
<div>A presto,</div>
<div>rc</div>
<div><br>
</div>
<div><br>
</div>
<div><br>
</div>
<div>
<div class="gmail_quote">
<div dir="ltr">Il giorno lun 8 ott 2018 alle ore 01:06 Maria
Chiara Pievatolo <<a href="mailto:mariachiara.pievatolo@unipi.it" target="_blank">mariachiara.pievatolo@unipi.it</a>>
ha scritto:<br>
</div>
<blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex">On
07-10-2018 23:39, Alessandro Sarretta wrote:<br>
<br>
> Ma scusami della domanda... per cosa ci si dovrebbe
scusare? :-/<br>
> <br>
<br>
Per esserci lasciati trascinare in una discussione tossica
finita in uno <br>
scontro personale, il quale ha condotto anche a scrivere
un messaggio <br>
all'istituto presso cui l'interlocutore lavora. Credi che
sia davvero <br>
un buon modo per fargli cambiare idea?<br>
<br>
Scusarsi, anche se si fosse responsabili dello scontro
solo al 10%, <br>
invitando a continuare il confronto in una sede
strutturata più <br>
civilmente - non Facebook, cioè - avrebbe potuto riportare
la <br>
discussione, sensatamente, sulle cose, anziché,
insensatamente, sulle <br>
persone. Allo stato, invece, questo scontro ha un solo
vincitore - <br>
Facebook - e molti perdenti: E.Giglia, P. Marcati e,
soprattutto, l'open <br>
access.<br>
<br>
La posizione di Francesca Valentini, che interpreta se
stessa come un <br>
tecnico e dice che l'aspetto politico non le interessa e
neppure le sta <br>
particolarmente a cuore l'OA, mi sembra coerente e
rispettabile.<br>
<br>
Ma chi desidera promuovere una causa e ha ruoli
istituzionali connessi <br>
ad essa fa politica e deve confrontarsi con le
responsabilità che le <br>
sono legate. Deve chiedersi se arrivare a uno scontro
personale così <br>
duro con un ricercatore, dal quale dovrebbe farsi
riconoscere come <br>
alleato, sia davvero il miglior modo di convincerlo a
praticare la <br>
scienza aperta.<br>
<br>
Mi spiego con una forse troppo lunga citazione dalla
"Politica come <br>
professione" di Max Weber. Gli asterischi sono miei.<br>
<br>
-------------------<br>
Si può dire che tre qualità sono soprattutto decisive per
l’uomo <br>
politico: passione, senso di<br>
responsabilità, lungimiranza. Passione nel senso di
Sachlichkeit: <br>
dedizione appassionata a<br>
una «causa», al dio o al demone che la dirige. [...] [Ma]
la semplice <br>
passione, per quanto autenticamente vissuta, non è ancora
sufficiente.<br>
Essa non crea l’uomo politico se, ***in quanto servizio
per una «causa», <br>
non fa anche della<br>
responsabilità nei confronti per l’appunto di questa causa
la stella <br>
polare decisiva dell’agire.***<br>
Da ciò deriva la necessità – e questa è la qualità
psicologica <br>
fondamentale dell’uomo politico<br>
– della lungimiranza, vale a dire della capacità di far
agire su di sé <br>
la realtà con calma e<br>
raccoglimento interiore: dunque, la distanza tra le cose e
gli uomini. <br>
***La «mancanza di distanza», semplicemente in quanto
tale, costituisce <br>
uno dei peccati mortali di ogni uomo politico*** ed è una
di quelle <br>
qualità che, coltivate presso la nuova generazione dei
nostri<br>
intellettuali, li condannerà all’inettitudine politica. Il
problema è <br>
infatti proprio questo: come<br>
si possono far convivere nella stessa anima un’ardente
passione e una <br>
fredda lungimiranza?<br>
La politica si fa con la testa, non con altre parti del
corpo o <br>
dell’anima. E tuttavia la<br>
dedizione a essa, se non deve essere un frivolo gioco
intellettuale ma <br>
un agire umanamente<br>
autentico, può sorgere ed essere alimentata soltanto dalla
passione. Ma <br>
***quel saldo controllo<br>
dell’anima*** che caratterizza l’uomo politico
appassionato e lo <br>
distingue dal mero dilettante<br>
politico che «si agita in modo sterile» è possibile
soltanto attraverso <br>
l’abitudine alla distanza,<br>
in tutti i sensi della parola. La «forza» di una
«personalità» politica <br>
significa in primissimo<br>
luogo il possesso di tali qualità.<br>
L’uomo politico deve dominare in se stesso, ogni giorno e
ogni ora, un <br>
nemico del tutto<br>
banale e fin troppo umano: la vanità comune a tutti, la
nemica mortale <br>
di ogni dedizione a<br>
una causa e di ogni distanza e, in questo caso, della
distanza rispetto <br>
a se stessi.<br>
..............................<br>
<br>
Le prime vittime della vanità - è noto - sono i
professori, anche se la <br>
capacità di prendere le distanze da se stesso dovrebbe
anche essere una <br>
dote del ricercatore che lavora per la verità.<br>
<br>
Nel "Gorgia" Socrate riesce a "vincere" una discussione
potenzialmente <br>
tossica con quella che oggi sarebbe un'altezzosa academic
star <br>
presentandosi come un essere umano fallibile e
interrompendo le ostilità <br>
per stabilire assieme al suo interlocutore se la loro
discussione si <br>
svolge davvero su un terreno comune.<br>
<br>
<a href="https://btfp.sp.unipi.it/dida/gorgia/ar01s03.xhtml#elenchos" rel="noreferrer" target="_blank">https://btfp.sp.unipi.it/dida/gorgia/ar01s03.xhtml#elenchos</a><br>
<br>
La mossa con cui Socrate prende le distanze da se stesso e
dalla <br>
discussione è una mossa certamente "politica", ma in un
senso più vicino <br>
a quello di Weber che a quello dispregiativo che viene
associato spesso <br>
alla parola. A me sembra che lo scontro di cui stiamo
parlando abbia <br>
bisogno di una simile presa di distanze.<br>
<br>
Buonanotte, e scusatemi per le lunghe citazioni. Sono,
come sapete, <br>
professore :-)<br>
<br>
MCP<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
_______________________________________________<br>
OA-Italia mailing list<br>
<a href="mailto:OA-Italia@openarchives.it" target="_blank">OA-Italia@openarchives.it</a><br>
<a href="https://liste.cineca.it/cgi-bin/mailman/listinfo/oa-italia" rel="noreferrer" target="_blank">https://liste.cineca.it/cgi-bin/mailman/listinfo/oa-italia</a><br>
PLEIADI: <a href="http://www.openarchives.it/pleiadi/" rel="noreferrer" target="_blank">http://www.openarchives.it/pleiadi/</a></blockquote>
</div>
<br clear="all">
<div><br>
</div>
-- <br>
<div dir="ltr" class="m_-7028604886069787825gmail_signature" data-smartmail="gmail_signature">
<div dir="ltr">
<p>Roberto Caso</p>
<p>Professore Associato di Diritto Privato Comparato</p>
<p>Università di Trento - Facoltà di Giurisprudenza</p>
<p><span><a href="http://www5.unitn.it/People/it/Web/Persona/PER0000633" target="_blank">http://www5.unitn.it/People/it/Web/Persona/PER0000633</a></span></p>
<p><span><a href="http://www.lawtech.jus.unitn.it/index.php/people/roberto-caso" target="_blank">http://www.lawtech.jus.unitn.it/index.php/people/roberto-caso</a></span></p>
<p><br>
</p>
</div>
</div>
</div>
</div>
</blockquote>
<div class="m_-7028604886069787825moz-signature">-- <br>
<font size="2" face="courier,verdana,arial,sans-serif" color="grey">
--
<p>Alessandro Sarretta</p>
<p>
skype/twitter: alesarrett<br>
Web: <a href="http://ilsarrett.wordpress.com" target="_blank">ilsarrett.wordpress.com</a>
</p>
<p>Research information:<br>
</p>
<ul>
<li><a href="http://scholar.google.it/citations?user=IsyXargAAAAJ&hl=it" target="_blank">Google
scholar profile</a></li>
<li><a href="http://orcid.org/0000-0002-1475-8686" target="_blank">ORCID</a></li>
<li><a href="https://www.researchgate.net/profile/Alessandro_Sarretta" target="_blank">Research
Gate</a></li>
<li><a href="https://impactstory.org/AlessandroSarretta" target="_blank">Impactstory</a></li>
</ul>
</font>
</div>
</div>
</blockquote></div><br clear="all"><div><br></div>-- <br><div dir="ltr" class="gmail_signature" data-smartmail="gmail_signature"><div dir="ltr">
<p>Roberto Caso</p>
<p>Professore Associato di Diritto Privato Comparato</p>
<p>Università di Trento - Facoltà di Giurisprudenza</p>
<p><span><a href="http://www5.unitn.it/People/it/Web/Persona/PER0000633" target="_blank">http://www5.unitn.it/People/it/Web/Persona/PER0000633</a></span></p>
<p><span><a href="http://www.lawtech.jus.unitn.it/index.php/people/roberto-caso" target="_blank">http://www.lawtech.jus.unitn.it/index.php/people/roberto-caso</a></span></p>
<p><br></p></div></div>