[Oa-italia] Wellcome Trust e Melinda & Bill Gates Foundation aderiscono a Plan-S
Elena Giglia
elena.giglia a unito.it
Dom 11 Nov 2018 15:59:56 CET
Ho provato a inserire un commento sotto l'orrido articolo di Wired citato
prima.
Certo giornalismo non aiuta.
Magari se anche altri di voi commentassero evidenziando altri ptuni di
"fake" potrebbe essere utile.
Buona domenica
eg
Copio qui il commento
-
Mi occupo di Open Access e Open Science da anni e trovo frustrante che
in Italia se ne parli solo per riportare polemiche, in piu', come in questo
caso, con dati falsi o parziali o tendenziosi.
Intanto, precisiamo che PlanS si basa sulle Conclusioni del Consiglio
sulla Competitività del Maggio 2016, quindi su un obbligo che gli Stati
Membri hanno assunto (
https://www.consilium.europa.eu/en/meetings/compet/2016/05/26-27/) che
prevede l'Open Access entro il 2020 per tutta la ricerca finanziata con
fondi pubblici europei. Il principio è che se una ricerca è pagata con
fondi pubblici deve essere disponibile per tutti, e non chiusa dietro
abbonamenti che costano decine di migliaia di euro l'anno, e che nessun
professionista o start up o piccola media impresa può permettersi. E ne
soffrono competenze, aggiornamento, innovazione, competitività.
PlanS nasce per dare una spinta decisa in questa direzione, e per
evitare l'assurdità delle riviste ibride con cui gli editori commerciali
tradizionali ci hanno preso in giro negli ultimi vent'anni in una pretesa
"transizione". Chi ha redatto l'articolo avrebbe dovuto leggere PlanS, per
rendersi conto che le riviste ibirde NON saranno accettate, che è un modo
per dire agli editori"smettete di farci pagare due volte" - la rivista
resta in abbonamento e qualche articolo può essere Open (pagando due
volte). PlanS inoltre correttamente mette un tetto alle APC, la quota che
il 26% delle riviste Open (non tutte, come si tende a credere) chiede per
pubblicare. E' un ulteriore pregio di planS, che tende a evitare la
crescita esponenziale delle APC al pari di quanto avvenuto con gli
abbonamenti, 402% in vent'anni. Ma di questo nell'articolo non si parla.
I ricercatori NON sono mai liberi di pubblicare dove vogliono, perché
sono costretti dalle regoel di valutazione a pubblicare sulle riviste più
"prestigiose". E scrivo prestigiose fra virgolette perché in questo clima
di ipercompetizione i ricercatori fanno di tutto (e intendo proprio di
tutto) per pubblicare, tanto è vero che questo sistema è stato definito
"the natural selection of bad science" (
http://rsos.royalsocietypublishing.org/content/3/9/160384).
Nell'articolo si dice inoltre che non pubblicare su queste riviste che
conducono una peer review seria andrebbe a detrimento della qualità.
Ebbene, ognuno può dare un'occhiata al blog scientifico Retraction Watch (
https://retractionwatch.com/) per rendersi conto della quantità di
articoli pubblicati su riviste "prestigiose" che vengono ritrattati per
dati falsi o fabbricati, o leggere l'articolo di Casadevall per vedere come
ci sia una correlazione netta fra le ritrattazioni e l'Impact Factor della
rivista (https://iai.asm.org/content/79/10/3855).
L'ipercompetizione non aiuta la scienza e pubblicare dati falsi ha
pesanti ricadute sulla nostra salute, come lamenta questo medico (
https://www.nature.com/articles/s41393-018-0193-9) e come mostra bene la
storia di Joachim Boldt (
http://retractionwatch.com/category/joachim-boldt-retractions/).
PlanS ha molto chiare anche queste dinamiche "distorte" della
valutazione della ricerca: sarebbe bastato leggere il Preamble. E cambiare
le regole di valutazione della ricerca è un a priorità anche per la
European Open Science Policy Platform (
https://ec.europa.eu/research/openscience/index.cfm?pg=open-science-policy-platform)
e per tutti i firmatari della DORA Declaration (https://sfdora.org/),
che intendono appunto scardinare questo sistema perverso del prestigio
delle riviste (come si vede da Retraction Watch, solo presunto).
Per "riacquistare" quello che i propri ricercatori hanno pubblicato
sulle "prestigiose" riviste si spendono globalmente oltre 7 miliardi di
dollari (di soldi pubblici) creando agli editori profitti del 38% (Google
sta intorno al 25%) su un lavoro che gli autori danno alle riviste
gratutitamente: nessun autore viene pagato, nessun revisore viene pagato (
https://pure.mpg.de/pubman/faces/ViewItemOverviewPage.jsp?itemId=item_2148961).
Sembra un sistema logico/equo? Da perpetuare?
Infine, l'Open Access si iscrive nel più ampio concetto di Open Science.
E' solo un tassello, insieme ai dati, ai software, ai protocolli... Il 23
novembre nascerà la EOSC, European Open Science Cloud. 4 miliardi di
investimenti, la ricerca europea e il riuso dei dati e dei testi passerà
tutto di lì. In Italia, EOSC è sconosciuta - con gravi colpe del Ministero
- e nessuno si sta preparando per entrarci.
PlanS è il primo tentativo serio si scardinare un sistema che ogni anno
fa buttare miliardi di soldi pubblici per chiudere la ricerca invece che
per aprirla, come ben spiegato nel Preamble. Forse sarebbe valsa la pena
approfondire un pochino l'argomento, prima di pubblicare una posizione che
si basa su una serie di malintesi e di posizioni rigide che non fa altro
che perpetuare il sistema attuale, che è "screwed up" (
https://www.theguardian.com/science/2017/feb/01/high-tech-war-on-science).
E che otterrà altre firme di male informati, e rischia di mettere gli
autori contro un progetto che invece fa gli interessi della scienza
trasparente, per una volta.
Per la cronaca, PlanS viene anche sostenuto da editori seri:
https://about.hindawi.com/blog/europes-plan-s-for-open-science/
Il giorno dom 11 nov 2018 alle ore 14:59 Elena Giglia <elena.giglia a unito.it>
ha scritto:
> ... ma come sempre, in Italia, la notizia che passa e' sempre solo quella
> negativa e polemica, coem al solito infarcita di errori grossolani, indice
> che l'autore manco ha letto PlanS:
>
> https://www.wired.it/scienza/lab/2018/11/09/open-access-appello-scienziati/?refresh_ce=
>
> Aspetto di vedere altre firme italiane per partito preso.
> Saluti sconsolati
> eg
>
> Il giorno ven 9 nov 2018 alle ore 10:39 stefano bianco <
> stefano.bianco a lnf.infn.it> ha scritto:
>
>> https://www.nature.com/articles/d41586-018-07300-5
>>
>> un cordiale saluto
>> stefano bianco
>>
>>
>> --
>> Dr.Stefano Bianco
>> Alte Energie - Laboratori Nazionali di Frascati dell'INFN
>> v.E.Fermi, 40 - 00044 Frascati (Roma) ITALY
>> ph. +39-06-94038016, +39-06-94032793
>> fax +39-06-94032427
>> CERN: 16-2042cell, 73055office, +41764872042cell
>> _______________________________________________
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>> OA-Italia a openarchives.it
>> https://liste.cineca.it/cgi-bin/mailman/listinfo/oa-italia
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