[Oa-italia] R: Fwd: Open Access/Open Science in UniTO

Pierfranco Minsenti pierfranco.minsenti a unito.it
Mer 28 Mar 2018 15:09:25 CEST


C'è un report europeo (copre 8 stati, e l'Italia è esclusa) dell'ottobre
2017 che tocca anche il rapporto tra policies mandatarie e monografie:

"A Landscape Study on Open Access and Monographs".

Si scarica ds qui:
http://repository.jisc.ac.uk/6693/1/Landscape_study_on_OA_and_Monographs_Oct_2017_KE.pdf

Indaga 8 paesi europei: UK, Francia, Paesi Bassi, Germania, Austria,
Danimarca, Norvegia, Finlandia.

Specificamente parla anche di:

Inclusion of OA monographs in OA policies:
National policies on OA for books are not consistent across the eight
countries despite encouragement in policy statements from a number of EU
and European level agencies.
Austria is the only country that has a coordinated, more or less country
wide, approach to OA with an OA mandate that includes monographs.

Giustamente parla di un processo di transizione verso monografie born open,
un processo in fieri, quindi, e di fondi messi a disposizione per questo.

Strategie che collimano con quello che dice Elena:

Il giorno 28 marzo 2018 14:41, Elena Giglia <elena.giglia a unito.it> ha
scritto:

>
> - Il nostro Dip di Giurisprudenza, per esempio, ha messo esplicitamente
> nel capitolato della gara per la pubblicazione delle sue Collane che il
> risultato doveva essere una monografia Open, poiche' i costi sono
> interamente sostenuti dal Dip. stesso.
> Credo che l'adozione diffusa di questi contratti editoriali possa essere
> un passo deciso verso la soluzione dle problema.
> Cari saluti
> eg
>

Qu
​indi questo​
​ è un utile proseguimento/completamento
​de​
l discorso: distinguere tra quello che le policies/regolamenti possono dire
sulle monografie "in generale"
​, magari adottando scelte flessibili,​
e in parallelo
​fare ​
scelte editoriali concrete su monografie Born Open pagate con i fondi di un
dipartimento
​ o con fondi europei​
.

In linea più generale il mio discorso è quindi un invito a
"problematizzare" il rapporto difficile tra policies e monografie. Si
ottengono monografie OA perché le si chiede in una policiy? O piuttosto
l'apertura delle monografie si ottiene con una strategia diversa, come
dimostra anche questo report? E se è così, allora le policies dovrebbero
riflettere questo? Perché in Italia non si è adottato finora il medesimo
obiettivo di una indagine, una riflessione?

Pierfranco Minsenti



>
>
> Il giorno 28 marzo 2018 13:41, Pierfranco Minsenti <
> pierfranco.minsenti a unito.it> ha scritto:
>
>> La mia esperienza (conclusa) nei servizi di appoggio all'Open Access
>> presso l'Università di Torino, mi fa dire che a parte le resistenze ecc.
>> ecc. i problemi reali che impattano negativamente sia sull'accettazione sia
>> sulla concreta applicazione delle policies OA sono due e non sempre (anzi
>> forse mai) questi problemi concreti vengono identificati dai ricercatori al
>> fine di avviare un dibattito costruttivo che non si fermi alle "resistenze"
>> di parte:
>>
>> 1) per facilitare accettazione e applicazione delle policies OA
>> occorrerebbe distinguere tra "pubblicazioni" (in senso generale) e
>> "prodotti della ricerca", questi ultimi idealmente destinati (ma non tutti)
>> alla valutazione interna e/o VQR.  Tra "pubblicazioni" e e "prodotti della
>> ricerca" ci può essere differenza. Basta pensare a quelle pubblicazioni di
>> carattere divulgativo che non sono assimilabili a prodotti della ricerca e
>> che hanno tutt'altro spirito e destinatari, per cui non verranno neppure
>> mai selezionate per procedure di valutazione. Altre pubblicazioni che non
>> sono prodotti della ricerca sono le recensioni ecc. Questa distinzione vale
>> soprattutto nell'ambito delle discipline umanistiche e sociali. Bisogna
>> tenere conto che molti docenti e ricercatori inserisce "tutto" in Iris. Le
>> procedure di valutazione danno indicazioni sulle tipologie di pubblicazioni
>> ammesse e quindi in questo caso si adotta un filtro su Iris. Ma se questo
>> stesso filtro non è utilizzato anche dal punto di vista della formulazione
>> e della applicazione delle policies OA, allora si verifica un impatto
>> negativo: infatti per tante pubblicazioni di carattere vario non è sempre
>> facile identificare quello che sarebbe l'editore (magari a volte la
>> proloco, la Regione ecc.) e quindi la policy in merito
>> all'autoarchiviazione ad accesso aperto. Il risultato è molto tempo perso
>> per verificare pubblicazioni di scarso peso al fine di identificare cosa
>> può o non può fare l'autore. Poi in linea più generale, l'assenza di
>> distinzione tra pubblicazioni e prodotti della ricerca è incoerente con il
>> movimento Open Access che è nato per rendere aperta la "letteratura
>> scientifica", non qualsiasi tipo di pubblicazione. Forse non si riflette
>> adeguatamente sul fatto che uno stesso ricercatore (una persona fisica)
>> quando scrive può assumere diverse identità di "autore" anche se firma
>> tutto con lo stesso nome. Anche se sappiamo che il ricercatore tipo non fa
>> come quegli scrittori che quando pubblicano gialli si firmano con
>> pseudonimi diversi dal nome reale usato per i romanzi "seri". (per es. il
>> romanziere irlandese John Banville), la differenza tra le diverse identità
>> di autore che una stessa persona fisica può assumere andrebbe tenuta in
>> considerazione, per coerenza con il reale oggetto del movimento OA. Vero
>> che a questo punto occorrerebbe chiedersi più a monte: che cosa va inserito
>> in un catalogo dei prodotti della ricerca e che cosa non va inserito.
>> L'ambiguità, l'assenza di chiarezza, spesso è a monte e questo provoca
>> confusione e lavoro inutile.
>>
>> 2) occorre anche distinguere tra tipologie di pubblicazioni. Questa
>> distinzione emerge con chiarezza nelle policies OA delle università estere,
>> policies che dovremmo rileggere più attentamente. Per preparare
>> l'intervento  “Le politiche a confronto" che ho tenuto al convegno
>> organizzato da CRUI e Roma, Università di Roma Tre il 26 ottobre 2016:
>> "L'accesso aperto alla letteratura scientifica in Italia. Bilanci e
>> prospettive" ho letto molte policies, sia di atenei italiani che esteri e
>> mi sono reso conto che i casi più noti di atenei esteri impegnati nell'OA,
>> come per fare solo 2 esempi l'Università di Liegi o l'Università di
>> Harvard, avevano policies molto diverse da quelle italiane. Le nostre per
>> lo più sono derivate dalle Linee Guida Crui. A parte la nota tendenza
>> all'estero a scrivere in maniera più breve, semplice e chiara (cosa che
>> ovviamente incide molto sull'accettazione della policy), la grossa
>> differenza riguardava le tipologie di pubblicazioni: a Liegi, ad Harvard e
>> altrove distinguono tra articoli scientifici, per i quali chiedono il
>> deposito, dalle monografie, per le quali non si chiede il deposito (una
>> verifica su eventuali monografie inserite ad accesso aperto condotta
>> nell'archivio ad accesso aperto di Harvard rivelava solo qualche
>> monografia, inserita più che altro come esperimento, fra cui almeno un
>> testo di Robert Darnton). In Italia a fine 2016 solo l'Università di
>> Bergamo aveva (e ha tutt'ora) una policy che considera facoltativo il
>> deposito delle monografie.
>> La policy di Bergamo si legge a: http://wwwdata.unibg.it/dati/b
>> acheca/1528/70098.pdf
>> All'art. 6 dice: "Sono esclusi dall’obbligo di deposito i Contributi a
>> carattere monografico dei quali sono comunque registrati i metadati."
>>
>> Il punto è che la licenza ad autoarchiviare monografie in OA è cosa molto
>> rara. Oltretutto ci sono editori che cambiano idea da un anno all'altro.
>> Sono capaci di scriverti per notificarti che il permesso dato l'anno
>> precedente ad autoarchiviare il postprint viene ritirato perché ci hanno
>> ripensato.
>> Da un punto di vista concreto, fa molta differenza sia dal lato
>> "politico" della incentivazione al deposito, sia dal punto di vista
>> concreto della verifica delle policies, dire ai docenti che devono o non
>> devono preoccuparsi del deposito delle monografie.
>>
>> Certo su questo si possono avere visioni "politiche" molto diverse. Ma
>> occorrerebbe anche porsi da un punto di vista pragmatico e chiedersi:
>> perché all'estero, dove hanno archivi OA molto più ricchi (popolati) dei
>> nostri, hanno policies più liberali? C'è un nesso, direi. Quindi perché
>> mantenere visioni massimaliste con obbligo di deposito per tutto, senza
>> distinzione tra articoli e monografie e senza distinzione tra pubblicazioni
>> e prodotti della ricerca? Diventa tutto molto confuso per coloro a cui
>> destiniamo le policies e anche per gli uffici che dovrebbero verificarne
>> l'applicazione.
>>
>> Questi sono i due punti di difficoltà concreta nel fare accettare e
>> nell'applicare (cioè nel verificare) una policy per l'accesso aperto. Come
>> si vede, si tratta di cose molto diverse da resistenze, ritardi culturali
>> ecc. ecc.
>>
>> Saluti alla lista
>>
>> Pierfranco Minsenti
>>
>>
>> _____________________________
>>
>> *Pierfranco Minsenti*
>>
>> Università degli Studi di Torino, Direzione Ricerca
>>
>> MeDiHum: Centro di Ricerca Interdipartimentale per la
>> digitalizzazione e la realizzazione di Biblioteche
>> Digitali Umanistiche
>>
>>
>> Il giorno 28 marzo 2018 12:18, Pierluigi Feliciati <p.feliciati a gmail.com
>> > ha scritto:
>>
>>> cara Rossana, cari tutti,
>>> a Macerata stiamo faticosamente provando, con la collega deegata alle
>>> biblioteche Elisabetta Michetti, a far approvare dal Senato una policy di
>>> open access che preveda l'obbligatorietà del deposito dei full-text
>>> nell'IR. Il testo è pronto da molti mesi.
>>> Troviamo però le consuete resistenze, che vanno dall'indiffferenza
>>> totale alle vischiosità procedurali ("una cosa è la valutazione, interna o
>>> VQR che sia, una cosa la produzione scientifica, vanno affronatte
>>> separatamente"), alle opposizioni culturali e ai dubbi legali.
>>> A proposito di questo ultimo punto, un collega giurista ci fa osservare
>>> come non sia corretto tecnicamente imporre un obbligo in assenza di
>>> sanzioni. Proveremo probabilmente a sfumare l'obbligo come raccomandazione,
>>> se non otterremo il sostegno del comitato scientifico d'ateneo e
>>> dell'ufficio ricerca, al limite cercando di sottolineare che l'Ateneo può
>>> adottare politiche di incentivazione e disincentivazione attraverso il
>>> sostegno finanziario alla ricerca basato sulla produttività individuale
>>> così come ricavabile dall'IR.
>>> Qualcuno ha dei suggerimenti o delle best practice italiane da segnalare?
>>>
>>> Grazie
>>>
>>> Pierluigi Feliciati
>>> delegato sistema informativo d'ateneo
>>> Università di Macerata
>>>
>>>
>>> Il 28/03/2018 11:53, Rossana Morriello ha scritto:
>>>
>>>> Buongiorno,
>>>>
>>>> grazie a Unimi e Unito che hanno condiviso le loro policy e relazioni
>>>> su Open Access e Open Science e, di conseguenza, ovviamente, sulla gestione
>>>> dell’archivio istituzionale Iris (nelle varie declinazioni di
>>>> personalizzazione del nome).
>>>>
>>>> So che entrambi gli atenei hanno l’obbligatorietà di deposito del
>>>> full-text in Iris e colgo l’occasione per chiedere quali altri atenei hanno
>>>> una policy di questo genere definita e codificata in un regolamento o linee
>>>> guida o altro.
>>>>
>>>> Vi ringrazio in anticipo.
>>>>
>>>> Un saluto cordiale
>>>>
>>>> Rossana Morriello
>>>>
>>>> -----------------
>>>>
>>>> Rossana Morriello
>>>>
>>>> QVAL - Servizio Qualità e Valutazione
>>>>
>>>> Supporto alla valutazione della ricerca
>>>>
>>>> Politecnico di Torino
>>>>
>>>> Corso Duca degli Abruzzi, 24 - 10129 Torino
>>>>
>>>> Tel. +39 011 0906009
>>>>
>>>> Email rossana.morriello a polito.it <mailto:rossana.morriello a polito.it>
>>>>
>>>> ----------------
>>>>
>>>> *Da:*OA-Italia [mailto:oa-italia-bounces a openarchives.it] *Per conto
>>>> di *Elena Giglia
>>>> *Inviato:* mercoledì 28 marzo 2018 09:31
>>>> *A:* Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto
>>>> *Oggetto:* [Oa-italia] Fwd: Open Access/Open Science in UniTO
>>>>
>>>> Cari tutti,
>>>>
>>>> questo, piu' in sintesi, il resoconto (in allegato alla mail originale)
>>>> che ho mandato a fine febbraio ai Direttori di Dipartimento e ai Vice alla
>>>> Ricerca.
>>>>
>>>> Oggi cerco di pubblicarlo su Oa wiki
>>>>
>>>> Buona giornata
>>>>
>>>> eg
>>>>
>>>> ---------- Messaggio inoltrato ----------
>>>> Da: *Elena Giglia* <elena.giglia a unito.it <mailto:elena.giglia a unito.it
>>>> >>
>>>> Date: 21 febbraio 2018 16:38
>>>>
>>>> Ch.mi professori,
>>>>
>>>> negli ultimi anni l'Europa ha compiuto scelte decise in favore della
>>>> Open Science <https://ec.europa.eu/research/openscience/index.cfm>.
>>>>
>>>> In questa mail trovate alcuni dati su quanto sta facendo UniTO per
>>>> l'Open Access <http://www.oa.unito.it>, che è un tassello fondamentale
>>>> della Open Science:
>>>> - numero di *downloads da riviste UniTO* e da *AperTO-IRIS collegato a
>>>> PubMed*
>>>> - numero di *riviste UniTO indicizzate* nelle banche dati
>>>> - i *servizi offerti* (gratuitamente), quali *creazione e gestione di
>>>> riviste e libri* Open Access e s*upporto al deposito in AperTO-IRIS.*
>>>>
>>>> Chi volesse ulteriori informazioni e/o volesse *organizzare seminari su
>>>> Open Access, Open Data e Open Science*, o *sulla futura EOSC <
>>>> https://eoscpilot.eu/> (European Open Science Cloud)*, o ancora avesse
>>>> necessità di supporto per i *Data Management Plan* previsti in Horizon2020
>>>> può contattare Elena Giglia (elena.giglia a unito.it <mailto:
>>>> elena.giglia a unito.it>) presso l'Unità di Progetto Open Access (
>>>> openaccess a unito.it <mailto:openaccess a unito.it>).
>>>>
>>>> Cordialmente
>>>>
>>>> Elena Giglia
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> --
>>>>
>>>> dr. Elena Giglia
>>>> Unità di progetto Open Access
>>>> Direzione Ricerca e Terza Missione
>>>> Universita' degli Studi di Torino
>>>> tel. +39.011.670*.4191*
>>>>
>>>> www.oa.unito.it <http://www.oa.unito.it>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> _______________________________________________
>>>> OA-Italia mailing list
>>>> OA-Italia a openarchives.it
>>>> https://liste.cineca.it/cgi-bin/mailman/listinfo/oa-italia
>>>> PLEIADI: http://www.openarchives.it/pleiadi/
>>>>
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>>
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> dr. Elena Giglia
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> Unità di progetto Open Access
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