[Oa-italia] R: Fwd: Open Access/Open Science in UniTO

Pierfranco Minsenti pierfranco.minsenti a unito.it
Mer 28 Mar 2018 13:41:28 CEST


La mia esperienza (conclusa) nei servizi di appoggio all'Open Access presso
l'Università di Torino, mi fa dire che a parte le resistenze ecc. ecc. i
problemi reali che impattano negativamente sia sull'accettazione sia sulla
concreta applicazione delle policies OA sono due e non sempre (anzi forse
mai) questi problemi concreti vengono identificati dai ricercatori al fine
di avviare un dibattito costruttivo che non si fermi alle "resistenze" di
parte:

1) per facilitare accettazione e applicazione delle policies OA
occorrerebbe distinguere tra "pubblicazioni" (in senso generale) e
"prodotti della ricerca", questi ultimi idealmente destinati (ma non tutti)
alla valutazione interna e/o VQR.  Tra "pubblicazioni" e e "prodotti della
ricerca" ci può essere differenza. Basta pensare a quelle pubblicazioni di
carattere divulgativo che non sono assimilabili a prodotti della ricerca e
che hanno tutt'altro spirito e destinatari, per cui non verranno neppure
mai selezionate per procedure di valutazione. Altre pubblicazioni che non
sono prodotti della ricerca sono le recensioni ecc. Questa distinzione vale
soprattutto nell'ambito delle discipline umanistiche e sociali. Bisogna
tenere conto che molti docenti e ricercatori inserisce "tutto" in Iris. Le
procedure di valutazione danno indicazioni sulle tipologie di pubblicazioni
ammesse e quindi in questo caso si adotta un filtro su Iris. Ma se questo
stesso filtro non è utilizzato anche dal punto di vista della formulazione
e della applicazione delle policies OA, allora si verifica un impatto
negativo: infatti per tante pubblicazioni di carattere vario non è sempre
facile identificare quello che sarebbe l'editore (magari a volte la
proloco, la Regione ecc.) e quindi la policy in merito
all'autoarchiviazione ad accesso aperto. Il risultato è molto tempo perso
per verificare pubblicazioni di scarso peso al fine di identificare cosa
può o non può fare l'autore. Poi in linea più generale, l'assenza di
distinzione tra pubblicazioni e prodotti della ricerca è incoerente con il
movimento Open Access che è nato per rendere aperta la "letteratura
scientifica", non qualsiasi tipo di pubblicazione. Forse non si riflette
adeguatamente sul fatto che uno stesso ricercatore (una persona fisica)
quando scrive può assumere diverse identità di "autore" anche se firma
tutto con lo stesso nome. Anche se sappiamo che il ricercatore tipo non fa
come quegli scrittori che quando pubblicano gialli si firmano con
pseudonimi diversi dal nome reale usato per i romanzi "seri". (per es. il
romanziere irlandese John Banville), la differenza tra le diverse identità
di autore che una stessa persona fisica può assumere andrebbe tenuta in
considerazione, per coerenza con il reale oggetto del movimento OA. Vero
che a questo punto occorrerebbe chiedersi più a monte: che cosa va inserito
in un catalogo dei prodotti della ricerca e che cosa non va inserito.
L'ambiguità, l'assenza di chiarezza, spesso è a monte e questo provoca
confusione e lavoro inutile.

2) occorre anche distinguere tra tipologie di pubblicazioni. Questa
distinzione emerge con chiarezza nelle policies OA delle università estere,
policies che dovremmo rileggere più attentamente. Per preparare
l'intervento  “Le politiche a confronto" che ho tenuto al convegno
organizzato da CRUI e Roma, Università di Roma Tre il 26 ottobre 2016:
"L'accesso aperto alla letteratura scientifica in Italia. Bilanci e
prospettive" ho letto molte policies, sia di atenei italiani che esteri e
mi sono reso conto che i casi più noti di atenei esteri impegnati nell'OA,
come per fare solo 2 esempi l'Università di Liegi o l'Università di
Harvard, avevano policies molto diverse da quelle italiane. Le nostre per
lo più sono derivate dalle Linee Guida Crui. A parte la nota tendenza
all'estero a scrivere in maniera più breve, semplice e chiara (cosa che
ovviamente incide molto sull'accettazione della policy), la grossa
differenza riguardava le tipologie di pubblicazioni: a Liegi, ad Harvard e
altrove distinguono tra articoli scientifici, per i quali chiedono il
deposito, dalle monografie, per le quali non si chiede il deposito (una
verifica su eventuali monografie inserite ad accesso aperto condotta
nell'archivio ad accesso aperto di Harvard rivelava solo qualche
monografia, inserita più che altro come esperimento, fra cui almeno un
testo di Robert Darnton). In Italia a fine 2016 solo l'Università di
Bergamo aveva (e ha tutt'ora) una policy che considera facoltativo il
deposito delle monografie.
La policy di Bergamo si legge a:
http://wwwdata.unibg.it/dati/bacheca/1528/70098.pdf
All'art. 6 dice: "Sono esclusi dall’obbligo di deposito i Contributi a
carattere monografico dei quali sono comunque registrati i metadati."

Il punto è che la licenza ad autoarchiviare monografie in OA è cosa molto
rara. Oltretutto ci sono editori che cambiano idea da un anno all'altro.
Sono capaci di scriverti per notificarti che il permesso dato l'anno
precedente ad autoarchiviare il postprint viene ritirato perché ci hanno
ripensato.
Da un punto di vista concreto, fa molta differenza sia dal lato "politico"
della incentivazione al deposito, sia dal punto di vista concreto della
verifica delle policies, dire ai docenti che devono o non devono
preoccuparsi del deposito delle monografie.

Certo su questo si possono avere visioni "politiche" molto diverse. Ma
occorrerebbe anche porsi da un punto di vista pragmatico e chiedersi:
perché all'estero, dove hanno archivi OA molto più ricchi (popolati) dei
nostri, hanno policies più liberali? C'è un nesso, direi. Quindi perché
mantenere visioni massimaliste con obbligo di deposito per tutto, senza
distinzione tra articoli e monografie e senza distinzione tra pubblicazioni
e prodotti della ricerca? Diventa tutto molto confuso per coloro a cui
destiniamo le policies e anche per gli uffici che dovrebbero verificarne
l'applicazione.

Questi sono i due punti di difficoltà concreta nel fare accettare e
nell'applicare (cioè nel verificare) una policy per l'accesso aperto. Come
si vede, si tratta di cose molto diverse da resistenze, ritardi culturali
ecc. ecc.

Saluti alla lista

Pierfranco Minsenti


_____________________________

*Pierfranco Minsenti*

Università degli Studi di Torino, Direzione Ricerca

MeDiHum: Centro di Ricerca Interdipartimentale per la
digitalizzazione e la realizzazione di Biblioteche
Digitali Umanistiche


Il giorno 28 marzo 2018 12:18, Pierluigi Feliciati <p.feliciati a gmail.com>
ha scritto:

> cara Rossana, cari tutti,
> a Macerata stiamo faticosamente provando, con la collega deegata alle
> biblioteche Elisabetta Michetti, a far approvare dal Senato una policy di
> open access che preveda l'obbligatorietà del deposito dei full-text
> nell'IR. Il testo è pronto da molti mesi.
> Troviamo però le consuete resistenze, che vanno dall'indiffferenza totale
> alle vischiosità procedurali ("una cosa è la valutazione, interna o VQR che
> sia, una cosa la produzione scientifica, vanno affronatte separatamente"),
> alle opposizioni culturali e ai dubbi legali.
> A proposito di questo ultimo punto, un collega giurista ci fa osservare
> come non sia corretto tecnicamente imporre un obbligo in assenza di
> sanzioni. Proveremo probabilmente a sfumare l'obbligo come raccomandazione,
> se non otterremo il sostegno del comitato scientifico d'ateneo e
> dell'ufficio ricerca, al limite cercando di sottolineare che l'Ateneo può
> adottare politiche di incentivazione e disincentivazione attraverso il
> sostegno finanziario alla ricerca basato sulla produttività individuale
> così come ricavabile dall'IR.
> Qualcuno ha dei suggerimenti o delle best practice italiane da segnalare?
>
> Grazie
>
> Pierluigi Feliciati
> delegato sistema informativo d'ateneo
> Università di Macerata
>
>
> Il 28/03/2018 11:53, Rossana Morriello ha scritto:
>
>> Buongiorno,
>>
>> grazie a Unimi e Unito che hanno condiviso le loro policy e relazioni su
>> Open Access e Open Science e, di conseguenza, ovviamente, sulla gestione
>> dell’archivio istituzionale Iris (nelle varie declinazioni di
>> personalizzazione del nome).
>>
>> So che entrambi gli atenei hanno l’obbligatorietà di deposito del
>> full-text in Iris e colgo l’occasione per chiedere quali altri atenei hanno
>> una policy di questo genere definita e codificata in un regolamento o linee
>> guida o altro.
>>
>> Vi ringrazio in anticipo.
>>
>> Un saluto cordiale
>>
>> Rossana Morriello
>>
>> -----------------
>>
>> Rossana Morriello
>>
>> QVAL - Servizio Qualità e Valutazione
>>
>> Supporto alla valutazione della ricerca
>>
>> Politecnico di Torino
>>
>> Corso Duca degli Abruzzi, 24 - 10129 Torino
>>
>> Tel. +39 011 0906009
>>
>> Email rossana.morriello a polito.it <mailto:rossana.morriello a polito.it>
>>
>> ----------------
>>
>> *Da:*OA-Italia [mailto:oa-italia-bounces a openarchives.it] *Per conto di
>> *Elena Giglia
>> *Inviato:* mercoledì 28 marzo 2018 09:31
>> *A:* Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto
>> *Oggetto:* [Oa-italia] Fwd: Open Access/Open Science in UniTO
>>
>> Cari tutti,
>>
>> questo, piu' in sintesi, il resoconto (in allegato alla mail originale)
>> che ho mandato a fine febbraio ai Direttori di Dipartimento e ai Vice alla
>> Ricerca.
>>
>> Oggi cerco di pubblicarlo su Oa wiki
>>
>> Buona giornata
>>
>> eg
>>
>> ---------- Messaggio inoltrato ----------
>> Da: *Elena Giglia* <elena.giglia a unito.it <mailto:elena.giglia a unito.it>>
>> Date: 21 febbraio 2018 16:38
>>
>> Ch.mi professori,
>>
>> negli ultimi anni l'Europa ha compiuto scelte decise in favore della Open
>> Science <https://ec.europa.eu/research/openscience/index.cfm>.
>>
>> In questa mail trovate alcuni dati su quanto sta facendo UniTO per l'Open
>> Access <http://www.oa.unito.it>, che è un tassello fondamentale della
>> Open Science:
>> - numero di *downloads da riviste UniTO* e da *AperTO-IRIS collegato a
>> PubMed*
>> - numero di *riviste UniTO indicizzate* nelle banche dati
>> - i *servizi offerti* (gratuitamente), quali *creazione e gestione di
>> riviste e libri* Open Access e s*upporto al deposito in AperTO-IRIS.*
>>
>> Chi volesse ulteriori informazioni e/o volesse *organizzare seminari su
>> Open Access, Open Data e Open Science*, o *sulla futura EOSC <
>> https://eoscpilot.eu/> (European Open Science Cloud)*, o ancora avesse
>> necessità di supporto per i *Data Management Plan* previsti in Horizon2020
>> può contattare Elena Giglia (elena.giglia a unito.it <mailto:
>> elena.giglia a unito.it>) presso l'Unità di Progetto Open Access (
>> openaccess a unito.it <mailto:openaccess a unito.it>).
>>
>> Cordialmente
>>
>> Elena Giglia
>>
>>
>>
>>
>>
>> --
>>
>> dr. Elena Giglia
>> Unità di progetto Open Access
>> Direzione Ricerca e Terza Missione
>> Universita' degli Studi di Torino
>> tel. +39.011.670*.4191*
>>
>> www.oa.unito.it <http://www.oa.unito.it>
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