[Oa-italia] R: lavorare con i pre-print - quanto potrebbero essere diversi dai post-print ?

Paola Galimberti paola.galimberti a unimi.it
Dom 18 Mar 2018 07:02:09 CET


Credo che la confusione nasca dal fatto che le modalità di circolazione
delle ricerche e la loro validazione stanno cambiando anche molto
rapidamente. Non si passa da un modello all'altro ma da un modello a molti
possibili.
Le esigenze sono tante e diverse (a volte anche contrapposte)
C'è la esigenza di pubblicare presto senza attendere i tempi editoriali ma
anche di autoregolamentazione e di trasparenza nei meccanismi di
validazione e c'è una esigenza di riproducibilità riconducibile alle
questioni di integrità della ricerca.
Direi che dobbiamo prenderne atto e osservare con attenzione. Difficile
dire, allo stato attuale, se ci sarà una modalità che si afferma sulle
altre.
Molto dipenderà anche da quanto chi si occupa di valutazione saprà cogliere
il cambiamento e considerarlo. Qualcuno se ne è già accorto, almeno in UK,
dove molti atenei si pongono il problema di premiare comportamenti che
vadano nel senso della apertura. Anche questo un cambiamento interessante
da osservare...
Un saluto
Paola

Il sab 17 mar 2018, 17:56 Giovanni Salucci <salucci a gmail.com> ha scritto:

> Buongiorno
>
>
>
> lo studio  originale alla base dell'articolo suggerito da Elena Giglia
>
> è oggetto di controversia e ritenuto da alcuni del tutto inaffidabile: si
> veda ad esempio
>
> https://scholarlykitchen.sspnet.org/2018/03/15/a-comment-on-klein-et-als-
> comparing-articles-to-preprints/
>
>
>
> tornando alla questione dei preprint, credo che alla base di tanti
> fraintendimenti ci sia una mutazione in atto
>
> nel concetto stesso di pre-print, come già introdotto da Paola Galimberti
>
> e da Elena Giglia in alcuni  interventi precedenti in questa stessa
> discussione.
>
>
>
> Si intende per preprint la versione originale (cioè quella dell'autore) di
> un articolo
>
> inviato ad una rivista per la valutazione?
>
> oppure
>
> si intende per preprint la versione "non editoriale" di un articolo, ma
> che già
>
> è stata sottoposta a peer review e quindi del tutto equivalente alla
> versione che poi sarà pubblicata,
>
> al netto di interventi editoriali?
>
> Oppure
>
> Si intende per preprint la pubblicazione in anteprima di un contributo
> scientifico
>
> che l'autore fa per ottenere commenti e pareri, senza che questa si astata
> ancora inviata a nessuna rivista?
>
> Oppure
>
> Si intende per preprint già la versione pubblicata di un articolo nel
> modello "post peer review"
>
> e quindi in attesa di essere sottoposto alla peer review?
>
> Oppure.....
>
>
>
> E' evidente che molta della confusione è generata dai diversi preprint
> server
>
> che esistono (e che stanno sorgendo) ognuno con "proprietari",  modelli
> economici,
>
> criteri di ammissione e regole di gestione molto differenti da caso a caso
>
>
>
> In tutti i casi, ritengo che la battaglia sia a livello di Peer-Review,
> cioè
>
> se davvero si possa continuare a considerare il modello attuale
>
> come unico modello affidabile per garantire la scientificità degli
> articoli.
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> *Da:* OA-Italia [mailto:oa-italia-bounces a openarchives.it] *Per conto di *Elena
> Giglia
> *Inviato:* mercoledì 14 marzo 2018 18:18
> *A:* Maria Chiara Pievatolo; Lista di discussione su temi relativi
> all'accesso aperto
> *Oggetto:* Re: [Oa-italia] lavorare con i pre-print - quanto potrebbero
> essere diversi dai post-print ?
>
>
>
> Ecco un altro contributo sul tema pre-postprint come output tradizionali,
> che credo riprenda gli articoli gia' citati (ma ho letto troppo
> velocemente)...
>
> mi piaceva la conclusione
> " What the research shows is that when it comes to academic publishing, as
> in many other spheres, all that glitters is not gold: humble preprints turn
> out to be almost identical to the articles later published in big-name
> journals, but available sooner, and much more cheaply"
> Glynn Moody, Techdirt 14 March 2018
> Research Shows That Published Versions Of Papers In Costly Academic Titles
> Add Almost Nothing To The Freely-Available Preprints They Are Based On
> <https://www.techdirt.com/articles/20180308/03225939387/research-shows-that-published-versions-papers-costly-academic-titles-add-almost-nothing-to-freely-available-preprints-they-are.shtml>
>
> Buona serata
>
>
>
> Il giorno 7 marzo 2018 17:53, Maria Chiara Pievatolo <
> mariachiara.pievatolo a unipi.it> ha scritto:
>
> On 07-03-2018 14:02, Paola Galimberti wrote:
>
> In questo senso anche il termine pre-print non funziona più.
> pre-print presuppone che ci sia un post-print.
> Mentre nella infrastruttura descritta da Brembs le pubblicazioni sono un
> qualcosa in divenire che appaiono in diverse versioni successive che
> dipendono dal punto in cui la conversazione con la comunità scientifica
> (open peer review) è giunto.
>
>
> La stampa (*), in passato, e la valutazione di stato, adesso, ci hanno
> abituato a lavorare con *prodotti* cristallizzati una volta *licenziati*
> per le stampe.  Come scriveva anche Guédon nel testo da me segnalato nel
> messaggio precedente, in rete non abbiamo nessun bisogno di imitarla, e
> possiamo ritornare ai *processi*, come nell'età della cultura manoscritta (
> http://bfp.sp.unipi.it/chiara/lm/aib_2005.html#quicksand) - disponendo,
> fra l'altro, di strumenti di versioning assai più efficienti di quelli
> degli antichi filologi, che dovevano spostarsi fisicamente di biblioteca in
> biblioteca.
>
> Si veda per esempio H. van der Sompel, Scholarly Communication:
> Deconstruct & Decentralize? https://www.youtube.com/watch?v=o4nUe-6Ln-8
>
> Un saluto,
> MCP
>
> (*)  O, meglio,  la stampa come si è attestata nella storia contemporanea.
>
>
> --
> Maria Chiara Pievatolo
> Dipartimento di Scienze politiche Università di Pisa
> Via Serafini 3 56126 Pisa (Italy)
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