[Oa-italia] lavorare con i pre-print - quanto potrebbero essere diversi dai post-print ?

Maria Chiara Pievatolo mariachiara.pievatolo a unipi.it
Mer 7 Mar 2018 17:53:41 CET


On 07-03-2018 14:02, Paola Galimberti wrote:
> In questo senso anche il termine pre-print non funziona più.
> pre-print presuppone che ci sia un post-print.
> Mentre nella infrastruttura descritta da Brembs le pubblicazioni sono 
> un
> qualcosa in divenire che appaiono in diverse versioni successive che
> dipendono dal punto in cui la conversazione con la comunità scientifica
> (open peer review) è giunto.

La stampa (*), in passato, e la valutazione di stato, adesso, ci hanno 
abituato a lavorare con *prodotti* cristallizzati una volta *licenziati* 
per le stampe.  Come scriveva anche Guédon nel testo da me segnalato nel 
messaggio precedente, in rete non abbiamo nessun bisogno di imitarla, e 
possiamo ritornare ai *processi*, come nell'età della cultura 
manoscritta (http://bfp.sp.unipi.it/chiara/lm/aib_2005.html#quicksand) - 
disponendo, fra l'altro, di strumenti di versioning assai più efficienti 
di quelli degli antichi filologi, che dovevano spostarsi fisicamente di 
biblioteca in biblioteca.

Si veda per esempio H. van der Sompel, Scholarly Communication: 
Deconstruct & Decentralize? https://www.youtube.com/watch?v=o4nUe-6Ln-8

Un saluto,
MCP

(*)  O, meglio,  la stampa come si è attestata nella storia 
contemporanea.


-- 
Maria Chiara Pievatolo
Dipartimento di Scienze politiche Università di Pisa
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