[Oa-italia] lavorare con i pre-print - quanto potrebbero essere diversi dai post-print ?

Elena Giglia elena.giglia a unito.it
Mer 7 Mar 2018 14:33:23 CET


Grazie a te per l'input!
eg

Il giorno 7 marzo 2018 13:31, Siciliano Luigi <Luigi.Siciliano a unibz.it> ha
scritto:

> Non potrò a questo punto evitare di confrontare il preprint segnalato da
> Elena Giglia con il post-print segnalato da Alessandro Sarretta
>
>
>
> ;-)
>
>
>
> Scherzi a parte, grazie mille davvero per la strepitosa indicazione
> bibliografica. È in massima parte, mi pare, proprio quello che avevo in
> testa. Non so ancora quante discipline considerino. Me lo leggo con calma e
> ci ragiono un po’.
>
>
>
> Grazie ancora!
>
>
>
> Luigi
>
>
>
>
>
> *From:* OA-Italia [mailto:oa-italia-bounces a openarchives.it] *On Behalf
> Of *Alessandro Sarretta
> *Sent:* Wednesday, March 7, 2018 13:04
> *To:* oa-italia a openarchives.it
> *Subject:* Re: [Oa-italia] lavorare con i pre-print - quanto potrebbero
> essere diversi dai post-print ?
>
>
>
> Grazie Luigi per la questione posta (e per la citazione :-)) e Elena per i
> contributi sempre ricchi ed interessanti.
>
> On 07/03/2018 12:22, Elena Giglia wrote:
>
> Buongiorno Luigi
>
> in realta', credo che la questione sia un po' piu' complessa.
>
> 1) Noi siamo abituati a pensare al preprint come una delle possibili forme
> consentite per il deposito in Open Access, e in quest'ottica a pensarlo
> come il primo step verso la pubblicazione finale.
>
> Su questo, ricordo che tempo fa era uscita una nota molto polemica che
> dimostrava appunto come in realta' le modifiche rispetto alla versione
> pubblicata fossero cosi' marginali da far chiedere all'autore: ma allora,
> il ruolo dei reviewers e sopratutto degli editori - che poi impediscono di
> depositare il "loro" prodotto finale, ossia il pdf editoriale - qual e'?
> Ecco l'articolo: https://arxiv.org/abs/1604.05363
>
> Proprio qualche giorno fa ho intercettato questo recente paper sul tema:
> "Comparing published scientific journal articles to their pre-print
> versions" (https://link.springer.com/article/10.1007/s00799-018-0234-1).
> Non ho letto l'articolo in modo approfondito, ma in sostanza hanno fatto
> un'analisi simile a quanto proponeva Luigi, evidenziando che i testi da
> pre-print a final paper generalmente variano poco.
>
>
> Credo che valga la pena approfondire questo aspetto dei preprint, e non
> restare legati al nostro "vecchio" concetto di step 1 della pubblicazione
> finale.
>
> Personalmente, ritengo che abbiano un potere molto piu' "disruptive" del
> Gold OA, che in parte non fa che perpetuare le logiche monopolistiche degli
> editori commerciali (vedi tutte le critiche alla proposta Max Planck).
>
> Concordo pienamente con quanto suggerisce Elena.
> Un grosso cambiamento sarebbe possibile se ci si riappropriasse del
> processo scientifico di validazione/valutazione della qualità (che cmq già
> ora viene fatto dai ricercatori, non dai publisher), attraverso piattaforme
> aperte di pre-pubblicazione, revisione, miglioramento dei prodotti della
> ricerca.
> Questo è ostacolato secondo me in primo luogo da processi di valutazione
> dei ricercatori, degli istituti/università e della ricerca in generale che
> sono ancora troppo legati a criteri "vecchi" che si stanno dimostrando
> inadeguati (journal impact factor e valutazioni alla ANVUR in primis).
> Questo si porta dietro negativamente molto altro...
>
>
>
> Il giorno 6 marzo 2018 17:06, Siciliano Luigi <Luigi.Siciliano a unibz.it>
> ha scritto:
>
>
>
> Ora, se si sostiene che si può fare riferimento a un testo in pre-print in
> una bibliografia di un lavoro scientifico, si ritiene implicitamente che le
> modifiche eseguite dopo la peer review siano marginali se non formali. Non
> dovrebbe darsi cioè, citando un pre-print o una parte di esso, di costruire
> un ragionamento scientifico su un assunto che invece non sia presente nel
> post-print, o che nel post-print sia stato corretto o modificato in maniera
> importante.
>
> Questo assunto non mi pare affatto banale. Non so dire quanto spesso, ma
> può capitare che l’accettazione dei papers, per esempio in alcune
> conferenze, sia vincolata all’effettuazione di alcune correzioni o
> approfondimenti. E allora quanto, in realtà, il contenuto di un pre-print
> può essere diverso dal lavoro finale? Può capitare che una conclusione
> affrettata o alcuni errori siano presenti in un pre-print e questo infici
> il lavoro del ricercatore che proprio a queste conclusioni o dati erronei
> (poi corretti nel post-print) faccia riferimento?
>
> su questo mi sento di fare una puntualizzazione/approfondimento.
> Secondo me il pre-print ha due grandi pregi:
>
>    - permette di anticipare l'uscita di idee e risultati della ricerca,
>    evitando di attendere i talvolta lunghi percorsi di pubblicazione
>    formale/standard;
>    - permette a chiunque, in modo libero (nel senso pieno di "libre", se
>    viene associata una licenza adeguata, e.g. CC-BY) di accedere, consultare e
>    riutilizzare dei contenuti di ricerca
>
> Una buona pratica nell'utilizzo dei preprint credo debba includere
> l'aggiornamento dei riferimenti a successive versioni (post-print e paper
> finale) se/quando disponibili e la consapevolezza di quanto evidenzia
> Luigi, cioè che ci possano essere contenuti incorretti (questo è però vero
> anche per paper finali passati sotto la revisione—quasi sempre anonima—di
> 2-3 revisori!).
>
> *Se un final paper ancora non esiste*, la citazione di pre-print in un
> lavoro secondo me è comunque positiva, perché permette di ragionare su
> spunti di ricerca nuovi che altrimenti semplicemente non potrebbero essere
> inclusi perché non accessibili. Riguardo alla qualità di un pre-print, sta
> anche alla responsabilità di ogni ricercatore basare le proprie ricerche
> con consapevolezza su lavori sui quali si è fatta una certa analisi
> personale di qualità.
>
> *Se un final paper esiste*, ma ci si è basati fino a quel punto su una
> versione pre-print perché non si aveva la possibilità di accedere al
> finale, credo sia buona pratica cercare di ottenere una copia del paper
> finale chiedendo direttamente all'autore oppure tramite qualche servizio
> bibliotecario. Credo possa essere uno sforzo che però permette di
> eventualmente "correggere" alcuni degli errori che evidenziava Luigi.
>
> Finisco con il dire che potrebbe essere buona abitudine, se si chiede
> direttamente a qualche autore copia di un paper, suggerire anche di
> caricare in un repository aperto il pre-print e (se i tempi di embargo sono
> trascorsi) anche il post-print, cosicché tutti possano in seguito
> beneficiarne.
>
> m2c
>
> Ale
>
> P.S. ah, non è stato citato qui, ma va sempre bene ricordarlo... evitiamo
> per favore di considerare ResearchGate come il luogo ideale per condividere
> i risultati delle nostre ricerche :-)
>
>
>
> --
> --
>
> Alessandro Sarretta
>
> skype/twitter: alesarrett
> Web: ilsarrett.wordpress.com
>
> Research information:
>
>    - Google scholar profile
>    <http://scholar.google.it/citations?user=IsyXargAAAAJ&hl=it>
>    - ORCID <http://orcid.org/0000-0002-1475-8686>
>    - Research Gate
>    <https://www.researchgate.net/profile/Alessandro_Sarretta>
>    - Impactstory <https://impactstory.org/AlessandroSarretta>
>
>
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> OA-Italia mailing list
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> PLEIADI: http://www.openarchives.it/pleiadi/
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dr. Elena Giglia
Unità di progetto Open Access
Direzione Ricerca e Terza Missione
Universita' degli Studi di Torino
tel. +39.011.670*.4191*
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