[Oa-italia] OA e politica

Antonella De Robbio antonella.derobbio a unipd.it
Mer 30 Maggio 2012 16:08:10 CEST


Sono d'accordo con quanto dice Pierfranco. Pur considerando strategico
l'open data, non vorrei però che sbandierare l'open data in documenti
di facciata sia solo un palliativo per non affrontare seriamente la
questione "open" nella sua complessità e completezza.
L'Open access è un modo di pubblicare scienza e effettuare
trasferimento tecnologico, alternativo all'attuale che ci succhia
risorse, è un modo per gestire i nostri diritti arginando la perdita
di risorse e di capitale intellettuale...
Open data è correlato, strettamente, è fondamentale, questo è indubbio.
Ma non basta aprire i dati pubblici, poi questi vanno integrati,
letti, gestiti, interpretati, altrimenti restano masse indistinte
perse nelle nebbie... E ancora non solo dati pubblici, governativi o
statistici, ma quando parliamo di open data dobbiamo parlare di dati
aperti DENTRO gli articoli posti in open access...
L'Open data inteso come dati aperti dentro gli articoli open allora ha
un senso, altrimenti sono solo parole vuote...

Non so chi potrebbe essere un referente governativo...
è il sistema che andrebbe riformulato...
antonella

Il 29 maggio 2012 11:09, Pierfranco Minsenti
<pierfranco.minsenti a gmail.com> ha scritto:
> L'Atto di indirizzo cita esplicitamente come obiettivo gli open data visti
> come modalità per garantire la piena trasparenza dei dati pubblici.
> Ora il termine open data da solo purtroppo non è la stessa cosa che la
> disponibilità open access delle pubblicazioni frutto di ricerca.
> Un conto è mettere a disposizione i dati. Altra cosa le publbicazioni in cui
> c'è anche l'intermediazione dell'editore.
> Dire che i dati pubblici devono essere trasparenti non comporta un vero
> problema "politico", non comporta prese di posizone nei confronti degli
> editori. E inevitabilmente appare quindi come una strada più "facile" perché
> nessuno ci perde nulla.
> Quindi sotto questo profilo non so quanto quel documento programmatico possa
> veramente servire a sostenere le questioni dell'accesso open alle
> pubblicazioni frutto di ricerca. In teoria non sembra essere distante, ma
> nella pratica mi pare di sì.
> Che ci sia una sora di slittamento dall'open access all'open adata lo si
> vede anche nel più ampio contesot europeo con l'enfasi che viene data agli
> open data. Mi chiedo se quello che a prima vista appare come un allargamento
> del movimento "open" in realtà non sia anche altro: una riconversione delle
> politiche pubbliche verso un terreno d'intervento che pare più agevole.
>
>
> Pierfranco Minsenti
>
>
> Il giorno 29 maggio 2012 10:52, maddalena morando
> <maddalena.morando a polito.it> ha scritto:
>
>> Scusandomi per il predente invio errato rimando il messaggio.
>>
>> Al ministro Profumo è stata data la delega all'Innovazione. Su questo
>> aspetto il ministero si è espresso nel documento programmatico, Atto di
>> indirizzo concernente le priorità del MIUR per il 2012 (documento che è
>> stato girato a questa lista il 21/5 da Valentina Comba).
>> Il tema è contenuto nel punto 1 Innovazione tecnologica e ripreso nel
>> punto 2 Ricerca. Nei due punti si fa esplicito riferimento alle azioni della
>> Commissione Europea espresse nei documenti programmattici Digital agenda e
>> Horizon 2020.
>>
>> Ciao  Maddalena
>>
>>
>> Il 29/05/2012 10.28, Pierfranco Minsenti ha scritto:
>>
>> Domanda: ma in Italia esiste qualcosa di analogo all'ente americano: US
>> Office of Science & Technology Policy ?
>>
>> Pierfranco Minsenti
>>
>> e' quello che mi piacerebbe sapere ma credo di no. Mi sembra di ricordare
>> che fosse nato un ministero sull'innovazione non so che fine abbia fatto,
>> non sono cosi' informata su questo punto, ma qui non servono ministeri
>> servono uffici che lavorino sui temi dell'agenda digitale. L'OA e' solo uno
>> di questi. :-)
>> ciao
>> Maria
>>
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