[Oa-italia] Cell lancia una nuova rivista OA

Antonella De Robbio antonella.derobbio a unipd.it
Gio 2 Feb 2012 17:17:31 CET


Concordo in pieno con Tessa...
questo è il tipico esempio di VIA ROSSA
Il problema sta alla radice secondo me: non è trovare modi dentro l'OA
o modelli più o meno OA, ma il punto è che la struttura attuale della
catena del valore dei processi della comunicazione scientifica non
regge più e che quindi vanno trovati altri "modi". Mi riferisco alle
forze e alle funzioni dei processi di ricerca in relazione
all'ambiente sociale: da torre d'avorio a produzione strategica
(Roseendaal).
I vari editori commerciali stanno strumentalizzando l'OA, un po'
perché tanto fa tendenza, quasi è di moda (CC comprese), un po' perché
così portano i ricercatori a demonizzare il pubblicare il accesso
aperto perché costa un occhio...
Quello che manca - nel panorama in particolare italiano - è conoscere
quanto si pubblica davvero, o meglio quanto si produce (come output di
ricerca) in relazione a quanto viene pubblicato. I dati: abbiamo
bisogno di dati. Ma poiché gli archivi aperti sono vuoti questi dati
non li abbiamo, visto che l'unica cosa che conta (adesso, ma lo sarà
anche domani) è essere valutati e quindi gli archivi aperti in Italia
sono dei surrogati strumentali alla valutazione, ma solo di striscio
peraltro (fossero davvero dei luoghi dove servissero all'esercizio
della valutazione come avviene in RAE/UK sarebbe diverso)...
Se avessimo i dati, tutto dentro gli archivi aperti allora riusciremmo
anche ad avere statistiche su:
- quanto si pubblica sulla rivista X
- quanto si pubblica in generale su riviste
- quanto diviene monografia
- quanto va a finire in congressi
- quanti brevetti e quali e per quali aree di sviluppo
- quanto resta nel limbo (%)
e si potrebbero fare dei conti: se un certo numero di articoli vengono
pubblicati da quella determinata istituzione (e poi via via su larga
scala a livello nazionale...) in una determinata rivista ... beh... se
ci costa X pubblicare un articolo adottando la via rossa, è facile poi
fare due conti e sapere quanto costerebbe "liberare" tutta la
rivista...
Ma dovrebbe essere un'azione congiunta, collaborativa, estensiva... ma
potrebbe partire che so su alcune riviste mirate, tutti gli autori che
pubblicano là adottano la via rossa e nessuno paga la quota
subscription per quell'anno...
In questo modo queste riviste diverrebbero realmente OA. Voglio dire,
dipende da noi, non da loro. E' ovvio che chi ha il monopolio se lo
tiene stretto.
Ma chi sgancia i quattrini dovrebbe riflettere. La forma di boicot di
questi giorni attuata dal matematico Tim Gowers - vincitore della
Medaglia Fields c la massima onorificenza per matematici di età
inferiore ai quarant'anni, premio equiparato al Nobel per la
matematica - la dice lunga...
antonella

Il 02 febbraio 2012 13:25, Tessa Piazzini <tessa.piazzini a unifi.it> ha scritto:
> Faccio molta fatica a non arrabbiarmi leggendo di questi editori
> commerciali che, oltre a far pagare gli abbonamenti alle loro riviste,
> si travestono da magnanimi aprendo riviste OA e chiedendo agli autori
> una fee di 5000 dollari per articolo (!!).
> Come facciamo a chiedere ad un ricercatore di un'università pubblica
> italiana di schierarsi a favore dell'OA, finchè saremo costretti a non
> poter rinunciare ai big deal degli oligopolisti STM?
>
> Tessa Piazzini
> Responsabile del Servizio di informazione e comunicazione all'utenza
> Biblioteca Biomedica http://www.sba.unifi.it/biomedica
> Università degli studi di Firenze
> Largo Brambilla 3
> 50134 Firenze
> tel. 055 4598044
> fax 055 4221649
> e-mail: tessa.piazzini a unifi.it
> Blog Bibliomedica In-forma: www.bibliotecabiomedica.wordpress.com
>
>
> Il 31/01/2012 22:21, maria.cassella a unito.it ha scritto:
>> Cell lancia una nuova rivista OA: Cell reports. A gennaio
>> è stato pubblicato il primo numero
>> http://cellreports.cell.com/ .
>> Saluti
>> mc
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