Re: [Oa-italia] Convegno 23 maggio "Cristalli di esperienza. Nuove prospettive e scenari per le tesi di dottorato: conservazione, accessibilità, certificazione, formati, integrazione con Open Access".

Maria Cassella maria.cassella a unito.it
Mar 15 Lug 2008 16:09:29 CEST


ezio tarantino ha scritto:
>
> E’ stato detto (Penzo Doria, Università di Padova) che “l’accesso 
> pregiudica la conservazione”.
> Questo vale nel mondo cartaceo come in quello digitale. Soluzioni? Una 
> copia su formato “solido” (cd/dvd) deve naturalmente essere “conforme” 
> a quella depositata. Non è semplice.
Ciao Ezio,
intervengo su quanto hai scritto per commentare questa affermazione di 
Penzo Doria che ha sconcertato alquanto i bibliotecari presenti in sala 
al convegno.
Secondo Doria noi bibliotecari ci focalizziamo troppo sull'accesso e 
troppo poco sulla conservazione. Va detto che Doria è uno stimato 
archivista ha partecipato al gruppo di lavoro INTERPARES e parte da 
un'ottica differente dalla nostra. Concordo con lui quando dice che non 
c'è accesso senza conservazione e in qualche modo è vero che dovremmo 
porci come bibliotecari di più il problema della /digital presevation/, 
ma che l'accesso pregiudichi la conservazione mi sembra davvero un 
retaggio del mondo cartaceo, soprattutto per il fatto che la tecnologia 
consente di fare più copie digitali di uno stesso documento in vari 
formati , quindi, consente di separare volendo anche in qualche modo 
l'accesso dalla conservazione ( pensiamo ad esempio all'esperienza dei 
/dark archives/)
> In effetti questo della copia conforme è stato più volte citato come 
> un problema di non poco conto: essere certi, anche ad anni di 
> distanza, che l’oggetto digitale disponibile in un archivio aperto sia 
> effettivamente quella e che soprattutto che sia sempre disponibile non 
> è cosa banale.
Qui in realtà ci sono due considerazioni da fare: la prima è sincronica: 
essere certi che la copia digitale della tesi depositata sia poi quella 
che viene effettivamente discussa e mi sembra che il /workflow/ di 
deposito adottato a Pisa dia buone garanzie in questo senso; la seconda 
è diacronica  e cioé il problema che con il passare del tempo l'oggetto 
digitale possa non essere più "reso" allo stesso modo nel quale viene 
"reso" in questo momento, che alcune sue caratteristiche sostanziali si 
perdano nel corso delle migrazioni e che, di conseguenza, non mantenga 
la sua integrità originaria: sono concetti e problemi sui quali si 
arrovellano da anni coloro che si occupano di conservazione digitale e 
per quel poco che ne so io direi che al momento non ci sono soluzioni 
predefinite, ma accorgimenti, tecniche che possiamo cominciare ad 
utilizzare adottando appunto delle strategie che ci diano un minimo di 
garanzia. Come i formati più adatti alla conservazione, la scelta e 
l'adozione di un set di metadati (PREMIS?) ecc.
grazie per il resoconto, by the way
maria

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