[Oa-italia] Re: articolo su D-lib Magazine e commenti di Tarantino su Harnad [commento di G. Vitiello]

Paola Gargiulo paola.gargiulo a caspur.it
Lun 26 Mar 2007 17:17:10 CEST


Mi scuso con Giusppe Vitiello e con la lista perche' temo che il suo  
messaggio non vi sia pervenuto. Rimedio inviandovi copia del messaggio.
Paola

-------- Messaggio Originale --------
Oggetto: 	Re: articolo su D-lib Magazine e commenti di Tarantino su Harnad
Data: 	Thu, 22 Mar 2007 11:53:30 +0100
Da: 	VITIELLO Giuseppe <g.vitiello a ndc.nato.int>
A: 	<oa-italia-owner a openarchives.it>



Buongiorno a voi tutti.

Mi permetto di avere opinioni diverse da quelle di Ezio Tarantino. Gli institutional repositories sono, a mio avviso, né più né meno che case editrici universitarie e il fatto che Harnad proponga che le pubblicazioni in essi contenute siano peer reviewed ne è una conferma. 

Non a caso sono presenti solo in alcune biblioteche universitarie; anche in Italia, dopo gli entusiasmi iniziali, resiste appena la FUP, che peraltro fa ora pagare le pubblicazioni, anche in formato elettronico.

Dipende anche da come si intende il ruolo del bibliotecario, se mero gestore di informazioni o come chi, alla stregua di un editore, organizza la politica dell'informazione. Gli atteggiamenti divergenti delle università sono perfettamente leciti e le scelte dei bibliotecari pure; in questo sono perfettamente d'accordo con Tarantino.

Grazie dell'ospitalità, Giuseppe Vitiello


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Message: 1
Date: Wed, 21 Mar 2007 10:51:33 +0100
From: Ezio Tarantino <ezio.tarantino a uniroma1.it>
Subject: Re: [Oa-italia] articolo su D-lib Magazine e commenti	di
	Stevan	Harnard
To: "Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto"
	<oa-italia a openarchives.it>
Message-ID: <46010025.2010208 a uniroma1.it>
Content-Type: text/plain; charset=ISO-8859-1; format=flowed

Buongiorno.
Leggendo le osservazioni di Harnad e la discussione che ne è scaturita 
qui, sempre di più vado convincendomi del fatto che l'Open access sia, 
anzi, DEBBA essere una faccenda ristretta agli autori e ai tecnici che 
devono mettere a disposizione la tecnologia. Punto.
La passione che ci mettiamo noi bibliotecari è fuorviante e oltre che 
inutile allo scopo.
Penso che Harnad abbia ragione, e se ha Harnad ha ragione (OA=maximize 
researches) noi che c'entriamo? Voglio dire: la conservazione ci 
riguarda, ma la conservazione di che cosa?
A me pare che il perfetto IR è quello progettato e realizzato sotto la 
diretta responsabilità dell'Amministrazione, che si fa carico (anche con 
politiche "mandatarie") di far sì che i propri ricercatori lo riempiano.
E' quindi ovvio che ci debba essere qualcuno che si faccia carico - da 
un punto di vista tecnologico, evidentemente - della sua buona 
conservazione. Ma deve essere un bibliotecario? Non è sufficiente un 
bravo tecnico?
Che poi, ma solo poi, l'IR è uno dei tasselli della biblioteca digitale 
di un'istituzione va da sé. Ma questa correlazione trasversale penso ci 
riguardi solo a valle della filiera. L'IR è una risorsa da correlare 
alle altre (nei metamotori, nelle pagine Web) non più che un archivio OA 
disciplinare esterno.
Fino a che dell'OA si occuperanno i bibliotecari, resterà l'oggetto 
sconosciuto che ancora oggi è.
Buona giornata,
Ezio

Maria Cassella ha scritto:
> valentina comba ha scritto:
>
>> Cari Colleghi,
>> penso di capire perchè Harnad nei suoi quattro punti di commento 
>> sottolinea perchè gli IR non sono per la "letteratura grigia" e 
>> perchè non hanno come scopo la preservazione.
>> Nel corso di questi ultimi tre anni si sono evidenziati i vantaggi 
>> degli IR e delle riviste OA per garantire agli articoli di ricerca un 
>> impatto impensabile prima dell'invenzione degli Open Archives (and 
>> related technologies).
>>  
>>
>> _______________________________________________
>>
>>  
>>
> Grazie a Valentina per questa bella risposta. Si anch'io percepisco 
> bene come l'ottica di Harnard sia tutta scholarly-oriented e tutto 
> sommato sono d'accordo con lui. Ma come bibliotecaria ( o ex..... ;-) 
> ) devo pormi anche il problema della conservazione e preservazione del 
> digitale. E come amministratrice di un IR dovrei anche pormi 
> nell'ottica di promuoverne i vantaggi. E nel lungo periodo quello 
> della preservazione del digitale puo' essere un obiettivo sostenibile 
> di un IR ( mi sembra che ne parli anche Raym Crow nel suo ormai famoso 
> "The case for the IR etc.").
> Saluti a tutti
> Maria
>

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Ezio Tarantino
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Fine di Digest di OA-Italia, Volume 6, Numero 9
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