[Oa-italia] La rivista Europa Medicophysica abbraccia l'Open Access

Elena Giglia elena.giglia a unito.it
Mer 1 Ago 2007 10:12:30 CEST


Cari colleghi,
rispondo solo ora, appena rientrata dal mare.
Cara Brunella, come puoi dire che alla SIMFER non sanno nemmeno cosa sia
l'open access? Li conosci? Conosci le decisioni e le politiche adottate
nell'ultimo congresso? Il Direttore della rivista, e attivo socio SIMFER,
dott. Stefano Negrini, ne sa eccome di Open Access, e si e' speso in
questi ultimi mesi in approfondimenti, colloqui, trattative con l'editore
(Minerva Medica) per ottenere una posizione piu' decisa su una politica
totalmente Open Access, perche' crede molto in questa logica ed e'
fermamente convinto a proseguire su questa strada. Anche io, che ho
collaborato alla rivista e mi interesso di Open Access, ho avuto un lungo
colloquio con l'editore per illustrare novita' e benefici dell'accesso
aperto. Questo e' quanto si e' riusciti a ottenere finora. Dico finora
perche', come giustamente fa notare Paola, vale la politica dei piccoli
passi. Il dialogo con l'editore non e' interrotto, anzi, continua in modo
proficuo. Speriamo che porti a ulteirori passi avanti... Difficile
ottenere tutto e subito, soprattutto in un panorama editoriale come quello
italiano. Al suo rientro dalle ferie il dott. Negrini, se riterra'
opportuno, potra' illustrare in dettaglio i termini della questione, e
spiegare la posizione della SIMFER e di Europa Medicophysica nel merito.
Per il resto ha ragione Susanna: "conversione" non ha nessuna connotazione
se non quella tecnica. La logica dell'Open Access sta prendendo piede
grazie ai piccoli passi come questo, ma gli interessi in gioco sono tanti
- vai a vederti i lavori del gruppo di Zwolle, che per anni ha lavorato
sul tentativo di individuare tutti gli stakeholders e di giungere a un
equilibrio di interessi, in una logica win to win.
Sono fermamente convinta che il futuro della ricerca e della circolazione
dell'informazione sia Open Access, come dimostra cio' che si sta muovendo
a livello internazionale: la Gran Bretagna, l'Olanda, il Canada, la
Francia, i paesi scandinavi hanno gia' adottato politiche decise in questo
senso (vedi appunto la newsletter di Suber). In Italia resta molto da
fare, a livello di iniziative, di scelte degli editori e di politiche di
autoarchiviazione negli Atenei, di creazione di sinergie inedite fra
l'area ricerca (tutto il tema della valutazione e dell'anagrafe della
ricerca, vedi IRRA in Gran Bretagna) e l'area biblioteche.
Le polemiche sterili non aiutano nessuno. Il dialogo costruttivo (vedi le
liste di discussione straniere) si'. Ecco la differenza, a mio avviso.
Cordiali saluti e buon lavoro a tutti
Elena Giglia
> Paola Gargiulo:
>
>>  Vi inoltro una notizia ripresa dal blog di Peter Suber "Open Access
>> News"
>> qualche giorno fa  a proposito della rivista Europa Medicophysica che
si
>> pubblica in Italia e   che si è convertita all'open access.
>
> Convertita? Non capisco il linguaggio "religioso" francamente
> Paola.... Comunque grazie,  e segnalo che il sito italiano si trova a:
>
> http://www.europamedicophysica.org/it/rivistaonline.html
>
> Secondo me al Simfer non sanno nemmeno cosa sia l'open access pero'
saranno contenti di ricevere complimenti ed elogi dai colleghi
> fisiatri europei,  e non solo.  La societa'  in questione e'  una
associazione (LA Simfer) e anche  un sindacato (IL Simfer) e ha 50 anni di
vita vissuta nel mondo socio-sanitario italiano per
> l'affermazione di questa specialita':
>
> http://www.simfer.it/
>
> Conoscete altre testate di societa' mediche italiane che si sono
"convertite"? Sarei molto interessata a conoscere meglio questi casi di
cui mi sono occupata qualche anno fa nell'ambito di un importante
progetto di editoria medica sul Web. Quando l'ho concluso (2002)  era gia'
una situazione eccezionale quella in cui  gli organi dirigenti di queste
societa' comprendevano  che per avere buoni siti funzionanti e archivi
digitali efficienti servisse impiegare persone competenti e che, pertanto,
 vi fossero dei costi.
>
> Riguardo ai giudizi come questo:
>
>>  l'Europa  Medicophyica è su  una buona strada ma ha
>> ancora un bel po' strada da fare. Comunque l'ha imboccata!
>
> In basa a che cosa "buona strada"? Siete per caso un gruppo di
> opinione come i testimoni di Geova?   E allora perche' dire che la
rivista X ha imboccato una buona strada?  esiste una strada cattiva?
Secondo me se una societa' scientifica crea, magari in partnership con
qualche piccolo editore italiano un po' bollito,  una casa editrice
commerciale digitale  e cosi' facendo crea anche delle opportunita' di
lavoro non commette mica peccato... o no? Dopo di che le modalita' di
distribuzione e gestione dei diritti possono essere le piu' diverse in
funzione di varie opportunita' e convenienze volte ad assicurare salute
finanziaria e qualita' del servizio. Sto dicendo delle eresie?
>
> Grazie delle notizie e degli spunti di riflessione... "aperta", spero.
Saluti
>
>
> Brunella Longo
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