<html>
<head>
<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8">
</head>
<body text="#000000" bgcolor="#FFFFFF">
<p>Grazie Elena per questo resoconto e stimolo.</p>
<div class="moz-cite-prefix">On 18/03/19 09:38, Elena Giglia wrote:<br>
</div>
<blockquote type="cite"
cite="mid:CAMn2N3C2Oiez_eUp=Tq_VgXjTUOB8FuFkvw57+n2f9WZ2+0U1A@mail.gmail.com">
<meta http-equiv="content-type" content="text/html; charset=UTF-8">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">Cari tutti,
<div>ieri finalmente, complice la giornata uggiosa e gelida,
sono riuscita a vedere (in parte) la registrazione della
giornata dell'8 marzo scorso alla Sapienza sui
transformative agreements e PlanS.</div>
<div>Vi segnalo, dai minuti 1h05 a 1h29, l'intervento del
prof. Pozzolo, coordinatore di CARE.</div>
<div><a href="https://www.youtube.com/watch?v=ILj843UVJMI"
target="_blank" moz-do-not-send="true">https://www.youtube.com/watch?v=ILj843UVJMI</a>
<br>
</div>
</div>
</div>
</div>
</blockquote>
<p>Personalmente ritengo scorrette e troppo semplicistiche
soprattutto due affermazioni, ripetute più volte:</p>
<ul>
<li>la prima è che l'effetto di una presa di posizione forte (i.e.
blocco delle trattative) nelle contrattazioni con i grossi
publishers (come l'esempio citato di Elsevier) non possa essere
che SciHub: è una visione miope, volutamente fuorviante e
palesemente poco informata sulle alternative (esistenti e
legali: e.g. quelle promosse qui
<a class="moz-txt-link-freetext" href="https://www.hb.se/en/About-UB/Current/News-archive/2018/September/Alternative-Routes-to-Access-New-Elsevier-Publications/">https://www.hb.se/en/About-UB/Current/News-archive/2018/September/Alternative-Routes-to-Access-New-Elsevier-Publications/</a>
e qui
<a class="moz-txt-link-freetext" href="https://openaccess.blogg.kb.se/bibsamkonsortiet/alternative-routes-to-scholarly-articles-and-research-outputs/">https://openaccess.blogg.kb.se/bibsamkonsortiet/alternative-routes-to-scholarly-articles-and-research-outputs/</a>)</li>
<li>la seconda è la reiterata affermazione che solamente i
journals con subscription possano fornire una "certificazione".
Io ho interpretato questa affermazione come la capacità di
fornire una peer review rigorosa, perché veniva messa in
confronto con repository istituzionali o arxiv. Anche qui credo
che ci sia una mancanza di conoscenza sulla qualità possibile
tramite una peer review aperta e sulle prospettive che la
promozione di un coordinamento migliore e più ampio e di
strumenti adeguati e condivisi possono fornire in questo campo.</li>
</ul>
<p>Speriamo che il percorso intrapreso e gli stimoli ed esempi che
ci arrivano soprattutto dall'estero ci aiutino a cambiare
prospettiva...</p>
<p>Ale<br>
</p>
<p><br>
</p>
<blockquote type="cite"
cite="mid:CAMn2N3C2Oiez_eUp=Tq_VgXjTUOB8FuFkvw57+n2f9WZ2+0U1A@mail.gmail.com">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">
<div>Vi invito a confrontare questo intervento con quello,
di ben altro tono e prospettiva, di Colleen Campbell lo
scorso 21 febbraio sempre a Roma (disponibile su <a
href="http://www.oa.unito.it" moz-do-not-send="true">www.oa.unito.it</a>
nella sezione Eventi).</div>
<div>A parte un diffuso pregiudizio (avverso) all'idea della
transizione all'Open Access, per cui tutti gli elementi
magistralmente evidenziati da Colleeen come positivi per
scardinare il sistema non competitivo (il passaggio di
focus dal pacchetto big deal al singolo articolo, per cui
si crea vera concorrenza fra chi offre il servizio)
vengono invece presentati come criticita' pesanti e - dal
tono generale - insormontabili, ma nel breve intervento si
registrano anche alcune informazioni non solo errate ma
fuorvianti:</div>
<div>a) 1h15 si insinua in modo veramente spiacevole -
perche' del tutto falso - che i contratti vengano
"strappati di fronte alle telecamere per poi essere
riaggiustati subito dopo con lo scotch": vi invito a
vedere la presentazione della rettrice svedese a Berlino o
gli articoli sulla rottura in California, da cui si
capisce chiaramente che ben altra e' la determinazione e
che non c'e' nessun "inciucio" come scorrettamente
insinuato qui</div>
<div>b) 1h.21 si dice esplicitamente che e' stato fatto
l'esercizio di spalmare i costi per articolo del contratto
Wiley i Germania (2700 euro) sulla realta' italiana,
arrivando a un risultato di costi insostenibile per gli
atenei. Peccato che </div>
<div>- Colleen abbia detto e ripetuto che questa operazione
NON va fatta (cfr. anche FAQ del contratto <a
href="https://www.projekt-deal.de/faq-wiley-contract/"
moz-do-not-send="true">https://www.projekt-deal.de/faq-wiley-contract/</a>)
perche' 2700 si riferiscono alla realta' tedesca e sono
calcolati in base alla quantita' di pubblicazioni TEDESCHE
su Wiley</div>
<div>- CARE non mi risulta abbia mai richiesto i dati utili
a questo tipo di calcolo (APC pagate e numero di articoli
pubblicati in generale su Wiley) agli atenei. Solo su
questa base si puo' calcolare una cifra realistica per
l'Italia</div>
<div>c) viene presentata un'alternativa a questa transizione
nel senso di "allora pubblichiamo solo sui repository"
senza peer review. Chi l'ha mai sostenuto? La proposta di
Bjoern Brembs e' un po' diversa, basta leggerla. Perche'
ai repositories si applica open peer review o commento
della community, esattamente come avviene su arXiv (per
inciso, nell'intervento si dice anche che i fisici sono
avvantaggiati perche' hanno il Green con arXiv... ma IRIS?
Questo sconosciuto? Tutti gli atenei hanno la possibilita'
di scegliere il green, peccato che gli IRIS siano vuoti di
postprint a causa della mancanza di
formazione/informazione) </div>
<div>d) viene ripetutamente fatto cenno a Sci-Hub come se
fosse l'alternativa ufficiale - proposta come tale - alle
trattative, "tanto si legge tutto su SciHub ma non e' una
soluzione che un economista puo' accettare perche' io
credo nei contratti". Nessuno ha mai presentato SciHub
come un'alternativa ai contratti ne' tanto meno come
un'iniziativa Open Access. Chi lo sostiene e' in malafede.
SciHub e' un sintomo - grave: il solo fatto che
condividere la conoscenza sia diventato illegale deve far
riflettere, come dice Bernard Rentier - che il sistema
attuale e' in pezzi, e non e' piu' sostenibile. Continuare
a firmare contratti non transformative non fa che
perpetuare il sistema di cui SciHub e' una reazione (che
e' e resta illegale).</div>
<div>e) il riferimento a quanto paga l'universita' del
Molise e' contradditorio, perche' si dice che rispetto a
una quota simbolo 100.000 non sarebbero disposti a pagare
di piu', ma subito dopo si afferma che in abbonamenti
pagano di piu'. ????</div>
<div>f) l'atteggiamento di 1h28 "non so vediamo Springer
cosa mi offre" non e' proprio in linea per es. con quanto
hanno fatto in Norvegia e con quanto deciso a Berlino,
ovvero che le richieste debbano essere autori mantengono
copyright, Open Access immediato, cost-neutral (<a
href="https://oa2020.org/b14-conference/final-statement/"
moz-do-not-send="true">https://oa2020.org/b14-conference/final-statement/</a>
) che e' esattamente cio' che la Norvegia ha proposto
all'editore (non aspettando un'offerta): su questo si e'
rotta la trattativa.</div>
<div><br>
</div>
<div>Ora e' vero che da parte degli atenei c'e'una forte
pressione a mantenere l'accesso, ma</div>
<div>- cosa ha fatto CRUI (CARE e OA) in questi anni per
diffondere la consapevolezza che un mese di accesso in
meno serve a ottenere un beneficio maggiore, ovvero la
trasformazione di un sistema? l'esperienza della
California e della Svezia in questo e' chiara: dietro ai
negoziatori c'e' una comunita' consapevole dei costi e dei
benefici</div>
<div>- in Germania non hanno il contratto Elsevier da due
anni. Avete sentito di suicidi in massa o di dimostrazioni
di piazza? Non mi pare. Quindi forse si puo' provare</div>
<div>- il recente caso ACS dimostra che tanto l'accesso
viene interrotto comunque, e solo per costringere ad
accettare le condizioni della parte editoriale. Buoi per
buoi, preferirei stare al buio per una ragione piu'
valida.</div>
<div><br>
</div>
<div>Credo che, poiche' CARE negozia in nome e per conto
degli atenei (e pagata da noi), forse sarebbe il momento
di </div>
<div>- rinegoziare con CARE i termini del mandato, ma serve
un'azione congiunta degli SBA, non basta per es. la
lettera di UniMi su Elsevier</div>
<div>- essere informati maggiormente da CARE sui termini
delle contrattazioni, cosa che - dicono le colleghe -
viene invece fatto a ridosso della firma, con pochissimi
giorni per l'accettazione che quindi impediscono di fatto
un confronto aperto all'interno degli atenei.</div>
<div><br>
</div>
<div>Come scrivevo nel report da Berlino, c'e' anche il
rischio che l'Italia resti isolata nel fronte comune che
si e' creato a livello globale negli ultimi mesi. Il che
non fa altro che il gioco degli editori commerciali che da
anni stiamo pagando sempre piu' caro - con soldi pubblici
- perche' di fatto chiudano il contenuto dietro un
abbonamento, invece di aprirlo a tutti.</div>
<div><br>
</div>
<div>Buona giornata</div>
<div>eg</div>
</div>
</div>
</div>
</blockquote>
<br>
<div class="moz-signature">-- <br>
<font size="2" face="courier,verdana,arial,sans-serif"
color="grey">
--
<p>Alessandro Sarretta</p>
<p>
skype/twitter: alesarrett<br>
Web: <a href="http://ilsarrett.wordpress.com">ilsarrett.wordpress.com</a>
</p>
<p>Research information:<br>
</p>
<ul>
<li><a
href="http://scholar.google.it/citations?user=IsyXargAAAAJ&hl=it">Google
scholar profile</a></li>
<li><a href="http://orcid.org/0000-0002-1475-8686">ORCID</a></li>
<li><a
href="https://www.researchgate.net/profile/Alessandro_Sarretta">Research
Gate</a></li>
<li><a href="https://impactstory.org/AlessandroSarretta">Impactstory</a></li>
<!-- <li><a href="https://impactstory.org/AlessandroSarretta"><img src="https://impactstory.org/logo/small" width="80" /></a></li> -->
</ul>
</font>
</div>
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