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<body text="#000000" bgcolor="#FFFFFF">
<p>Cara Maria Chiara,<br>
</p>
On 07/10/2018 13:51, Maria Chiara Pievatolo wrote:<br>
<blockquote type="cite"
cite="mid:f17fc7ee0b19073bf93912090d77acea@mailbox.unipi.it">forse
sarebbe meglio dire "questo succede su Facebook" - medium sociale
proprietario che similmente agli oligopoli editoriali, trae
profitto dai dati che i suoi utenti gli regalano recitandoli e
vendendoli. Io personalmente non lo uso, perché sono stata
convinta da Richard Stallman: <a class="moz-txt-link-freetext" href="https://stallman.org/facebook.html">https://stallman.org/facebook.html</a> e
sono almeno parzialmente d'accordo con Jaron Lanier
(<a class="moz-txt-link-freetext" href="https://btfp.sp.unipi.it/it/2012/10/jaron-lanier-you-are-not-a-gadget/">https://btfp.sp.unipi.it/it/2012/10/jaron-lanier-you-are-not-a-gadget/</a>),
ben prima che scrivesse il più pamphlettistico
<a class="moz-txt-link-freetext" href="https://abcnews.go.com/Technology/book-excerpt-jaron-laniers-ten-arguments-deleting-social/story?id=56009512">https://abcnews.go.com/Technology/book-excerpt-jaron-laniers-ten-arguments-deleting-social/story?id=56009512</a>
.
<br>
<br>
Ma mi chiedo se, in generale, valga davvero la pena farsi usare da
Facebook per sostenere qualsiasi argomento che ci sta a cuore,
sapendo che è disegnato per favorire la ricerca di popolarità
indeterminata e dunque anche gli scontri personali. Questi scontri
sono quanto di più deleterio si possa immaginare non solo per la
ricerca che pomposamente chiamiamo "della verità", ma anche, più
pedestremente, per far cambiare idea al nostro interlocutore.
soprattutto se si tratta di un interlocutore che ha qualcosa in
comune con noi, vale al dire la preoccupazione per gli oligopoli
editoriali e una certa diffidenza in merito al pagare per
pubblicare.<br>
<br>
Del resto, è possibile dire quello che si pensa anche stando fuori
da Facebook: come Aisa, per esempio, l'abbiamo fatto e lo facciamo
anche su questioni piuttosto controverse.
<br>
</blockquote>
le cose che ci stanno a cuore si possono dire in Facebook, via
e-mail, su Twitter, sui commenti in un sito, al telefono, di
persona. Le modalità con cui lo si fa rivelano sicuramente un po'
degli obiettivi dello strumento, ma rivelano anche i pensieri di chi
lo usa.<br>
<blockquote type="cite"
cite="mid:f17fc7ee0b19073bf93912090d77acea@mailbox.unipi.it">
Non vorrei suonare maternalistica o irenica - non sono
generalmente percepita come tale - ma forse sarebbe meglio
scusarsi col professor Marcati e ricominciare, se si vuole, la
discussione in un ambiente meno tossico, fuori da Facebook.
<br>
</blockquote>
Ma scusami della domanda... per cosa ci si dovrebbe scusare? :-/<br>
<br>
Ale<br>
<br>
<br>
<div class="moz-signature">-- <br>
<font size="2" face="courier,verdana,arial,sans-serif"
color="grey">
--
<p>Alessandro Sarretta</p>
<p>
skype/twitter: alesarrett<br>
Web: <a href="http://ilsarrett.wordpress.com">ilsarrett.wordpress.com</a>
</p>
<p>Research information:<br>
</p>
<ul>
<li><a
href="http://scholar.google.it/citations?user=IsyXargAAAAJ&hl=it">Google
scholar profile</a></li>
<li><a href="http://orcid.org/0000-0002-1475-8686">ORCID</a></li>
<li><a
href="https://www.researchgate.net/profile/Alessandro_Sarretta">Research
Gate</a></li>
<li><a href="https://impactstory.org/AlessandroSarretta">Impactstory</a></li>
<!-- <li><a href="https://impactstory.org/AlessandroSarretta"><img src="https://impactstory.org/logo/small" width="80" /></a></li> -->
</ul>
</font>
</div>
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</html>