<div dir="ltr"><div><div>Cara Elena,<br></div>tutto vero quello che dici, ma ritorno sul tema del sistema. MAncano le politiche del sistema perché il ministero per primo (così come la sua agenzia di valutazione) non si cura minimamente di promuovere politiche sull'accesso aperto (figuriamoci poi di premiarle), e perché il nostro Paese ha deciso di non avere un ruolo in Europa su queste tematiche.<br></div><div>Quindi, in mancanza di strategie del sistema, la possibilità di fare passare delle politiche a livello locale è affidata alla tenacia di alcuni tecnici amministrativi e alla disponibilità di ascolto di qualche decisore illuminato, con il rischio massimo della precarietà data dal fatto che il decisore potrebbe cambiare, così come il tecnico amministrativo tenace, e che se una politica non arriva dall'alto (non è il sistema a promuoverla) si fa presto ad accantonarla e a dimenticarsene.<br></div><div>Per l'esperienza che ho, l'introduzione di IRIS è stata una leva per arrivare alle politiche locali, qualcosa a cui molti atenei non avrebbero mai pensato.. Dalle politiche alla azione il passo è però lungo, e nella situazione attuale fare un corso di formazione o anche corsi online non basta.<br></div><div>Sono necessarie entrambe le cose, da un lato le politiche (che devono scaturire dalla consapevolezza) e dall'altro la formazione. Io ho l'impressione che puntare sull'accesso aperto come strumento per la research integrity possa essere un punto importante da approfondire ed una leva forte.<br></div><div>Un saluto<br></div><div>Paola<br></div><div><br></div><div class="gmail_extra"><br><div class="gmail_quote">Il giorno 10 maggio 2017 09:22, Elena Giglia <span dir="ltr"><<a href="mailto:elena.giglia@unito.it" target="_blank">elena.giglia@unito.it</a>></span> ha scritto:<br><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex"><div dir="ltr"><div><div><div><div><div>Buongiorno,<br></div>solo per raccontarvi di alcuni scambi deliranti avvenuti ieri sulla pagina ROARS di Facebook.<br></div>A un ricercatore che voleva capire come funzionasse IRIS e che astiosamente diceva "perché io mica voglio cedere i miei diritti al mio ateneo" ho cercato di spiegare che IRIS e' un mezzo per disseminare i propri lavori - pagati con fondi pubblici - e che, in ogni caso, trovo strano stracciarsi le vesti per cedere i diritti a una istituzione che dissemina senza scopo di lucro quando invece li si cedono a occhi chiusi ai grandi editori internazionali che poi ci lucrano il 38%.<br></div>Apriti cielo.<br></div>Nei commenti, ignoranza totale, fra chi si fa bello del fatto di non mettere in IRIS il pdf perche' "non possono mica costringerci a violare il copyright io" a chi ha un astio totale verso il sistema di valutazione e verso gli atenei che non pagano borse di dottorato. <br></div><div>Forse se qualcuno avesse spiegato loro che in IRIS si puo' mettere solo la versione consentita, e che IRIS serve non solo per l'odiato MIUR/ANVUR ma anche per rendere visibile, utile e riusabile il proprio lavoro, saremmo tutti qualche passo piu' avanti.<br></div><div>Sono anni che ripeto che la formazione su questi temi e' essenziale, soprattuto in Italia dove siamo indietro su tutto. Abbiamo cercato di organizzare corsi sugli Open data, l'ultimo dei quali come sapete sara' a Milano il 24 e 25. Ma se manca la formazione capillare negli Atenei, serve a poco.<br></div><div>IRIS sarebbe stata un'occasione perfetta per organizzare corsi nazionali sull'Open Access/Open Science (come proposto in piu' sedi). Sprecata.<br></div><div>Abbiamo uno strumento che puo' fare da vetrina alla intera produzione nazionale, sprecato e inutilizzato perche' i ricercatori si rifiutano di inserire i prodotti per fare un dispetto a MIUR/ANVUR.<br></div><div>Situazione assurda. Sarebbe stato compito di chi crede nella Open science evitare che accadesse.<br></div><div>Buona giornata<span class="HOEnZb"><font color="#888888"><br></font></span></div><span class="HOEnZb"><font color="#888888"><div>eg<br></div><div><br></div><div><div><div><div><div><div><br>-- <br><div class="m_-8526342807979665594gmail_signature" data-smartmail="gmail_signature"><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><div dir="ltr"><div><span style="color:rgb(103,78,167)">dr. Elena Giglia<span style="font-family:arial,helvetica,sans-serif"><br>Unità di progetto Open Access<br>Direzione Ricerca e Terza Missione<br>Universita' degli Studi di Torino<br>tel. <a href="tel:+39%20011%20670" value="+39011670" target="_blank">+39.011.670</a><b>.4191</b></span><br></span></div><span style="color:rgb(103,78,167)"><a href="http://www.oa.unito.it" target="_blank">www.oa.unito.it </a></span><br></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div>
</div></div></div></div></div></div></font></span></div>
<br>______________________________<wbr>_________________<br>
OA-Italia mailing list<br>
<a href="mailto:OA-Italia@openarchives.it">OA-Italia@openarchives.it</a><br>
<a href="http://openarchives.it/mailman/listinfo/oa-italia" rel="noreferrer" target="_blank">http://openarchives.it/<wbr>mailman/listinfo/oa-italia</a><br>
PLEIADI: <a href="http://www.openarchives.it/pleiadi/" rel="noreferrer" target="_blank">http://www.openarchives.it/<wbr>pleiadi/</a><br>
<br></blockquote></div><br><br clear="all"><br>-- <br><div class="gmail_signature" data-smartmail="gmail_signature"><div dir="ltr"><div><div>Paola Galimberti<br></div>Università degli Studi di Milano<br></div>20122 Via Festa del Perdono 7<br></div></div>
</div></div>