[Oa-italia] Chi sono davvero i pirati nella comunicazione scientifica?

Tessa Piazzini tessa.piazzini a unifi.it
Mar 18 Set 2018 13:06:39 CEST


Come sempre la veritā sta nel mezzo.
L'articolo di Monbiot esaspera i toni di un confronto che da tempo sta 
diventando scontro.

Entrambi le parti hanno le loro ragioni e delle opinioni condivisibili, 
ma - aldilā degli estremismi - mi pare evidente (se si segue un po' il 
dibattito sugli attuali modelli commerciali e su quanto sta succedendo 
in Europa) che la maggior parte dei grandi editori sono molto restii 
(per usare un eufemismo) a rinunciare ai loro esorbitanti profitti e, di 
conseguenza, a venire incontro alle esigenze del mondo della ricerca.

Ogni rivoluzione/evoluzione ha le sue vittime: tutto sta a capire chi 
saranno.

Tessa Piazzini
Responsabile del Servizio di informazione e comunicazione all'utenza
Biblioteca Biomedica http://www.sba.unifi.it/biomedica
Responsabile Gdl SBA per l'accesso aperto e il supporto alla valutazione della ricerca
Membro della Commissione di Ateneo per l'accesso aperto ai prodotti della ricerca
Universitā degli studi di Firenze
Largo Brambilla 3
50134 Firenze
tel. 055 2751375/1370
fax 055 2751382
e-mail: tessa.piazzini a unifi.it
Blog Bibliomedica In-forma: www.bibliotecabiomedica.wordpress.com

Il 17/09/2018 09:17, Elena Giglia ha scritto:
> Buongiorno
> interessantissime le lettere che il Guardian sta pubblicando
> https://www.theguardian.com/science/2018/sep/14/who-are-the-real-pirates-in-academic-publishing?
>
> a seguito dell'articolo di Georges Monbiot su PlanS e comunicazione 
> scientifica  (e l'uso di Sci-Hub)
> https://www.theguardian.com/commentisfree/2018/sep/13/scientific-publishing-rip-off-taxpayers-fund-research
>
> che concludeva:
> In the meantime, as a matter of principle, do not pay a penny to read 
> an academic article. The ethical choice is to read the stolen material 
> published by Sci-Hub.
>
> Inutile ricordare che sarebbe nostro compito spiegare ai 
> docenti/autori che, in attesa che il sistema cambi, possono intanto 
> rendere libero (senza pagare un penny) il loro lavoro negli archivi 
> istituzionali e, di conseguenza, su unpaywall.org <http://unpaywall.org>
>
> E che - mi e' capitato recentemente un caso pietoso qui in UniTO - 
> questo NON inficia assolutamente pratiche quali VQR, ASN ecc... anzi...
>
> Buona giornata
> eg
>
>
> -- 
> dr. Elena Giglia
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