[Oa-italia] R: R: Esito del viaggio in USA di Robert Ian Smits su PlanS

Rosa Maiello rosa_maiello a virgilio.it
Mer 10 Ott 2018 09:40:15 CEST


Cara Elena, 
penso da molto tempo che green e gold non sono alternative, ma complementari – lo stesso contributo si dovrebbe puntare a pubblicarlo open access e al contempo depositarlo open access nel repository istituzionale, che ha finalità di anagrafe e documentazione della ricerca di un ente anche a lungo termine. 

Ma è chiaro che l’ostacolo è dato dal fatto che entrambe le vie, ad oggi, sono condizionate dalla volontà degli editori per quante dichiarazioni gli enti possano fare, e benché in alcuni paesi, compresa l'Italia, esistano norme che consentono agli autori di mantenere i diritti e ripubblicare OA anche immediatamente  dopo la prima pubblicazione senza firmare concessioni di esclusiva agli editori.  

E non Elsevier e i soliti big che stanno fagocitando i minori, ma quella parte di editori che investe del proprio (se non sulla ricerca, almeno) sulla pubblicazione (ce ne sono, anche in Italia) ha la sua parte di ragioni, che noi – per limite loro e per limite nostro – non siamo stati finora in grado di confrontare per trovare una sintesi win-to-win. 

Dopo tutte le dichiarazioni e policy che anche in Italia sono state fatte (da Messina in poi quelle nazionali, cui si aggiungono le policy e i regolamenti a livello di singoli enti), il risultato ad oggi è ancora modesto. 
PlanS, che afferma molte cose condivisibili, non si pone come una regolamentazione europea, ma come una nuova dichiarazione di intenti sebbene con il sostegno della Commissione europea. 
Però la stessa Commissione EU, quando quest’anno ha pubblicato la nuova proposta di riforma della direttiva sull’informazione del settore pubblico, non ha recepito la richiesta avanzata da alcuni organismi (tra cui l’AIB), di ampliare l’ambito applicativo della direttiva anche alle pubblicazioni scientifiche e non solo ai dati di ricerca. Perché? Perché si continua a preferire in questo campo la autoregolamentazione da parte degli enti. Autoregolamentazione che, però, resta un’arma debole senza una legislazione omogenea di riferimento e dati i sistemi di valutazione vigenti, che finiscono per favorire i grandi editori.  

Molte critiche a PlanS sono pretestuose o poco informate (ma l'ampio dibattito che ha suscitato significa anche che è stato preso sul serio). Tuttavia, mi sembra che una ragione fondata di perplessità, anche da parte degli organismi che sinceramente sostengono l'accesso aperto e magari stanno valutando se aderire a PlanS, può essere quella relativa alla sostenibilità economica di un processo da realizzare solo in un anno, peraltro a sistemi di valutazione invariati: mi riferisco alla parte dove PlanS dice 

“ In case such high quality Open Access journals or platforms do not yet exist, the Funders will, in a coordinated way, provide incentives to establish and support them when appropriate; support will also be provided for Open Access infrastructures where necessary";

Where applicable, Open Access publication fees are covered by the Funders or universities, not by individual researchers; it is acknowledged that all scientists should be able to publish their work Open 
Access even if their institutions have limited means;""

Certo, poi ci sarà la piattaforma di pubblicazione europea.... ma al momento non è chiaro come si configurerà e quando sarà lanciata e del resto PlanS non fa riferimento a questa piattaforma. 

Un caro saluto,
Rosa

Da: OA-Italia [mailto:oa-italia-bounces a openarchives.it] Per conto di Elena Giglia
Inviato: martedì 9 ottobre 2018 23:17
A: Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto
Oggetto: Re: [Oa-italia] R: Esito del viaggio in USA di Robert Ian Smits su PlanS

Cara Rosa,
è vero che PlanS può essere categorico (è uscito oggi un commento su Le Monde firmato anche da Rentier, https://www.lemonde.fr/sciences/article/2018/10/09/publications-scientifiques-les-pieges-du-plan-s_5366576_1650684.html) ma senza un'azione un po' decisa, se lasciamo fare agli editori, avremo altri 15 anni di "transition" e "hybrid" e - passatemi il francesismo, prese per i fondelli: Robert Ian Smits l'ha spiegato perfettamente a ESOF 2018; https://youtu.be/TYpFNRIEZWo?t=1806 Dura 12 minuti ma fa capire molte cose su PlanS.
Il green ha avuto il merito di aprire il contenuto, se PlanS diventa globale ha la potenzialità di cambiare l'intero sistema - come chiede OA2020 - perché a) ibrido non accettato b) tetto alle APC SE e solo SE richieste - a oggi le chiedono 3.213 riviste su 12.188 in DOAJ c) gli autori mantengono i diritti e le uniche licenze possibili sono CCBY... sembra poco? Inoltre, non dimentichiamo che la Commissione Europea sta valutando le proposte presentate per l'appalto pubblico sulla Piattaforma di pubblicazione che si è chiuso a giugno. Sarà un modo di pubblicare alternativo ai journals.
Insomma, a me sembra rivoluzionario, e può essere la leva per smetterla di essere presi in giro dagli editori con il double dipping - con preclari esempi anche in Italia... e come ha risposto Karel Luyben a Elsevier che diceva "non potete chiederci di farlo in due anni": veramente è dal 2003 che ve lo stiamo chiedendo...
Buona serata
eg


Il giorno mar 9 ott 2018 alle ore 20:28 Maria Cassella <maria.cassella a unito.it> ha scritto:
Nel Board di Fair (da con confondere con FAIR data) ci sono University Press anche prestigiose, l'immancabile MPS, la Open Library of Humanities (e notoriamente il problema in area Humanities è meno rilevante che per le discipline STM). L'adesione è su base volontaria. 
Il caso delle società scientifiche sembra essere diverso. Come sempre non si puo' generalizzare e, soprattutto, non bisogna confondere le diverse iniziative. Il nodo del finanziamento è cruciale. OA2020 sta cercando di dare una risposta sostenibile. ma servono dati sul costo dei big deals, e sulle APCs, serve un forte coinvolgimento politico, una forte volontà di collaborare ed un grande lavoro di coordinamento tra i diversi stakeholders. In Italia siamo un po' indietro su molti di questi aspetti.
In tutto questo la Green Road come procede in Italia? IRIS serve alla scienza aperta? Ho scritto alcune riflessioni su questo argomento. Mi piacerebbe venissero fuori un po' di dati aggiornati sulla percentuale di pubblicazioni archiviate. E i social network che continuano a crescere? Di questo non si parla più, almeno in Italia
saluti
Maria

Il giorno mar 9 ott 2018 alle ore 19:30 rosa.maiello <rosa.maiello a uniparthenope.it> ha scritto:
Sì, ma FAIR non è PlanS, FAIR propone un modello sostenibile (È anche più comprensibile per come è scritto), PlanS può suonare categorico.
Rosa



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-------- Messaggio originale --------
Da: Elena Giglia <elena.giglia a unito.it> 
Data: 09/10/18 18:37 (GMT+01:00) 
A: Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto <oa-italia a openarchives.it> 
Oggetto: Re: [Oa-italia] R: Esito del viaggio in USA di Robert Ian Smits su PlanS 

... per esempio https://www.fairopenaccess.org/ ?
eg

Il giorno mar 9 ott 2018 alle ore 18:34 Rosa Maiello <rosa.maiello a uniparthenope.it> ha scritto:
Il problema di molte società scientifiche è che la vendita degli abbonamenti è il solo modo per sopravvivere e compiere le loro attività statutarie (inclusa la pubblicazione delle loro riviste) in modo indipendente. Talvolta preferiscono *non* chiedere finanziamenti governativi per non subire condizionamenti. O gli si trova un’alternativa sostenibile economicamente e che ne assicuri l’indipendenza, o non ci si può aspettare che pubblichino ad accesso aperto. 
 
Rosa Maiello
 
Da: OA-Italia [mailto:oa-italia-bounces a openarchives.it] Per conto di Elena Giglia
Inviato: martedì 9 ottobre 2018 17:58
A: Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto
Oggetto: [Oa-italia] Esito del viaggio in USA di Robert Ian Smits su PlanS
 
Buonasera
le reazioni delel società scientifiche sembrano essere sempre le più scettiche.
https://www.researchresearch.com/news/article/?articleId=1377647
 
e qui si capisce perché
Those who were most sceptical of the plan were the learned societies, Smits said. These organisations rely on income from journal subscription charges and fear that the loss of revenue caused by a switch to open access would affect activities such as the organisation of conferences, he said. 
 
Il fatto che noi paghiamo miliardi agli editori commerciali sembra non interessare.
Cari saluti
eg

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