[Oa-italia] R: E qui si apre la discussione....

Rossana Morriello rossana.morriello a polito.it
Mar 24 Apr 2018 10:44:55 CEST


Concordo con Paola Galimberti e con Maria Cassella. IRIS non è uno strumento così scarso, se solo fosse usato nel pieno delle potenzialità e non visto come l’ennesimo adempimento amministrativo ai fini della valutazione. 

Credo che la grossa differenza sia questa. ResearchGate e altri social accademici sono ‘liberi’, ci si carica i paper che si vuole, quando si vuole, come si vuole, mentre in IRIS si devono caricare i paper in un certo modo, secondo certe regole, e obbligatoriamente ai fini della valutazione.

 

Certo gli strumenti come ResearchGate hanno un aspetto ‘social’ molto allettante che in IRIS al momento manca, ma che è sviluppato secondo strategie di marketing volte a ‘vendere’ il prodotto, del tipo “il tuo articolo è stato citato ieri, passa alla versione a pagamento se vuoi sapere chi ti ha citato”. E’ questo che vogliamo per la ricerca in Italia? Non credo.

 

BTW: Ieri ho visto il film (consigliato, al cinema in questi giorni) “Ex Libris” sulla New York Public Library nella cui mission la collaborazione con gli editori è ben presente ed esplicitata come uno degli elementi fondamentali, ma si sviluppa all’interno di politiche comunali e governative che stanziano milioni di dollari per perseguire determinati obiettivi sociali, affiancate dal supporto di finanziamenti da parte dei privati. E questa è un’altra differenza grossa con l’Italia, un modello completamente diverso, che vale anche per le università, per cui il mondo anglosassone e quello italiano non sono comparabili.

 

Il punto da noi è l’assenza di politiche, di una direzione chiara nella quale andare e, ancor peggio, di finanziamenti per sostenere qualsiasi politica. Lo strumento che si usa è secondario.

 

Un saluto cordiale

Rossana Morriello

 

 

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Rossana Morriello

QVAL - Servizio Qualità e Valutazione

Supporto alla valutazione della ricerca

Politecnico di Torino

Corso Duca degli Abruzzi, 24 - 10129 Torino

Tel. +39 011 0906009

Email rossana.morriello a polito.it

 

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Da: OA-Italia [mailto:oa-italia-bounces a openarchives.it] Per conto di Paola Galimberti
Inviato: martedì 24 aprile 2018 06:46
A: elena giglia; Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto
Oggetto: Re: [Oa-italia] E qui si apre la discussione....

 

Buongiorno.

Non credo proprio che si tratti di strumenti (DSpace è usato in tutto il mondo), ma di politiche a livello locale e a livello nazionale.

Quelle che mancano e quelle che sono disattese. 

Qualcuno ha mai avuto un riscontro sulla applicazione della regola (mal scritta) dell'open access nel PRIN, o nel SIR? O semplicemente sulla applicazione della legge 112?

Saluti

Paola

 

 

Il giorno 23 aprile 2018 14:05, Elena Giglia <elena.giglia a unito.it> ha scritto:

 

 

Il giorno 23 aprile 2018 12:36, Maria Cassella <maria.cassella a unito.it> ha scritto:

Mentre molto interessante e' COAR Next generation repositories, 

 

si è molto interessante. Il report del gruppo di lavoro è pubblicato qui https://www.coar-repositories.org/files/NGR-Final-Formatted-Report-cc.pdf .

Se non IRIS, cosa si propone realisticamente in Italia?

 

si propone un discorso organico, e chi ci sta lavorando da anni sta cercando di far colloquiare MIUR, CRUI, ANVUR e soprattutto di fare formazione a tutti i livelli perche' in molti atenei la Open Science e' del tutto sconosciuta o  misocnosciuta.

IRIS non e' solo un IR ma anche un CRIS. E' largamente sotto-utilizzato. Il primo passo e' farlo utilizzare correttamente facendo capire le loghiche della Open Science che stanno prima di ogni tecnicalita'.

 

La OS European platform? Open Edition? Le University press che, tuttavia, non sono tutte OA? E poi? Zenodo per i data?

 

Ognuno ha il suo canale. Non si puo' dare una rispsota unioca che e' chiaramente semplicistica e non serve a nessuno.

 

Una pluralità di canali (sui data per esempio so che si stanno cercando anche soluzioni alternative ad IRIS) 

 

nessuno ha mai consigliato di mettere i dati in IRIS, almeno dal 2015 (vedere intervento di Peter Murray Rust al nosto workshop di Bologna).

 

e di risposte mi sembra una cosa sensata 


!

 

ma IRIS non possiamo oscurarlo

 

ma, ripeto, chi l'ha mai detto? 


 

per quanto piaccia poco a chi fa open science.

 

ma chi fa open science in Italia????
 

 

Maria

 

 

Il giorno 23 aprile 2018 11:53, Elena Giglia <elena.giglia a unito.it> ha scritto:

 

 

Il giorno 23 aprile 2018 11:28, Maria Cassella <maria.cassella a unito.it> ha scritto:

Cara M.Chiara e tutti,

questa è la mia opinione. 

Data la fatica enorme ed i costi (umani) per le strutture pubbliche e dato il nesso forte tra valutazione della ricerca

 

in quali strutture? di che cosa si sta parlando? 
 

e OA che non ha portato in benefici sperati 

 

in che senso, di nuovo?
 

penso si possa guardare con curiosità e interesse all'iniziativa. Se non altro qualcosa si muove; in quale direzione (positiva o negativa per la scienza aperta) si vedrà.

 

direi che "se positiva o negativa" dopo dieci anni di bla bla mi sembra molto riduttivo. Bisogna porre le condizioni perche' sia positiva, e fare molta attenzione a che tutto il processo non venga "fagocitato" come sta accadendo cone le APC e i big deals

 

Se guardiamo indietro considerando ciò è già avvenuto con la conservazione digitale si vede che i progetti che funzionano vedono le biblioteche e gli editori collaborare. 

Dipende con quali criteri. Per me pagare APC spropositate non e' collaborazione.

Se invece le regole sono fissate dalla comunita' e anche gli editori commerciali collaborano, va bene (e' il criterio di EOSC e del bid pe rla OS publishing plaftrom europea)

 

Anche Google è un caso interessante: dapprima malvisto dalle biblioteche è poi diventato un potente alleato.

Insomma la storia della Scholarly communication qualcosa dovrebbe insegnare. Il rischio è che le biblioteche restino escluse senza essere in grado di proporre alternative altrettanto allettanti..

 

Il problema non sono le biblioteche ma i ricercatori. E andrebbero coinvolti anche i gruppi di negoaziazione, come si diceva in altri threads, cosa che in Italia sembra un po' difficile.

La domanda che dovremmo porci serenamente è: quanto è allettante IRIS per i ricercatori?

 

Molto poco. Ma nessuno ha proposto di usare IRIS. E la domanda ce la siamo posta gia' da qualche anno, in molte sedi e a molti livelli.

Mentre molto interessante e' COAR Next generation repositories, dove e' detto chiaramente che i repositories del futuro vanno totalmente ripensati, perche' al momento non fanno altro che replicare/essere specchio del sistema attuale. Ci stanno lavorando, c'e' Herbert con loro, e quindi ho molta fiducia.
Repositories+preprint+open notebooks possono essere una soluzione. Non certo IRIS, che e' stata una enorme occasione sprecata, come ben sa chi ci lavora ogni giorno.

 

 

Ciao

Maria

 

Il giorno 23 aprile 2018 10:40, Maria Chiara Pievatolo <mariachiara.pievatolo a unipi.it> ha scritto:

On 23-04-2018 10:22, Maria Cassella wrote:

Di ieri è la notizia che Springer Nature, Cambridge University Press e
Thieme collaboreranno con ResearchGate per lo scambio legale di articoli
scientifici.

La leggete qui:
https://www.researchgate.net/blog/post/springer-nature-cambridge-university-press-thieme-and-researchgate-announce-new-cooperation-to-make-it-easier-to-navigate-the-legal-sharing-of-academic-journal-articles
.


Vale la pena leggere anche questo:
https://www.researchgate.net/blog/post/researchgate-welcomes-cooperation-agreement-with-three-major-scientific-publishers

"Since its inception ten years ago, ResearchGate has been a leader in **Open Science**, the public sharing of scientific research online. "

Qui il commento di Aisa: https://twitter.com/Aisa_OA/status/987337907055755264

La sfida si sposta sull'infrastruttura: pubblica o privata? Centralizzata o decentralizzata?

http://bjoern.brembs.net/2018/01/why-academic-journals-need-to-go/

Che cosa succederebbe, infatti, se magicamente sparisse il sistema di valutazione che ha portato al feticismo dei core journals e si affermasse un sistema di pubblicazione plurale, diffuso e non-profit come quello suggerito da Stefano Salvia nel suo ultimo messaggio, *ma* valorizzato da piattaforme *private* e centralizzate?

A presto,
MCP







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