[Oa-italia] OA big deal peggio degli abbonamenti?

Stefano Salvia s.salvia7 a gmail.com
Gio 19 Apr 2018 16:37:08 CEST


A mio avviso l'unica via di uscita su larga scala per garantire un OA
totalmente gratuito sia per gli autori che per i lettori è l'in-house
publishing, perché è impossibile in ambito scientifico-accademico e
valutativo prescindere dal prestigio della sede editoriale (le
Philosophical Transactions della Royal Society sarebbero diventate tali
anche se non fossero state pubblicate dalla Royal Society, solo in virtù
del merito scientifico dei contributi pubblicati e/o del prestigio
personale e istituzionale dei contributori?). Al contempo, le riviste OA
totalmente free attualmente esistenti possono permettersi di esserlo o
perché piccole e gestite "artigianalmente" (ma professionalmente) da
scholars-volontari che non hanno bisogno di fare profitti, o perché
sostenute a livello finanziario-istituzionale.

D'altronde come ho scritto altrove non esiste un vero "Fair" Gold OA, nella
misura in cui comunque soldi pubblici alimentano profitti privati.

Se vogliamo che l'OA completamente free diventi la norma e non l'eccezione,
liberandoci una volta per tutte sia dalle subscriptions che dalle APC, non
vedo alternativa migliore all'in-house publishing, con le maggiori
University Presses e University Libraries che avocano a sé l'intero
processo editoriale, internalizzando la pubblicazione di core journals e
restituendo alla comunità accademico-scientifica degli esperti (già
retribuiti per il loro lavoro dalle istituzioni di appartenenza e) il pieno
controllo della produzione, validazione e pubblicazione degli articoli.

Certo, le maggiori Presses istituzionali internazionali non devono però
trasformarsi a loro volta in corporate publishers à la Elsevier, altrimenti
ricadiamo nello stesso meccanismo e ci ritroviamo con Cambridge University
Press che agisce esattamente come loro, imponendo subscriptions e/o APC.
Questo è il punto debole/critico della proposta, perché in un sistema
capitalista (fino a prova contraria), quando una qualsiasi attività
economicamente rilevante (e la pubblicazione di core journals scientifici e
la soprattutto gestione dei relativi metadati lo è eccome) supera una certa
soglia critica di dimensione, è spinta a ristrutturarsi in forma societaria
per azioni e quindi a diventare una corporation, in questo caso "spin-off"
universitario-istituzionale. Deve essere chiaro che l'in-house publishing
va interamente sostenuto dal finanziamento (pubblico innanzitutto ed
eventualmente anche privato) delle istituzioni accademiche e di ricerca,
perché solo questa è la garanzia di una totale separazione tra logica del
prestigio scientifico (e annessa logica valutativa) e logica del mercato
editoriale.

In quest'ottica i publishers commerciali potrebbero comunque giocare un
ruolo "residuale" come providers di servizi editoriali alle University
(/Library) Presses.

Stefano

Il giorno 16 aprile 2018 18:44, Tessa Piazzini <tessa.piazzini a unifi.it> ha
scritto:

> Continuo a sostenere da sempre che se non usciamo dal circolo vizioso
> della valutazione basata sul "prestigio della sede editoriale" in cui si
> pubblica, il problema non si risolverà mai.
> Anzi, lo scenario di un passaggio da un modello "reader pays" ad un
> modello "author pays", in un contesto basato sul "publish or perish", mi
> sembra particolarmente pericoloso: se attualmente il document delivery, le
> clausole di "fair use" e mezzi più o meno leciti aiutano a recuperare
> articoli anche in mancanza di sottoscrizioni, come garantire il diritto (e
> la necessità) di pubblicare di un autore in caso di aumento indiscriminato
> delle APC, se questo diventerà il modello commerciale dominante?
>
> Tessa Piazzini
> Responsabile del Servizio di informazione e comunicazione all'utenza
> Biblioteca Biomedica http://www.sba.unifi.it/biomedica
> Responsabile Gdl SBA per l'accesso aperto e il supporto alla valutazione della ricerca
> Membro della Commissione di Ateneo per l'accesso aperto ai prodotti della ricerca
> Università degli studi di Firenze
> Largo Brambilla 3
> 50134 Firenze
> tel. 055 2751375/1370
> fax 055 2751382
> e-mail: tessa.piazzini a unifi.it
> Blog Bibliomedica In-forma: www.bibliotecabiomedica.wordpress.com
>
> Il 13/04/2018 14:15, Elena Giglia ha scritto:
>
> Buongiorno
> vi segnalo questo blog post di Bjoern Brembs, come al solito pungente:
> http://bjoern.brembs.net/2018/04/why-open-access-big-deals-
> are-worse-than-subscriptions/
>
> Impossibile riassumere... da leggere e discutere!
> cari saluti
> eg
>
> --
> dr. Elena Giglia
> Unità di progetto Open Access
> Direzione Ricerca e Terza Missione
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