[Oa-italia] Elsevier e la transizione all'Open Access

Stefano Salvia s.salvia7 a gmail.com
Gio 5 Ott 2017 00:04:26 CEST


Grazie per la risposta dedicata, c'è sempre da imparare qualcosa di nuovo
su noi stessi. :-))

Stefano Salvia

Il 3 ott 2017 22:35, "Maria Chiara Pievatolo" <
mariachiara.pievatolo a unipi.it> ha scritto:

> On 03-10-2017 15:00, Stefano Salvia wrote:
>
> Meglio un oligopolio in cui tutti possono leggere ma solo pochi possono
>> pubblicare, o un oligopolio in cui tutti possono pubblicare ma solo pochi
>> possono leggere (se proprio dobbiamo scegliere tra due mali, essendo in
>> entrambi i casi in regime di oligopolio commerciale, che è il vero
>> problema
>> alla radice)?
>>
>
> Il fatto stesso che venga posto il dilemma in questi termini - è meglio
> leggere gratis oppure scrivere gratis? - indica che nella valutazione della
> ricerca esiste una discrepanza fra il leggere e lo scrivere degna di una
> vecchissima freddura sui carabinieri, i quali girerebbero sempre in coppia
> perché uno sa leggere e l'altro sa scrivere.
>
> I ricercatori non sono carabinieri: devono poter  - e saper - leggere per
> conoscere e discutere quanto fanno gli altri e devono poter - e saper -
> scrivere per far conoscere e discutere le proprie ricerche.  Se si dice: è
> più importante scrivere che leggere, è chiaro che questa scrittura
> carabinieresca, essendo senza lettura e senza discussione, ha molto più a
> che vedere con la carriera che con la scienza. Viceversa, se si dice che è
> più importante leggere che scrivere, questa lettura, altrettanto
> carabinieresca, riguarda, molto più che la scienza, una sua fruizione
> passiva o, se va bene, applicativa.
>
> Non lo chiedo ai dottorandi, naturalmente, che non portano la
> responsabilità di colpe altrui: ma a me sembra che noi, se non fossimo
> carabinieri da barzelletta ma ricercatori e amministratori di enti di
> ricerca consapevoli, dovremmo rifiutare questo dilemma: un sistema di
> pubblicazione *scientifica* non è tale se non rende possibile a tutti
> leggere e scrivere *allo stesso modo*.
>
> Si obietterà: utopia! Come fare a meno delle economie di scala capitaliste
> dell'editoria commerciale? Rispondo: sarebbe perfettamente possibile farne
> a meno, in un sistema in cui leggere e scrivere fossero in equilibrio:
> attualmente, anche senza un'infrastruttura pubblica coerente (non parlo,
> qui, dei progetti dell'UE) esistono gli archivi aperti, esistono gli
> overlay journals, esistono iniziative come SJS, esistono moduli per la
> revisione paritaria aperta. Ed è già possibile creare una piattaforma ad
> accesso aperto europea semplicemente federando l'esistente:
>
> http://blogs.lse.ac.uk/impactofsocialsciences/2017/04/10/
> rather-than-simply-moving-from-paying-to-read-to-paying-
> to-publish-its-time-for-a-european-open-access-platform/
>
> Dell'editoria commerciale, insomma, si potrebbe benissimo senza, sul piano
> economico e tecnologico, in particolare nelle scienze umane (
> https://btfp.sp.unipi.it/it/2017/06/ri-viste/). Nella stessa età della
> stampa, del resto, la pubblicazione scientifica è rimasta per molto tempo
> di nicchia e sovvenzionata, per l'esiguità del suo mercato. Il problema non
> sta nell'economia: sta nei sistemi di valutazione della ricerca, in Italia
> addirittura imposti da autorità di indiretta emanazione del potere
> esecutivo, che schiacciano i giovani ricercatori e a cui i professori si
> piegano *pur potendone fare a meno*.
>
> Alla fine il vero male da combattere, dal mio punto di vista di ricercatore
>> precario, sono le riviste OA predatorie che spuntano ogni giorno come
>> funghi e purtroppo accalappiano molti colleghi ingenui e desiderosi di
>> pubblicare
>>
>
>
> Siffatte riviste hanno successo proprio perché i giovani ricercatori sono
> educati a una scrittura da carabinieri delle barzellette. L'open access, in
> tutto questo, è puramente accidentale: le riviste predatorie rispondono,
> semplicemente, a un'esigenza di scrivere *per conto terzi* indotta dal
> sistema di valutazione.
>
> e che non hanno ancora capito che sei tu potenziale autore a
>> dover cercare le riviste e gli editori, non il contrario!
>>
>>
> Ecco un altro effetto del sistema: ricercatori convinti di valere così
> poco da credere che una rivista (o un editore) seria sia per definizione
> quella a cui bisogna prostrarsi, perché è un indicibile onore offrirgli il
> nostro lavoro senza essere pagati e qualche volta addirittura pagando di
> tasca nostra.
>
> Questo messaggio è una risposta a Stefano Salvia, ma non intende affatto
> criticare Stefano Salvia, bensì le persone e le strutture che impediscono
> nei giovani - e anche, e in questo caso per loro colpa, nei vecchi -  lo
> sviluppo dello spirito di una stima razionale del proprio valore e della
> vocazione di ogni essere umano a pensare da sé.
>
> Scusatemi per il moralismo.
>
> A presto,
> MCP
>
>
> --
> Maria Chiara Pievatolo
> Dipartimento di Scienze politiche Università di Pisa
> Via Serafini 3 56126 Pisa (Italy)
> +39 050 2212479
> http://btfp.sp.unipi.it https://twitter.com/btfp1
> https://twitter.com/MCPievatolo
> https://people.unipi.it/mariachiara_pievatolo/
> _______________________________________________
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