[Oa-italia] I: R: Re: Quanto manca la formazione Open access

cinzia_martone a libero.it cinzia_martone a libero.it
Mer 10 Maggio 2017 12:05:56 CEST



Come sempre accade in Italia, la logica commerciale appare quella "virtuosa"  a danno della diffusione reale e senza fini di lucro della conoscenza. I tempi attuali richiedono a noi bibliotecari e agli studiosi nuove conoscenze e competenze che consentano di analizzare lo scenario dell'editoria alla luce dei diritti e doveri degli attori coinvolti e delle importanti conseguenze che alcune scelte hanno dal punto di vista economico e nei confronti dell'avanzamento della ricerca stessa.Sarebbe auspicabile da un lato l'auto-formazione e dall'altro la sensibilità degli organi di vertice a organizzare una seria formazione sulle tematiche in oggetto negli Atenei.
Cinzia Martone
Cinzia Martone
Università Federico IiBiblioteca di Area Architettura
www.biblioarchitettura.unina,it


Da: "Ezio Tarantino" <ezio.tarantino a uniroma1.it>

Data: 10/05/2017 10.57

A: "Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto"<oa-italia a openarchives.it>

Ogg: Re: [Oa-italia] Quanto manca la formazione Open access



Cara Elena, ti stupisci? Io no.Sono anni che vado dicendo che le cose potranno cominciare a cambiare esclusivamente in presenza di azioni violente e coercitive rigorosamente top-down. C'è ancora una drammatica sproporzione fra il numero dei bibliotecari e dei docenti coinvolti. E' indispensabile e opportuno che bibliotecari e tecnici se ne continuino ad occupare, ma se si vogliono ottenere risultati bisogna farlo in incognito, diventando trasparenti, fingendo che le cose siano state decise da qualcun altro. Non vedo altra strada.
Ezio
Il giorno 10 maggio 2017 09:22, Elena Giglia <elena.giglia a unito.it> ha scritto:
Buongiorno,
solo per raccontarvi di alcuni scambi deliranti avvenuti ieri sulla pagina ROARS di Facebook.
A un ricercatore che voleva capire come funzionasse IRIS e che astiosamente diceva "perché io mica voglio cedere i miei diritti al mio ateneo" ho cercato di spiegare che IRIS e' un mezzo per disseminare i propri lavori - pagati con fondi pubblici - e che, in ogni caso, trovo strano stracciarsi le vesti per cedere i diritti a una istituzione che dissemina senza scopo di lucro quando invece li si cedono a occhi chiusi ai grandi editori internazionali che poi ci lucrano il 38%.
Apriti cielo.
Nei commenti, ignoranza totale, fra chi si fa bello del fatto di non mettere in IRIS il pdf perche' "non possono mica costringerci a violare il copyright io" a chi ha un astio totale verso il sistema di valutazione e verso gli atenei che non pagano borse di dottorato. 
Forse se qualcuno avesse spiegato loro che in IRIS si puo' mettere solo la versione consentita, e che IRIS serve non solo per l'odiato MIUR/ANVUR ma anche per rendere visibile, utile e riusabile il proprio lavoro, saremmo tutti qualche passo piu' avanti.
Sono anni che ripeto che la formazione su questi temi e' essenziale, soprattuto in Italia dove siamo indietro su tutto. Abbiamo cercato di organizzare corsi sugli Open data, l'ultimo dei quali come sapete sara' a Milano il 24 e 25. Ma se manca la formazione capillare negli Atenei, serve a poco.
IRIS sarebbe stata un'occasione perfetta per organizzare corsi nazionali sull'Open Access/Open Science (come proposto in piu' sedi). Sprecata.
Abbiamo uno strumento che puo' fare da vetrina alla intera produzione nazionale, sprecato e inutilizzato perche' i ricercatori si rifiutano di inserire i prodotti per fare un dispetto a MIUR/ANVUR.
Situazione assurda. Sarebbe stato compito di chi crede nella Open science evitare che accadesse.
Buona giornata
eg


-- 
dr. Elena Giglia
Unità di progetto Open Access
Direzione Ricerca e Terza Missione
Universita' degli Studi di Torino
tel. +39.011.670.4191
www.oa.unito.it 



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