[Oa-italia] Fwd: Perchè academia.edu e research.gate NON sono un OA repository e non rispondono alle policy OA

Andrea Zanni zanni.andrea84 a gmail.com
Ven 29 Gen 2016 12:04:58 CET


2016-01-29 11:34 GMT+01:00 Andrea Marchitelli <a.marchitelli a cineca.it>:

> 2. dall'altra, non ho ancora capito se ci siano e quali siano
> funzionalita' che rendono questi servizi "migliori" (piu' efficienti, piu'
> simpatici, piu'...) dei repository istituzionali, che solo per il fatto che
> li si chiami cosi' li rende gia' un po' meno simpatici :)
>
> A me pare evidente che sul secondo piano, che e' quello che mi interessa
> di piu', ci sia un elemento che rende incomparabili i due servizi, a
> vantaggio dei secondi. I repository sono "dell'istituzione", i network sono
> disciplinari (al limite, raggruppano tutte le discipline) e le istituzioni
> sono solo un modo di recuperare le istituzioni. Insomma, li' posso seguire
> tutti gli esperti di un certo ramo, indipendentemente da dove lavorino,
> perche' il sistema mette insieme dati in maniera unitaria.
> PLEIADI fa un po' lo stesso lavoro (certo, limitato alla sola Italia) ma i
> dati di accesso non sono certo quelli di academia o researchgate...
>


Il fatto che questi social non abbiano "limiti" (nè disciplinari nè
geografici) è sicuramente un vantaggio indiscutibile. La mia impressione è
che i repository disciplinari tendenzialmente sono sempre stati molto più
invitanti per i ricercatori (arxiv ne è l'esempio principe): inoltre, lo
stesso arxive non è solo di fisica, ma in generale hard science.
Essere aperti significa che le persone possono trovare *quello che
vogliono*, non solo roba di colleghi di dipartimento o in generale studiosi
italiani.
Inoltre, credo che semplicemente il ricercatore (ma io non lo sono, quindi
è un'ipotesi) sia interessato sia alle idee che alle persone (che sono
ovviamente due variabili legate fra loro).
Academia.edu assomiglia a qualcosa che conoscono bene (Facebook o Twitter),
ha una politica molto aggressiva di alert, punta moltissimo alla "vanità"
accademica (anche in senso buono: quanto sei visibile, chi ti cerca, quanti
ti scaricano), e cerca costantemente di tenerti dentro. Più stai più lo usi
più quello spazio ti sembra tuo. E' un circolo virtuoso (per loro), tutto
il web è basato sul principio della "dipendenza" (da notifiche, da
visibilità, ecc.). Hanno applicato la lezione di Facebook (vincente, per
quanto assolutamente spregiudicata) al non meno vanitoso mondo accademico.

Andrea
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