[Oa-italia] Perchè academia.edu e research.gate NON sono un OA repository e non rispondono alle policy OA

Giovanna Frigimelica (UniCA) g.frigimelica a unica.it
Ven 29 Gen 2016 09:31:44 CET


La cosa che personalmente mi lascia più perplessa è che il tempo per
caricare un lavoro su Academia e similari e il tempo per caricarlo su IRIS
non sono poi così diversi. Però sempre più spesso anche io mi sento dire
"l'ho caricato lì non lo ricarico su IRIS" (mi è pure capitato di vedere
full text scaricati da Academia o Researchgate e caricati in IRIS, argh).
Capisco che tutta la questione dei depositi istituzionali sia arrivata in
un momento difficile e incasinato (almeno così è stato per noi!) però una
volta che è chiaro il contesto in cui ci muoviamo, credo sarebbe utile
anche uno sforzo da parte degli autori. Una SCELTA: non rinuncio alle
possibilità social etc. che mi danno questi strumenti, ma lì carico solo i
metadati, mentre il testo completo lo carico nell'archivio istituzionale
della mia università (che, lo dico incidentalmente ma non va dimenticato, è
il soggetto che mi ha consentito di fare quella ricerca!) e quindi
garantisco conservazione, interoperabilità, etc.
Buona giornata,
Giovanna

Il giorno 29 gennaio 2016 09:13, Elena Giglia <elena.giglia a unito.it> ha
scritto:

> Gentile Angela,
> il problema non e' leggere su Academia, ma depositare i lavori. Se avete
> firmato un contratto di cessione dei diritti, non lo potete fare, e sempre
> piu' editori su SHERPA Romeo stanno esplicitando il divieto di depositare
> sui social networks.
> Elsevier nel 2013 chiese e ottenne la rimozione di tutti i suoi pdf
> indebitamente postati.
> Inoltre, sono sitemi "fintamente" aperti, come ricordato, perche' non
> permettono nessun tipo di harvesting da parte di altri, vendono pubblicita'
> ecc ecc.
> Ora, il problema e' proprio questo: perche' Academia e Research Gate
> funzionano, gli autori sono disposti a violare il copyright, depositano
> senza che nessuno glielo chieda, senza bisogno di regolamenti?
> Appunto perche' offrono i servizi che i repositories istituzionali non
> offrono, e perche' sono facili da usare. Perche' sono social, e sono utili
> a creare gruppi, seguire colleghi con interessi di ricerca affini ecc ecc.
> Ho molta fiducia che con IRIS le cose cambino in meglio.
> Tutto quanto lei dice nel primo paragrafo (facilita' di reperimento su
> google, possiblita' di ricerche ecc) c'e' gia' anche nei repositories, che
> hanno il vantaggio di rispettare le regole di copyright, di conservare, di
> mettere a disposizione di tutti i dati (intendo lato macchina, per
> l'harvsting) ecc ecc.
> Manca tutta la parte social/servizi/feedback sull'uso, ed e' questo che
> viene percepito come esigenza, visto che academia e research sono
> indubbiamente molto piu' utilizzati dei repositories e sono entrati (come
> doveva invece essere per i repositories) nella pratica quotidiana dei
> docenti.
> Buona giornata
> Elena
>
> Il giorno 28 gennaio 2016 12:04, Angela Maria Nuovo <angela.nuovo a uniud.it
> > ha scritto:
>
>> cari tutti,
>>
>>
>> non ho capito perche' leggere le pubblicazioni su Academia anziche'
>> andarsi a cercare i metadati e gli abstract sugli IR delle universita' sia
>> segno di vanita' e pigrizia. Uno dei servizi piu' importanti di Academia
>> sono le notifiche quotidiane delle pubblicazioni che i colleghi (io ne ho
>> centinaia nella mia rete) mettono a disposizione. Che meraviglia poterseli
>> leggere subito, senza andare in biblioteche che per farti vedere una
>> rivista ci mettono anche una settimana! (non scendo in dettagli, ma mi
>> capite). O sui siti commerciali delle riviste, che per un articolo ti
>> chiedono una cifra spropositata! (che tuttavia, sono stata costretta piu'
>> volte a pagare ) Inoltre, agli articoli su Academia si arriva anche da una
>> semplice ricerca su Google.
>>
>>
>> Dopo molte titubanze (non capivo bene come funzionasse) anch'io ho
>> caricato le mie pubblicazioni e lo faccio regolarmente, per spirito di
>> reciprocita' e desiderio di condivisione.
>>
>> Non ho capito inoltre perche' i dati sul numero di persone che leggono
>> ogni pubblicazione dovrebbero essere falsi: io ho pubblicazioni (ho
>> controllato adesso) con 30 lettori e altre con 400; questo dato invece per
>> me potrebbe anche essere interessante anche se (come si suol dire) non mi
>> faccio dettare l'agenda della ricerca nemmeno dai miei pari.
>>
>>
>> Tramite Academia ho potuto dare una scorsa alle numerose pubblicazioni
>> della collega Pievatolo, che ignoravo (dal punto di vista disciplinare
>> siamo distanti), trovando invece diversi testi di mio interesse,e anzi la
>> ringrazio per essere presente anche li'.
>>
>> Limiti di Academia ce ne sono parecchi, e per me uno dei piu' gravosi e'
>> che (almeno per la mia esperienza) pochissimi colleghi anglo-americani vi
>> partecipano. Saranno forse su altre piattaforme, pero' a me manca il tempo
>> per fare un'inchiesta.
>>
>>
>> So bene che il movimento OA e' un'altra cosa e che vuole affrontare in
>> modo sistematico e ottimale tutti i problemi connessi alla condivisione
>> della ricerca e alla sua conservazione. C'e' da dire che quel che si mette
>> in Academia e' di regola stato pubblicato altrove (ad es., riviste cartacee
>> tradizionali) e in quel formato dovrebbe essere conservato. Quando Academia
>> iniziera' a dare dei problemi anziche' dei vantaggi me ne andro'
>> immediatamente. Ma per il momento, se i ricercatori e i professori vanno in
>> direzioni alternative all'OA istituzionale, ovvero vanno dove
>> pragmaticamente trovano migliori risposte ai loro quotidiani problemi,
>> denigrarli perche' lo fanno non e' la soluzione.
>>
>>
>> Saluti,
>>
>> Angela Nuovo
>>
>>
>> Angela Nuovo
>>
>> Università degli Studi di Udine
>>
>>
>> ------------------------------
>> *Da:* oa-italia-bounces a openarchives.it <
>> oa-italia-bounces a openarchives.it> per conto di Andrea Zanni <
>> zanni.andrea84 a gmail.com>
>> *Inviato:* giovedì 28 gennaio 2016 11.14
>> *A:* Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto
>> *Cc:* Roberto Caso
>> *Oggetto:* Re: [Oa-italia] Perchè academia.edu e research.gate NON sono
>> un OA repository e non rispondono alle policy OA
>>
>> La discussione è molto divertente e stimolante, grazie a tutti.
>>
>> Permettetemi un gioco: qui sotto scriverò un'opinione MOLTO provocatoria,
>> che non rispecchia totalmente neanche la mia di opinione. Però mi è venuto
>> in mente leggendo il messaggio di Roberto e di Stefano, e ritengo che possa
>> essere interessante estremizzare un po', per vedere se abbiamo risposte a
>> certe "sensazioni".
>>
>> ---
>>
>> Non sarà che, come bibliotecari, ci siamo concentrati troppo su un
>> discorso "infrastrutturale" (preservazione, metadati, repo istituzionali)
>> che di fatto ha poi perso di vista il web, le community di ricercatori e le
>> loro esigenze e desideri e anche pigrizie?
>>
>> Sono assolutamente d'accordo con Roberto quando dice che a volte
>> idealizziamo la comunità scientifica. È la scienza ad essere collettiva,
>> collaborativa, aperta.
>> I ricercatori no: vivono in un mondo altamente competitivo in cui le
>> risorse (tempo, soldi, volontà) sono scarse, e con quelle poche risorse
>> devono sopravvivere.
>> Di più, il sistema accademico funziona in maniera tale che la carriera
>> universitaria è direttamente condizionata dalla produzione scientifica:
>> quello che loro producono influisce sul loro futuro e il loro (eventuale)
>> stipendio.
>> Se ci pensiamo un attimo, è incredibile come un risultato puramente
>> teorico come la bibliometria sia riuscito ad influenzare così tanto il
>> mondo e le sue dinamiche... Ci sarebbe da essere orgogliosi della scienza
>> bibliotecaria (se le cose non fossero andate così male).
>> Mi pare il primo vero esempio di algoritmo che cambia le vite (prima di
>> Google, che in parte fa esattamente la stessa cosa).
>>
>> Questo, IMHO, è l'unica spiegazione per il corto circuito logico che è
>> l'industria editoriale accademica.
>> Dico spesso che solo i professori universitari potevano essere così
>> "stupidi" (perdonate la battuta) per infilarsi in un vicolo cieco circolare
>> come questo.
>> (vedasi http://aubreymcfato.com/2013/01/15/how-to-exploit-academics/)
>> <http://aubreymcfato.com/2013/01/15/how-to-exploit-academics/>
>> How to exploit academics
>> <http://aubreymcfato.com/2013/01/15/how-to-exploit-academics/>
>> aubreymcfato.com
>> I have an ingenious idea for a company. My company will be in the
>> business of selling computer games. But, unlike other computer game
>> companies, mine will never have to hire a single programmer, ga...
>>
>>
>>
>> Sono i creatori, i revisori e i fruitori del prodotto della ricerca, e
>> riescono di fatto a lavorare gratis per un'industria editoriale che gli
>> impacchetta quello che loro producono e revisionano e poi fanno comprare
>> dalle loro università.
>>
>> Ai ricercatori nulla interessa del copyright, come del resto a nessuno al
>> mondo. Interessa solo ad avvocati e wikipediani.
>> La legislazione sul copyright è obsoleta per quello che riguarda il
>> digitale, e in quanto obsoleta è violata continuamente, ovunque. In tutti i
>> siti, da tutte le fasce d'età.
>> I ricercatori universitari non fanno certo eccezione.
>> In questo senso, è stata probabilmente inefficace l'advocacy fatta per
>> anni ai ricercatori a riguardo, perchè a loro non interessa, di fatto; è
>> visto come un ostacolo e altro lavoro e una roba complicata che non
>> vogliono gestire.
>> Trovo illuminante la mail di Stefano a riguardo: la parte sociale, umana,
>> personale di sistemi come Academia e RG ha stravinto su tutte le nostre
>> paturnie sulle licenze, sui colori di Sherpa/romeo, sul protocolli di
>> trasmissione dei metadati, sull'insistenza degli archivi istituzionali.
>> Continuo a credere, personalmente, che queste siano cose importanti, ma che
>> forse servono a qualcun altro (appunto, Academia.edu e RG, che
>> evidentemente sfruttano i repositories per prendere i PDF).
>>
>> Forse, l'advocacy migliore al momento potrebbe essere spingere perchè
>> questi social sceintific networks si impegnino a favorire licenze come le
>> creative commons, rispettandole quando sono presenti all'origine e
>> promuovendo il loro uso per i nuovi articoli. D'altronde loro ci
>> guadagnerebbero comunque (perchè sono la piattaforma su cui la gente
>> arriva).
>>
>> Andrea
>>
>>
>>
>>
>> 2016-01-28 7:19 GMT+01:00 Roberto Caso <roberto.caso a unitn.it>:
>>
>>> Discussione interessante.
>>> Tema complesso.
>>> Provo a svolgere alcune semplici e provocatorie considerazioni.
>>> 1) Internet, OA rapporti tra stato, comunità scientifica e mercato.
>>> 2) Violazione del copyright.
>>> 3) Etica e progresso.
>>>
>>> 1) Internet, OA rapporti tra stato, comunità scientifica e mercato. Ci
>>> stiamo accorgendo che nel mondo della scienza in Rete e dell’OA sta
>>> accadendo quello che è accaduto già da molto tempo a Internet. Il ruolo
>>> degli attori commerciali e del profitto diventa sempre più importante. Non
>>> c’era da meravigliarsi. Ma la domanda di fondo è possiamo fare a meno del
>>> mercato e del profitto su Internet? Forse sì, ma dovremmo cambiare la
>>> nostra società e i suoi fondamenti economici. Oggi scopriamo quasi con
>>> meraviglia che Academia.edu vuole fare profitto sulle “nostre”
>>> pubblicazioni. Ohibò! Ma non dovevamo prima chiederci se Google rappresenta
>>> una delle più importanti porte di accesso ai nostri repositories? E Google
>>> agisce per beneficenza? Dunque vanno benissimo la conoscenza, la
>>> consapevolezza e lo spirito critico verso i social network scientifici, ma
>>> non perdiamo la visione d’insieme.
>>>
>>> 2) Violazione del copyright. Academia.edu e ResearchGate sono meno
>>> attenti dei repostiories istituzionali al rispetto del copyright. Ma chi è
>>> attento al rispetto del copyright? I singoli ricercatori o le istituzioni
>>>  come le università e le biblioteche? Facile risposta, le seconde perché
>>> sono maggiormente integrate nel sistema statale e più esposte. I
>>> ricercatori spesso violano il copyright per motivi meschini o per nobili
>>> ragioni (v. Aaron Swartz). Un dettaglio: la pratica di scambiarsi i file
>>> via email non salva di per sé dalla violazione del copyright. Se l’autore è
>>> legato a un contratto che impedisce la distribuzione e la comunicazione, lo
>>> scambio via email è violazione del copyright. L’unica differenza rispetto a
>>> uno scambio su un social network è nel fatto che lo scambio è meno visibile.
>>>
>>> 3) Etica e progresso. In questa storia abbiamo fatto un’altra scoperta
>>> clamorosa. Ohibò!Ohibò! Abbiamo scoperto che molti scienziati pensano più
>>> alla propria visibilità e al proprio successo (contemplano con
>>> soddisfazione o frustrazione i rankings generati da Academia, RG, SSRN ecc.
>>> ecc.) che alla ricerca della verità. Insomma non sono molto diversi da
>>> coloro che usano i social networks generalisti per mera vanità. Anzi forse
>>> sono peggio (visto quel che si legge su plagio, falsificazione dei dati,
>>> reti citazionali costruite ad hoc ecc.). E abbiamo anche scoperto che su
>>> Academia.edu & C. violano allegramente il copyright, ma magari non
>>> sanno nemmeno esattamente cos’è il copyright e magari non sanno chi era
>>> Aaron Swartz e non si sognano nemmeno di fare una battaglia pubblica per
>>> cambiare la legge sul copyright. Ma allora potremmo approfondire la cosa e
>>> chiederci: le università che ospitano i nostri cari repositories
>>> istituzionali hanno mai fatto vere battaglie per cambiare in meglio la
>>> legge del copyright? E le università cosa stanno facendo sul piano della
>>> valutazione, alimentano comportamenti virtuosi, spingono alla cooperazione
>>> e alla solidarietà? Non è che abbiamo un’idea “romantica” della comunità
>>> scientifica, dei ricercatori e delle istituzioni accademico-scientifiche?
>>> La commercializzazione della ricerca scientifica e l’esasperata
>>> competizione indotta dall’ideologia imperante sta iniettando massicce dosi
>>> di veleno nel mondo scientifico e accademico. Ma il male è antico e
>>> profondo. E l’odierna forza di resistenza nulla. Oggi ci accorgiamo che
>>> Academia.edu fa “concorrenza sleale” ai nostri cari bravi vecchi
>>> repositories senza scopo di profitto, ma anche prima dell’ingresso dei
>>> social network scientifici nella concorrenza tra OA e canali di
>>> pubblicazioni ad accesso chiuso (per profitto) vincevano i secondi. Ma poi
>>> potremmo andare anche oltre e chiederci se un domani le università avranno
>>> il controllo fisico dei data center che ospitano i repositories
>>> istituzionali. In altri termini, non c’è il pericolo che in ragione della
>>> “razionalizzazione” e della “spending review” si esternalizzino le
>>> infrastrutture che custodiscono i dati scientifici?
>>>
>>> Il rischio maggiore - che ho più volte denunciato pubblicamente - è che
>>> nel mondo dell’accesso aperto si ricreino posizioni oligopolistiche,
>>> addirittura più forti del passato. C’è il rischio che il pluralismo dei
>>> luoghi di comunicazione e di uso pubblico della ragione si riduca.
>>> Come diceva uno dei cattivi più riusciti della storia del cinema:
>>> "infinite cose da fare… e così poco tempo” ;)
>>>
>>> A presto,
>>> Roberto
>>>
>>>
>>> Il giorno 27/gen/2016, alle ore 13:17, Paola Galimberti <
>>> paola.galimberti a unimi.it> ha scritto:
>>>
>>> Sono molto d'accordo con quanto dici Andrea (Marchitelli), e oltre a
>>> suggerire la lettura attenta del post dei colleghi americani che mettono a
>>> confronto le diverse caratteristiche degli strumenti vi consiglio di
>>> leggere il post di questo ricercatore dell'università di Amsterdam dal
>>> titolo suggestivo  Upon leaving academia.edu.
>>> http://mittelalter.hypotheses.org/7123 che fa il punto dopo la
>>> pubblicazione del suo post su academia del 22 novembre 2015:  ha fatto
>>> abbastanza rumore nelle diverse liste che trattano di queste tematiche.
>>> Saluti
>>> Paola
>>>
>>> Il giorno 27 gennaio 2016 12:33, Andrea Marchitelli <
>>> a.marchitelli a cineca.it> ha scritto:
>>>
>>>> Ciao,
>>>> l'open access prevede che cio' che viene finanziato con fondi pubblici
>>>> al pubblico ritorni.
>>>>
>>>> Academia.edu e researchgate prendono cioe' che e' finanziato con fondi
>>>> pubblici per fare un business privato:
>>>> "We've raised $17.7 million from a range of investors"
>>>> https://www.academia.edu/about
>>>>
>>>> Non credo che questo aspetto possa essere taciuto quando si dice che
>>>> questi progetti danno "seriamente e concretamente accesso alla letteratura
>>>> scientifica".
>>>> Tanto per fare un esempio su un tema che ci accalora, pensiamo che
>>>> academia.edu permetta il datamining?
>>>>
>>>> Insomma, complimenti per l'idea di business (che sicuramente funziona,
>>>> quella si) ma non certo per il servizio fornito alla comunita' dei
>>>> ricercatori che usa quelle fonti, a mio avviso, perche' li' carica e
>>>> scarica, senza troppa attenzione ai diritti, quello che vuole.
>>>>
>>>> Quindi mi pare che si usino due pesi e due misure; da una parte l'OA
>>>> deve essere giustamente rispettoso di regole e diritti di tutti e fare il
>>>> "duro e puro" (penso al dibattito su Berlin12) ma poi noi stessi diciamo
>>>> che i ricercatori fanno bene a usar quello strumento che funziona bene
>>>> (anche se ancora non mi e' affatto chiaro in che cosa funzioni "bene" se
>>>> non nell'aver dentro piu' "roba").
>>>>
>>>> andrea
>>>>
>>>> --
>>>>  Andrea Marchitelli
>>>>  Area servizi Musei Archivi Biblioteche
>>>>  Cineca - Sede operativa di Roma
>>>>  Via dei Tizii, 6/b - 00185 Roma, Italy
>>>>  tel. +39 0644486525 - cell. +39 340 4027156 - http://www.cineca.it
>>>>
>>>> ----- Messaggio originale -----
>>>> Da: "Elena Giglia" <elena.giglia a unito.it>
>>>> A: "Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto" <
>>>> oa-italia a openarchives.it>
>>>> Inviato: Mercoledì, 27 gennaio 2016 12:19:29
>>>> Oggetto: Re: [Oa-italia]        Perchè academia.edu e research.gate
>>>> NON sono un OA repository e non rispondono alle policy OA
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Appunto, Andrea.
>>>> E' vero: hanno successo perche' sono riusciti a costruire servizi -
>>>> apprezzati dai ricercatori.
>>>>
>>>> I nostri repositories invece stanno fuori dal workflow e dalle pratiche
>>>> quotidiane.
>>>>
>>>> Ne ho parlato con Herbert Van de Sompel all'ultimo OAI a Ginevra a
>>>> giugno, e' d'accordo, ma chissa' se mai si trovera' una soluzione. Anzi la
>>>> sua battuta e' stata: non ve ne ho gia' trovate abbastanza?
>>>>
>>>> Quindi forse tocca a voi "geek".
>>>>
>>>> elena
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Il giorno 27 gennaio 2016 12:10, Andrea Zanni <
>>>> zanni.andrea84 a gmail.com > ha scritto:
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Nonostante sia molto d'accordo,
>>>> mi pare abbastanza indubbio che quei progetti siano riusciti a dove il
>>>> "vero" OA ha fallito (IMHO), cioè nel dare seriamente e concretamente
>>>> "accesso" alla letteratura scientifica.
>>>> Se gli autori sono contenti così e riescono ad accedere a quello che
>>>> cercano, credo sia meglio che il contrario.
>>>>
>>>> Andrea
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> 2016-01-27 11:53 GMT+01:00 Alessandro Sarretta <
>>>> alessandro.sarretta a gmail.com > :
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Oh ottimo Paola, grazie!
>>>> Non ho ancora letto nel dettaglio ma so già che condividerò :-)
>>>> Una delle cose di cui sono convinto è che questi repository, pur
>>>> costituendo ottime arene di potenziale confronto e scambio, in realtà
>>>> corrono il rischio di diventare delle aree di "mercato nero" delle
>>>> pubblicazioni solamente perché è più facile far finta di fregarsene dei
>>>> vincoli che si firmano (e i diritti che si cedono più o meno
>>>> consapevolmente) all'atto di pubblicare un paper in molti Journal non OA.
>>>> In questo senso, invece di agevolare, rischiano di ostacolare un
>>>> accesso veramente aperto alla conoscenza scientifica, perché "nascondono"
>>>> un problema che invece rimane per tutto il resto del mondo al di fuori di
>>>> tali research social networks.
>>>>
>>>> Ale
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> On 27/01/2016 11:45, Paola Gargiulo wrote:
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Da leggere, soprattutto da far circolare tra i ricercatori!
>>>>
>>>> Paola
>>>>
>>>>
>>>> L'Office of Scholarly Communication dell'Università della California
>>>> per fare chiarezza ai propri ricercatori che ritenevano erroneamente che
>>>> depositando gli articoli nelle due piattaforme avevano assolto agli
>>>> obblighi delle politiche OA dell'Università della California ha redatto un
>>>> post nel dicembre scorso sull'argomento.
>>>> Nel post redatto da Katie Fortney e Justin Gonder della California
>>>> Digital Library si descrivono brevemente i repository OA, le due
>>>> piattaforme, si evidenziano le differenze (anche un breve grafico), le
>>>> finalità diverse, i punti di forza e di debolezza di ciascuna soluzione, le
>>>> ragioni per le quali soluzioni come Academia.edu e Research.gate, pur
>>>> presentando servizi utili non vadano confusi con l'archivio istituzionale o
>>>> disciplinare gestito da istituzioni o organizzazioni non a scopo di lucro e
>>>> soprattutto non soddisfano i requisiti OA dell'Università della California.
>>>>
>>>>
>>>> http://osc.universityofcalifornia.edu/2015/12/a-social-networking-site-is-not-an-open-access-repository/
>>>>
>>>> Segue un commento di Katie Fortney della California Digital Library in
>>>> cui risponde al thread
>>>> http://listserv.crl.edu/wa.exe?A1=ind1601&L=LIBLICENSE-L&F=&S=&O=T&H=1&D=0&T=1#6
>>>> che si è aperto su lib-license da qualche giorno
>>>>
>>>> -------- Messaggio Inoltrato --------
>>>> Oggetto:        Re: A social networking site is not an open access
>>>> repository
>>>> Data:   Tue, 26 Jan 2016 20:48:31 -0500
>>>> Mittente:       LIBLICENSE <liblicense a GMAIL.COM>
>>>> Rispondi-a:     LibLicense-L Discussion Forum <
>>>> LIBLICENSE-L a LISTSERV.CRL.EDU>
>>>> A:      LIBLICENSE-L a LISTSERV.CRL.EDU
>>>>
>>>> From: Katie Fortney <Katie.Fortney a ucop.edu> Date: Tue, 26 Jan 2016
>>>> 21:37:36 +0000
>>>>
>>>> Hi Rick,
>>>>
>>>> That blog post links to and excerpts a post that Justin Gonder and I
>>>> wrote in December. We wrote it because yes, some of our authors do
>>>> believe that social networking sites count as open access
>>>> repositories. When they hear that they can participate in UC’s OA
>>>> policies either by depositing in eScholarship (our repository) or by
>>>> just giving us a link to where their article is available in another
>>>> open access repository like arXiv or PMC, they ask, “It’s in
>>>> Academia.edu. That counts, right?”
>>>>
>>>> No, they don’t have to choose between the two. But our post was an
>>>> attempt to explain a) why Academia.edu doesn’t count for compliance
>>>> with UC’s Open Access policies and b) the relative strengths,
>>>> functions, and drawbacks of each option in general. Because “What do
>>>> you think of ResearchGate?” is another one we get a lot.
>>>>
>>>> Our post is here:
>>>> http://osc.universityofcalifornia.edu/2015/12/a-social-networking-site-is-not-an-open-access-repository/
>>>> Cheers,
>>>>
>>>> Katie
>>>>
>>>> Katie Fortney, J.D., M.L.I.S.
>>>> Copyright Policy & Education Officer
>>>> California Digital Library
>>>> 415 20th Street, 4th Floor
>>>> Oakland, CA 94612
>>>>
>>>>
>>>> _______________________________________________
>>>> OA-Italia mailing list OA-Italia a openarchives.it
>>>> http://openarchives.it/mailman/listinfo/oa-italia PLEIADI:
>>>> http://www.openarchives.it/pleiadi/
>>>>
>>>> --
>>>> --
>>>>
>>>> Alessandro Sarretta
>>>>
>>>> skype/twitter: alesarrett
>>>> Web: ilsarrett.wordpress.com
>>>>
>>>> Research information:
>>>>
>>>>
>>>>     * Google scholar profile
>>>>     * ORCID
>>>>     * Research Gate
>>>>     * Impactstory
>>>>
>>>> _______________________________________________
>>>> OA-Italia mailing list
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>>>>
>>>>
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>>>>
>>>> --
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> dr. Elena Giglia
>>>> Responsabile Ufficio Open Access - Editoria Elettronica
>>>> Direzione Sviluppo Organizzativo, Innovazione e Servizi Bibliotecari
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>>> Paola Galimberti
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>>
>>
>> _______________________________________________
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>> PLEIADI: http://www.openarchives.it/pleiadi/
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>
>
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> --
> dr. Elena Giglia
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> _______________________________________________
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Giovanna Frigimelica <g.frigimelica a unica.it>
Biblioteca del Distretto Biomedico Scientifico - Direttore
Università degli Studi di Cagliari
Cittadella Universitaria - 09042 Monserrato (CA)
tel. 070 6754288 - fax 070 6754287
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