[Oa-italia] un albo sulla qualità degli editori?

Mauro Guerrini mauro.guerrini a unifi.it
Ven 4 Maggio 2012 15:41:55 CEST


Mi permetto di aggiungere, a questa lucida analisi, la pubblicazione 
delle riviste "protette" di dipartimento, che contengono, spesso, 
articoli impresentabili altrove.

Saluti,
mauro




Il 04/05/2012 13:18, Antonella De Robbio ha scritto:
> Se si bene l'articolo di Simonetta Fiora su Repubblica, quello che è
> un punto di grande interesse nel dibattito "nazionale" è la questione
> correlata alle modalità di finanziamento di queste monografie di
> "qualità".
> Ora linee di pensiero a parte in merito alle liste di "proscrizione"
> di editori ;-) il punto è piuttosto un altro e se si legge bene
> l'articolo si può anche intuire.
>
> Come ben sappiamo noi del gruppo OA che da almeno tre anni stiamo
> tentando di somministrare un questionario agli editori che si occupano
> di editoria accademica (Ilaria ci sta lavorando ... con grande fatica
> e con risultati assai scarsi...) il problema è rendere trasparenti le
> modalità di pubblicazione di una monografia.
> E una pratica diffusa nel mondo editoriale, come affermato da alcuni
> editori tra cui Einaudi e Marsilio, che consiste nel pubblicare titoli
> con il sostegno finanziario di dipartimenti, facoltà (ora ex).
> Quanto si spende per tali pubblicazioni? Da un conto sommario una
> università media può arrivare a spendere (soldi pubblici) ogni anno
> anche 500mila €, ma andrebbe fatto un censimento che consenta di avere
> dati, insomma un'analisi seria della spesa sarebbe necessario.
> Come dice Graziosi GEV 11
> «l´accreditamento degli editori, è sbagliato. Va evitata ogni
> intromissione dello Stato nel mercato editoriale. Quel che chiediamo
> agli editori non è di aderire a liste, ma di rendere pubbliche
> procedure che spesso rimangono avvolte nell´oscurità, inducendo molti
> a pensare che si riesca a pubblicare solo grazie a giuste conoscenze.
> E anche il ricorso al sostegno finanziario, necessario per l´edizione
> di alcune opere, è cosa legittima. L´importante è che l´editore lo
> dichiari».
>
> Come di legge nel citato articolo
> "Sostanzialmente si chiede di rendere pubblici i criteri adottati dai
> singoli marchi nella pubblicazione dei saggi storici, e anche i
> consulenti regolarmente utilizzati e - altro fattore fondamentale - il
> ricorso a contributi economici. Finanziamenti che arrivano dai fondi
> di ricerca, dai singoli dipartimenti e anche dalle aziende private.
> Pratica universalmente diffusa, ma non sempre dichiarata."
>
> Non lo si dovrebbe fare solo per i saggi storici, ma per tutta l'area
> umanistica, perché lo sappiamo tutti che alcune monografie anche
> pubblicate da editori italiani di grande prestigio non subiscono
> nessuna revisione, ma vengono pubblicati tout-court solo dietro il
> pagamento (da parte del dipartimento) di una quota (variabile da caso
> a caso) che può andare dai 4mila € e fino anche a 20mila per opera.
> A corredo di tali operazioni "poco trasparenti" abbiamo contratti
> capestro che vedono una cessione totale di tutti i diritti economici
> all'editore,  sorta di acquisto camuffato di un numero fissato di
> esemplari che il dipartimento "acquista" e regala (a colleghi, pari,
> biblioteche...) e un numero di esemplari (copie) che vengono poi
> buttate al macero (scritto su clausola del contratto) in quanto
> l'editore non è in grado di effettuare diffusione capillare di dette
> opere.
>
> Quindi secondo me tante polemiche - anche se giuste da un punto di
> vista - alla fine non portano a niente. Se vi devono essere delle
> critiche è giusto, ma è giusto anche che siano costruttive, perché c'è
> parecchio malcostume anche su questo versante.
> Facile farsi finanziare dal dipartimento opere che alle volte non
> passano nessun vaglio editoriale, cedendo tutti tutti tutti i diritti,
> buttando al macero una buona metà e il resto lo si manda a valutatori
> e biblioteche varie di modo che poi siano presenti negli OPAC... ai
> fini della valutazione magari...
> Quindi non è tanto un discorso di prestigio editoriale, ma di
> procedura, che deve essere chiara e trasparente.
>
> ciao a tutti
> antonella
>
>
>
>
> Il 04 maggio 2012 12:24, valentina comba<valentina_comba a yahoo.it>  ha scritto:
>> Ciò fa sì che spesso una collana non possa essere connotata come
>> esclusivamente di ricerca, pur pubblicando lavori di ricerca a buon
>> livello.L'idea potrebbe essere quella di una griglia di riferimento (a cui
>> sia editori che autori o istituzioni possano riferirsi appunto) : sui citeri
>> di revisione in particolare, sulla diffusione ecc. da applicarsi caso per
>> caso.E naturalmente i full- text appena possibile.Saluti PG
>>
>>
>> Tutto quello che dice Paola Galimberti sembra molto ragionevole.
>> Come pure, per le riviste (in generale) la qualità del Comitato Scientifico
>> e del processo di peer review.
>> Peraltro, per entrare nel novero delle riviste considerate in JCR, vengono
>> valutati una serie di aspetti,
>> in primis questi due e le norme editoriali. Se le riviste umanistiche
>> vogliono entrare a
>> far parte di queste banche dati, devono essere compliant con indicatori di
>> qualità, con una regolarità
>> di pubblicazione annua, ecc. ecc.
>>
>> Tutto questo va nella direzione di una comunicazione in ambito umanistico
>> più internazionale e standard
>>
>> Valentina Comba
>>
>>
>>
>>
>>
>> _______________________________________________
>> OA-Italia mailing list
>> OA-Italia a openarchives.it
>> http://openarchives.it/mailman/listinfo/oa-italia
>> PLEIADI: http://www.openarchives.it/pleiadi/
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>

-- 
Prof. Mauro Guerrini
Università di Firenze
Dipartimento Scienze dell'antichità, Medioevo e Rinascimento e Linguistica
Piazza Brunelleschi 4
50121 Firenze - Italia

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