[Oa-italia] Cell lancia una nuova rivista OA

Elena Giglia elena.giglia a unito.it
Lun 6 Feb 2012 09:11:26 CET


Si',
ma il vantaggio della green road appunto e' che puoi continuare a
pubblicare dove ti e' utile ai fini concorsuali e contemporaneamente
rendere pubblico GRATIS il tuo lavoro in un archivio. Questo sostiene
Harnad, e questo fanno i fisici da vent'anni.
Per questo secondo me ha ragione pienamente Antonella: la Open Chioce
degli editori tradizionali e' da sconsigliare vivamente, perche' non e'
altro che un trucco. Ma e' utile in certi casi agli autori:  per es. molti
chirurghi che pubblicano con Springer adottano la Open Choice per essere
visibili prima in full text su PubMed.
Quello su cui bisogna lavorare e' allora una connessione fra la versione
depositata nell'archivio e quella originale.
Esempio: rendere visibile da PubMed (adesso lo e' solo per PubMedCentral)
il preprint depositato nell'archivio istituzionale.
L'ho proposto ad Alma Swan e ne stavano parlando con SPARC ed Heather
Joseph, ma poi si e' messo di mezzo il Research Work Act (lobbizzato dagli
editori tradizionali appunto) e tutto si e' fermato...
Un altro punto fermo deve essere l'embargo non esagerato, come insegna
l'esempio nordico citato da Antonella ieri.
Insomma, come al solito c'e' molto da fare...
Buon lavoro
eg
--
dott.ssa Elena Giglia
Responsabile Progetti Open Access
Sistema Bibliotecario di Ateneo
Università degli Studi di Torino
via Michelangelo, 27
10126 Torino
011.6705309
Pubblicazioni e presentazioni in Open Access su E-LIS:
http://tinyurl.com/6gbgaj2
___________
Again, you can't connect the dots looking forward; you can only connect
them looking backwards. So you have to trust that the dots will somehow
connect in your future [S.Jobs]

>
>
> -------------------------- Messaggio originale ---------------------------
> Oggetto: Re: [Oa-italia] Cell lancia una nuova rivista OA
> Da:      "Franco Bungaro" <franco.bungaro a unito.it>
> Data:    Lun, 6 Febbraio 2012, 8:52 am
> A:       "Lista di discussione su temi relativi all'accesso aperto"
> <oa-italia a openarchives.it>
> --------------------------------------------------------------------------
>
>> il secondo e' che le riviste servono per la carriera
> accademica, non si puo' sostenere come fa Harnad che
> l'unica via per l'OA sia quella verde perche' farlo
> significa non comprendere in pieno i meccanismi della
> comunicazione scientifica.
>
> Ehm. Meno male che Harnad non è iscritto a OA Italia...
>
>
>> Le riviste portano con se' una reputazione che viene
> valutata enormemente in sede concorsuale.
>
> Appunto.
>
>
> Il giorno 05 febbraio 2012 17:25, <maria.cassella a unito.it> ha scritto:
>
>> Come sempre proponi delle riflessioni stimolanti, Antonella.
>>
>> Diciamo che la mia idea sulla via rossa e' solo un po'
>> diversa dalla tua, cerco di spiegare molto brevemente il
>> perche'.
>>
>> Neanche a me piace questa commercializzazione dell'OA da
>> parte degli editori for-profit (una moda? una strategia
>> per chiamarsi OA senza esserlo? un modo abbracciare senza
>> farsi male il modello?) ma la riflessione deve essere
>> messa in relazione anche all'entità delle fee richieste.
>> 5000 euro e' una cifra iperbolica ma ci sono numerose
>> riviste che chiedono fee decisamente piu' basse per
>> pubblicare, penso ad esempio ad alcune riviste di area
>> umanistica.
>> Cosi' anche le universita' che hanno sottoscritto
>> l'accordo COPE che si impegnano a sostenere il pagamento
>> di fee che siano "ragionevoli ed eque". L'accordo non
>> sostiene la via rossa ma solo le riviste OA che richiedono
>> agli autori APC.
>>
>> Perche' allora non possiamo stigmatizzare del tutto la via
>> rossa?
>> Direi per due motivi:
>> il primo e' che seppure in pochi pochissimi casi gli
>> editori hanno dichiarato ( se sia vero o no e' un problema
>> professionale che li riguarda) di avere contenuto gli
>> aumenti delle riviste grazie ai ricavi ottenuti dalle APC.
>>
>> il secondo e' che le riviste servono per la carriera
>> accademica, non si puo' sostenere come fa Harnad che
>> l'unica via per l'OA sia quella verde perche' farlo
>> significa non comprendere in pieno i meccanismi della
>> comunicazione scientifica.
>> Le riviste portano con se' una reputazione che viene
>> valutata enormemente in sede concorsuale.
>> Si pensi all'esempio delle riviste nel campo della fisica
>> per le alte energie. I fisici comunicano da decenni i
>> risultati delle ricerche scientifiche archiviando i
>> preprint in ArXiv, gli stessi articoli vengono pubblicati
>> mesi dopo in un piccolo set di riviste altamente
>> specializzate che e' plausibile che nessuno legga perche'
>> sono stati gia' scaricati e letti in precedenza.
>> Le riviste servono per la reputazione accademica. Il fatto
>> che con SCOAP3 tali riviste dovrebbero adottare il modello
>> OA non ne diminuisce il valore per la comunità dei fisici
>> che, infatti, ha deciso di mantenerle in vita pagando
>> annualmente agli editori 10 milioni di euro, euro piu',
>> euro meno. Se vi sembrano pochi...
>>
>> saluti alla lista
>> mc
>>
>>
>> > ------------------ Messaggio originale -------------------
>> > Oggetto: Re: [Oa-italia] Cell lancia una nuova rivista OA
>> > Da:      "Antonella De Robbio"
>> > <antonella.derobbio a unipd.it>
>> > Data:    Gio, 2 Febbraio 2012, 5:17 pm
>> > A:       "Lista di discussione su temi relativi
>> > all'accesso aperto" <oa-italia a openarchives.it>
>> > ----------------------------------------------------------
>> >
>> > Concordo in pieno con Tessa...
>> > questo è il tipico esempio di VIA ROSSA
>> > Il problema sta alla radice secondo me: non è trovare modi
>> > dentro l'OA
>> > o modelli più o meno OA, ma il punto è che la struttura
>> > attuale della
>> > catena del valore dei processi della comunicazione
>> > scientifica non
>> > regge più e che quindi vanno trovati altri "modi". Mi
>> > riferisco alle
>> > forze e alle funzioni dei processi di ricerca in relazione
>> > all'ambiente sociale: da torre d'avorio a produzione
>> > strategica
>> > (Roseendaal).
>> > I vari editori commerciali stanno strumentalizzando l'OA,
>> > un po'
>> > perché tanto fa tendenza, quasi è di moda (CC comprese),
>> > un po' perché
>> > così portano i ricercatori a demonizzare il pubblicare il
>> > accesso
>> > aperto perché costa un occhio...
>> > Quello che manca - nel panorama in particolare italiano -
>> > è conoscere
>> > quanto si pubblica davvero, o meglio quanto si produce
>> > (come output di
>> > ricerca) in relazione a quanto viene pubblicato. I dati:
>> > abbiamo
>> > bisogno di dati. Ma poiché gli archivi aperti sono vuoti
>> > questi dati
>> > non li abbiamo, visto che l'unica cosa che conta (adesso,
>> > ma lo sarà
>> > anche domani) è essere valutati e quindi gli archivi
>> > aperti in Italia
>> > sono dei surrogati strumentali alla valutazione, ma solo
>> > di striscio
>> > peraltro (fossero davvero dei luoghi dove servissero
>> > all'esercizio
>> > della valutazione come avviene in RAE/UK sarebbe
>> > diverso)...
>> > Se avessimo i dati, tutto dentro gli archivi aperti allora
>> > riusciremmo
>> > anche ad avere statistiche su:
>> > - quanto si pubblica sulla rivista X
>> > - quanto si pubblica in generale su riviste
>> > - quanto diviene monografia
>> > - quanto va a finire in congressi
>> > - quanti brevetti e quali e per quali aree di sviluppo
>> > - quanto resta nel limbo (%)
>> > e si potrebbero fare dei conti: se un certo numero di
>> > articoli vengono
>> > pubblicati da quella determinata istituzione (e poi via
>> > via su larga
>> > scala a livello nazionale...) in una determinata rivista
>> > ... beh... se
>> > ci costa X pubblicare un articolo adottando la via rossa,
>> > è facile poi
>> > fare due conti e sapere quanto costerebbe "liberare" tutta
>> > la
>> > rivista...
>> > Ma dovrebbe essere un'azione congiunta, collaborativa,
>> > estensiva... ma
>> > potrebbe partire che so su alcune riviste mirate, tutti
>> > gli autori che
>> > pubblicano là adottano la via rossa e nessuno paga la
>> > quota
>> > subscription per quell'anno...
>> > In questo modo queste riviste diverrebbero realmente OA.
>> > Voglio dire,
>> > dipende da noi, non da loro. E' ovvio che chi ha il
>> > monopolio se lo
>> > tiene stretto.
>> > Ma chi sgancia i quattrini dovrebbe riflettere. La forma
>> > di boicot di
>> > questi giorni attuata dal matematico Tim Gowers -
>> > vincitore della
>> > Medaglia Fields c la massima onorificenza per matematici
>> > di età
>> > inferiore ai quarant'anni, premio equiparato al Nobel per
>> > la
>> > matematica - la dice lunga...
>> > antonella
>> >
>> > Il 02 febbraio 2012 13:25, Tessa Piazzini
>> > <tessa.piazzini a unifi.it> ha scritto:
>> >> Faccio molta fatica a non arrabbiarmi leggendo di questi
>> >> editori
>> >> commerciali che, oltre a far pagare gli abbonamenti alle
>> >> loro riviste,
>> >> si travestono da magnanimi aprendo riviste OA e
>> >> chiedendo agli autori
>> >> una fee di 5000 dollari per articolo (!!).
>> >> Come facciamo a chiedere ad un ricercatore di
>> >> un'università pubblica
>> >> italiana di schierarsi a favore dell'OA, finchè saremo
>> >> costretti a non
>> >> poter rinunciare ai big deal degli oligopolisti STM?
>> >>
>> >> Tessa Piazzini
>> >> Responsabile del Servizio di informazione e
>> >> comunicazione all'utenza
>> >> Biblioteca Biomedica http://www.sba.unifi.it/biomedica
>> >> Università degli studi di Firenze
>> >> Largo Brambilla 3
>> >> 50134 Firenze
>> >> tel. 055 4598044
>> >> fax 055 4221649
>> >> e-mail: tessa.piazzini a unifi.it
>> >> Blog Bibliomedica In-forma:
>> >> www.bibliotecabiomedica.wordpress.com
>> >>
>> >>
>> >> Il 31/01/2012 22:21, maria.cassella a unito.it ha scritto:
>> >>> Cell lancia una nuova rivista OA: Cell reports. A
>> >>> gennaio
>> >>> è stato pubblicato il primo numero
>> >>> http://cellreports.cell.com/ .
>> >>> Saluti
>> >>> mc
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