[Oa-italia] Cell lancia una nuova rivista OA

maria.cassella a unito.it maria.cassella a unito.it
Dom 5 Feb 2012 17:25:53 CET


Come sempre proponi delle riflessioni stimolanti, Antonella.

Diciamo che la mia idea sulla via rossa e' solo un po'
diversa dalla tua, cerco di spiegare molto brevemente il
perche'.

Neanche a me piace questa commercializzazione dell'OA da
parte degli editori for-profit (una moda? una strategia
per chiamarsi OA senza esserlo? un modo abbracciare senza
farsi male il modello?) ma la riflessione deve essere
messa in relazione anche all'entità delle fee richieste.
5000 euro e' una cifra iperbolica ma ci sono numerose
riviste che chiedono fee decisamente piu' basse per
pubblicare, penso ad esempio ad alcune riviste di area
umanistica.
Cosi' anche le universita' che hanno sottoscritto
l'accordo COPE che si impegnano a sostenere il pagamento
di fee che siano "ragionevoli ed eque". L'accordo non
sostiene la via rossa ma solo le riviste OA che richiedono
agli autori APC.

Perche' allora non possiamo stigmatizzare del tutto la via
rossa?
Direi per due motivi:
il primo e' che seppure in pochi pochissimi casi gli
editori hanno dichiarato ( se sia vero o no e' un problema
professionale che li riguarda) di avere contenuto gli
aumenti delle riviste grazie ai ricavi ottenuti dalle APC.

il secondo e' che le riviste servono per la carriera
accademica, non si puo' sostenere come fa Harnad che
l'unica via per l'OA sia quella verde perche' farlo
significa non comprendere in pieno i meccanismi della
comunicazione scientifica.
Le riviste portano con se' una reputazione che viene
valutata enormemente in sede concorsuale.
Si pensi all'esempio delle riviste nel campo della fisica
per le alte energie. I fisici comunicano da decenni i
risultati delle ricerche scientifiche archiviando i
preprint in ArXiv, gli stessi articoli vengono pubblicati
mesi dopo in un piccolo set di riviste altamente
specializzate che e' plausibile che nessuno legga perche'
sono stati gia' scaricati e letti in precedenza.
Le riviste servono per la reputazione accademica. Il fatto
che con SCOAP3 tali riviste dovrebbero adottare il modello
OA non ne diminuisce il valore per la comunità dei fisici
che, infatti, ha deciso di mantenerle in vita pagando
annualmente agli editori 10 milioni di euro, euro piu',
euro meno. Se vi sembrano pochi...

saluti alla lista
mc


> ------------------ Messaggio originale -------------------
> Oggetto: Re: [Oa-italia] Cell lancia una nuova rivista OA
> Da:      "Antonella De Robbio"
> <antonella.derobbio a unipd.it>
> Data:    Gio, 2 Febbraio 2012, 5:17 pm
> A:       "Lista di discussione su temi relativi
> all'accesso aperto" <oa-italia a openarchives.it>
> ----------------------------------------------------------
>
> Concordo in pieno con Tessa...
> questo è il tipico esempio di VIA ROSSA
> Il problema sta alla radice secondo me: non è trovare modi
> dentro l'OA
> o modelli più o meno OA, ma il punto è che la struttura
> attuale della
> catena del valore dei processi della comunicazione
> scientifica non
> regge più e che quindi vanno trovati altri "modi". Mi
> riferisco alle
> forze e alle funzioni dei processi di ricerca in relazione
> all'ambiente sociale: da torre d'avorio a produzione
> strategica
> (Roseendaal).
> I vari editori commerciali stanno strumentalizzando l'OA,
> un po'
> perché tanto fa tendenza, quasi è di moda (CC comprese),
> un po' perché
> così portano i ricercatori a demonizzare il pubblicare il
> accesso
> aperto perché costa un occhio...
> Quello che manca - nel panorama in particolare italiano -
> è conoscere
> quanto si pubblica davvero, o meglio quanto si produce
> (come output di
> ricerca) in relazione a quanto viene pubblicato. I dati:
> abbiamo
> bisogno di dati. Ma poiché gli archivi aperti sono vuoti
> questi dati
> non li abbiamo, visto che l'unica cosa che conta (adesso,
> ma lo sarà
> anche domani) è essere valutati e quindi gli archivi
> aperti in Italia
> sono dei surrogati strumentali alla valutazione, ma solo
> di striscio
> peraltro (fossero davvero dei luoghi dove servissero
> all'esercizio
> della valutazione come avviene in RAE/UK sarebbe
> diverso)...
> Se avessimo i dati, tutto dentro gli archivi aperti allora
> riusciremmo
> anche ad avere statistiche su:
> - quanto si pubblica sulla rivista X
> - quanto si pubblica in generale su riviste
> - quanto diviene monografia
> - quanto va a finire in congressi
> - quanti brevetti e quali e per quali aree di sviluppo
> - quanto resta nel limbo (%)
> e si potrebbero fare dei conti: se un certo numero di
> articoli vengono
> pubblicati da quella determinata istituzione (e poi via
> via su larga
> scala a livello nazionale...) in una determinata rivista
> ... beh... se
> ci costa X pubblicare un articolo adottando la via rossa,
> è facile poi
> fare due conti e sapere quanto costerebbe "liberare" tutta
> la
> rivista...
> Ma dovrebbe essere un'azione congiunta, collaborativa,
> estensiva... ma
> potrebbe partire che so su alcune riviste mirate, tutti
> gli autori che
> pubblicano là adottano la via rossa e nessuno paga la
> quota
> subscription per quell'anno...
> In questo modo queste riviste diverrebbero realmente OA.
> Voglio dire,
> dipende da noi, non da loro. E' ovvio che chi ha il
> monopolio se lo
> tiene stretto.
> Ma chi sgancia i quattrini dovrebbe riflettere. La forma
> di boicot di
> questi giorni attuata dal matematico Tim Gowers -
> vincitore della
> Medaglia Fields c la massima onorificenza per matematici
> di età
> inferiore ai quarant'anni, premio equiparato al Nobel per
> la
> matematica - la dice lunga...
> antonella
>
> Il 02 febbraio 2012 13:25, Tessa Piazzini
> <tessa.piazzini a unifi.it> ha scritto:
>> Faccio molta fatica a non arrabbiarmi leggendo di questi
>> editori
>> commerciali che, oltre a far pagare gli abbonamenti alle
>> loro riviste,
>> si travestono da magnanimi aprendo riviste OA e
>> chiedendo agli autori
>> una fee di 5000 dollari per articolo (!!).
>> Come facciamo a chiedere ad un ricercatore di
>> un'università pubblica
>> italiana di schierarsi a favore dell'OA, finchè saremo
>> costretti a non
>> poter rinunciare ai big deal degli oligopolisti STM?
>>
>> Tessa Piazzini
>> Responsabile del Servizio di informazione e
>> comunicazione all'utenza
>> Biblioteca Biomedica http://www.sba.unifi.it/biomedica
>> Università degli studi di Firenze
>> Largo Brambilla 3
>> 50134 Firenze
>> tel. 055 4598044
>> fax 055 4221649
>> e-mail: tessa.piazzini a unifi.it
>> Blog Bibliomedica In-forma:
>> www.bibliotecabiomedica.wordpress.com
>>
>>
>> Il 31/01/2012 22:21, maria.cassella a unito.it ha scritto:
>>> Cell lancia una nuova rivista OA: Cell reports. A
>>> gennaio
>>> è stato pubblicato il primo numero
>>> http://cellreports.cell.com/ .
>>> Saluti
>>> mc
>>>
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