[Oa-italia] IFLA Open Access Section?

Giulio Blasi blasi a horizons.it
Gio 26 Ago 2010 15:47:08 CEST


Il giorno 26 agosto 2010 15:17, Maria Cassella <maria.cassella a unito.it> ha
scritto:

> Quanto al fatto che tutto ciò che sia accessibile liberamente in rete, ad
> esempio, attraverso Google Book Search sia OA secondo me bisogna operare un
> distinguo perche' è OA solo ciò che è accessibile mentre è ancora tutelato
> da copyright. Un'edizione dell'Ottocento di "The rape of the lock" di Pope
> non è OA. Un'edizione critica del 2010 della stessa opera liberamente
> accessibile in rete è OA. Poi i confini concettuali sono fatti per essere
> allargati, per carità, e se ne può discutere su questa lista.
>

Concordo ovviamente sulla distinzione concettuale. Nel mondo delle
biblioteche pubbliche OA in senso più "stretto" sono tutti i contenuti
disponibili gratuitamente con licenze speciali (si pensi alla musica con
licenze CC, a fenomeni come Jamendo, ecc.). Su Google Books (al di là del
pubblico dominio in senso stretto, su cui concordo con Maria Cassella) ci
sono titoli come quelli di Wu Ming caratterizzati da una qualche forma di
rinuncia parziale al copyright, e molti materiali simili sono reperibili su
Internet Archive e un'infinità di altri repository non-accademici e più
"generalisti" nel mondo.

Nella mia mail sottolineavo semplicemente che è venuto il tempo di astrarre
(con le dovute distinzioni, per carità) il concetto di OA in modo simmetrico
a quanto avviene nel marketing (si pensi alle analisi di Anderson sul
concetto di gratuità) e soprattutto in parallelo all'emergere di grandi
quantità di "unità editoriali" copyright free in ambiti non accademici.
Nell'epoca del web 2.0 e dello "user (free) generated content" quanto
sostengo è una banalità. Ma è una banalità ancora non "registrata" in ambito
biblioteconomico, temo. Per questo è importante il ruolo propulsivo di
quanti si occupano di OA in senso "stretto".

Naturalmente poi è chiaro che il tema dell'OA nel mondo accademico abbia una
sua autonomia concettuale che ha senso mantenere. Ma dato che molti di noi
si occupano anche di biblioteche non accademiche mi sembrava opportuno
segnalare che quello dell'accesso aperto (+ pubblico dominio, per
completezza) è un tema rilevante anche nel settore delle biblioteche
pubbliche.

saluti a tutti

Giulio
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