[Fwd: [Oa-italia] Berlin 5 Padova: resoconto]

Antonella De Robbio (antonella.derobbio@unipd.it) derobbio a tin.it
Gio 27 Set 2007 10:29:42 CEST


Grazie a Maria per il puntuale e incisivo reporto sul Berlin5.
Suggerireri una lieve modifica iniziale perche' Trombetti non si e' 
proprio visto ;-)
e nemmeno Modica.
Presente invece Piero Angela che ha catturato buona parte 
dell'attenzione del pubblico durante la sessione iniziale.
Volevo anche segnalare alcuni blog che mi sono molto piaciuti che in 
tempo reale (dal wireless di ateneo nelle sale della conferenza)
hanno consentito a chi non presente un aggiornamento "diretto" su quello 
che stava avvenendo...
http://unitosbd.wordpress.com/category/berlin5/
http://minimacademica.wordpress.com/

ciao a tutti
antonella



Yuri wrote:

> Gentili colleghi,
> so per certo che alcuni di voi avrebbero voluto partecipare a Berlin 5 
> a Padova e non hanno potuto. Di seguito, quindi, un breve resoconto 
> dei principali temi trattati. Per dovere di cronaca vi segnalo che non 
> analizzero' tutte le presentazioni anche perche' nelle giornate di 
> giovedi' e venerdi' il programma prevedeva alcune sessioni parallele.
> A questo indirizzo, comunque, trovate il programma del convegno e 
> molte delle presentazioni che sono state tenute ( giusto per dare una 
> risposta all'argomento del quale si sta discutendo in questi giorni su 
> AIB-Cur e del quale io ho gia' perso il filo) 
> http://www.aepic.it/conf/program.php?cf=10 .
>
> Il programma era organizzato in tre giornate. La prima era dedicata 
> prevalentemente ai saluti e ai buoni proponimenti: tra gli altri 
> quelli del Presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle 
> Università Italiane) Guido Trombetti e del Rettore dell’Università di 
> Padova, nonché Presidente della Commissione CRUI per le Biblioteche, 
> Vincenzo Milanesi, che nel porgere il benvenuto ai partecipanti si è 
> impegnato a far si che, dopo la firma della Dichiarazione di Berlino 
> da parte di 75 università, la CRUI sostenga le varie iniziative open 
> access messe in atto dalle istituzioni accademiche, grazie anche ai 
> suggerimenti e all’impegno concreto del Gruppo di lavoro CRUI sull’OA.
> Sempre nella prima giornata Susanna Mornati, Chair della conferenza, 
> ha presentato una panoramica dei principali temi del convegno, mentre 
> Sijbolt J. Noorda presidente del Gruppo di lavoro OA della European 
> University Association (EUA) ha cercato di fare il punto sull’accesso 
> aperto. Noorda ha sottolineato come l’OA sia in teoria un concetto 
> molto semplice “make accessibile to the public what is/should be 
> public knowledge”, soprattutto nel mondo digitale, in realtà si 
> dimostri un messaggio complesso da trasmettere in quanto relativo ad 
> una molteplicità di aspetti - legali, economici, di archiviazione, di 
> /peer- review/ - e ad una varietà di discipline scientifiche, di 
> culture e di pratiche professionali.
> Nella sessione plenaria della seconda giornata, come di consueto, sono 
> state presentate le relazioni che descrivevano lo stato dell’arte 
> dell’accesso aperto in vari paesi, tra i quali l’Italia. In questa 
> sessione sono emerse delle sostanziali differenze tra i paesi che 
> possono contare sul sostegno concreto e continuo degli enti 
> finanziatori e fare leva su programmi e progetti strategicamente 
> finalizzati e paesi che segnano il passo. Tra i primi il Regno Unito, 
> la Germania e più di recente anche la Francia, paese nel quale nel 
> 2006 è stato firmato un *Memorandum of Understanding* tra le maggiori 
> organizzazioni di ricerca e le università.
> Frederick Friend, per esempio, ha descritto le nuove strategie del 
> JISC a sostegno della “green” e della “gold road.”
> *Green road*: Il JISC sta finanziando attualmente con 14 milioni di 
> sterline fino al 2009 un nuovo programma allo scopo di sviluppare una 
> massa critica di contenuti, di sostenere le politiche di preservazione 
> e il sistema di /cross-searching/ tra i depositi.
> *Gold Road*: per realizzare questo percorso il JISC sta lavorando 
> attualmente con i soggetti coinvolti in questo modello ( enti 
> finanziatori, istituzioni accademiche) per far si che i costi della 
> pubblicazione degli articoli scientifici vengano spostati sulla 
> ricerca. La consapevolezza di questi costi dovrebbe anche funzionare 
> da calmiere alla crescita spropositata dei prezzi delle pubblicazioni.
> In Germania la nuova piattaforma www.open-access.net finanziata da un 
> pool di associazioni, società, enti finanziatori e conferenza dei 
> Rettori si propone come un punto di riferimento per l’accesso aperto 
> ai contenuti della ricerca, offrendo nel contempo anche informazioni 
> su progetti e studi, proponendo modelli, offrendo soluzioni 
> organizzative e tecnologiche per l’editoria elettronica, consulenze 
> sugli aspetti legali ecc. L’informazione e lo scambio di opinioni 
> rappresentano, comunque, un fattore chiave per la promozione e la 
> pratica dell’OA.
> L’Italia e il Giappone sono apparsi per motivi contrapposti in una 
> fase che potremmo definire di transizione. Roberto delle Donne, 
> coordinatore del Gruppo di lavoro CRUI sull’OA, ha elencato le quattro 
> sfere di azione del gruppo a partire dal 2006, anno della sua 
> costituzione: una linea di azione politica per creare collaborazione e 
> sviluppare sinergie con altre organizzazioni a livello europeo; una 
> seconda linea di azione inerente lo studio delle problematiche legali 
> e tecnologiche correlate con l’auto-archiviazione di tesi e 
> dissertazioni, una terza strategia collega i depositi istituzionali 
> con le anagrafi della ricerca locali e la valutazione della ricerca ed 
> infine una quarta si focalizza sull’editoria elettronica. E’ evidente 
> come la mancanza di cospicui finanziamenti e di politiche nazionali 
> forti a sostegno dell’OA abbia penalizzato l’Italia. A tre anni dalla 
> firma della Dichiarazione di Berlino sono ventotto i depositi 
> istituzionali italiani registrati nella OpenDOAR. L’ approccio teorico 
> prevale su quello pragmatico.
> Di contro il Giappone dimostra un notevole dinamismo con 
> l’implementazione di ben 100 depositi istituzionali in soli due anni, 
> anche se numerosi studi dimostrano come ci sia ancora poca 
> consapevolezza dell’accesso aperto tra gli autori giapponesi. L’OA 
> resta però un’opportunità unica per la diffusione della cultura locale.
> La continuazione della seconda giornata prevedeva tre sessioni 
> parallele e un panel.
> Le prima sessione era dedicata ai modelli economici per la transizione 
> alla Gold Road. In alternativa si poteva partecipare ad un panel 
> sull’OA nelle scienze umane e sociali, mentre nel pomeriggio il 
> programma proponeva la scelta tra una sessione sull’OA nei paesi in 
> via di sviluppo ed una sessione sulle "questioni aperte nell'Open Access"
> Dalla sessione sui modelli economici per la “gold road” sono emerse 
> due delle proposte più interessanti ed innovative del convegno. La 
> prima è quella che viene dal campo per la fisica delle alte energie 
> (HEP) ed è vi ormai conosciuta grazie al suo acronimo elevato al cubo: 
> SCOAP3 ovvero Sponsoring Consortium for Open Access Publishing in 
> Particle Physics. SCOAP3 si propone di convertire tutte le riviste del 
> campo della fisica delle alte energie (una decina in tutto attualmente 
> pubblicate da quattro editori commerciali tra i quali l’Elsevier) , in 
> riviste interamente ad accesso aperto. Questo ambizioso obiettivo 
> dovrà essere raggiunto grazie alla realizzazione di un consorzio 
> internazionale, composto da enti finanziatori , laboratori di ricerca 
> e biblioteche, che coprirà le spese di pubblicazione. Un report su 
> SCOAP3 è stato pubblicato nell’aprile 2007 dallo SCOAP3 Working Party 
> ed è disponibile all’indirizzo 
> http://open-access.web.cern.ch/Open-Access/Scoap3WPReport.pdf .
> La seconda proposta innovativa è stata quella presentata da Chris 
> Armbruster. Secondo Armbruster i modelli commerciali attualmente 
> presenti sul mercato della società della conoscenza non sono 
> sufficientemente efficaci nel mondo digitale. Il relatore propone 
> quindi di creare un nuovo modello di disseminazione della 
> comunicazione scientifica. Le biblioteche digitali e i depositi 
> istituzionali dovranno assumere le funzioni di “registrazione, 
> disseminazione e archiviazione” della conoscenza, mentre in futuro 
> compito degli editori sarà quello di concentrarsi sulla certificazione 
> (peer-review) e sui servizi a valore aggiunto di navigazione in rete. 
> Tutto ciò premessa la disponibilità di una massa critica di dati e di 
> articoli peer-review ad accesso aperto.
> Per i paesi in via di sviluppo l’OA rappresenta in assoluto 
> un’opportunità senza precedenti. Nella sessione relativa sono state 
> presentate alcune delle più rilevanti iniziative a sostegno 
> dell’accesso aperto in questi paesi:
> la rete Agris, http://www.fao.org/agris/ un network informativo 
> sull’agricoltura creato dalla FAO,
> Agorà, Access to Global Online Research in Agricolture, 
> http://www.aginternetwork.org/en/index.php un progetto lanciato nel 
> 2003 e promosso sempre dalla FAO che consente di consultare ad accesso 
> aperto piu' di mille riviste (1132) nel campo dell’agricoltura e della 
> sicurezza alimentare.
> Bioline International http://www.bioline.org.br/ è invece un editore 
> no-profit che fornisce accesso ai contenuti della ricerca scientifica 
> realizzata nei paesi in via di sviluppo.
>
> Non ho seguito la sessione 5.2. Segnalo però l'iniziativa, non 
> recentissima, in verita', ma ancora forse poco nota ai piu', 
> presentata da Sigrun Eckelmann su Knowledge Exchange 
> http://www.knowledge-exchange.info/ .
>
> Il giorno successivo, venerdi', ho partecipato al workshop promosso da 
> European Science Foundation e Deutsche Forschungesgemeinschaft su 
> "/Shared/ /responsibilities in sharing research data/". I partecipanti 
> a questo workskhop hanno assistito ad una sorprendentemente 
> coinvolgente relazione di Ilaria Capua, ricercatrice presso l'Istituto 
> Zooprofilattico sperimentale delle Venezie. La Capua ha isolato il 
> codice dell'influenza aviara in Africa e poi ha difeso la sua scelta 
> di non depositarlo in una banca dati protetta da pwd, ma di renderlo 
> liberamente accessibili su GenBank un banca dati specializzata ma 
> aperta. Il libero accesso ai dati primari della ricerca è una 
> questione etica, prima di tutto. Un'intervista alla studiosa è 
> disponibile su Science alla URL 
> http://www.sciencemag.org/cgi/content/full/314/5801/918.
>
> I problemi per accedere ai r/esearch data/ sono numemrosi , ma 
> teoricamente e in parte anche tecnologicamente risolvibili. E' quanto 
> ha detto Peter Murray Rust, chimico dell'Universita' di Cambridge. 
> Rust si è lamentato del fatto che molti dati primari inseriti nelle 
> pubblicazioni scientifiche sono di fatto ineccassibili anche per i 
> sottoscrittori degli abbonamenti. E' necessario, infatti chiedere 
> un'autorizzazione all'editore per il loro riutilizzo. Per l'harvesting 
> dei dati (un altro problema) nel campo della chimica sono state 
> sviluppate tecniche di /text-mining /che riescono a riconoscere e a 
> estrapolare l'80% dei dati dalle varie pubblicazioni scientifiche. 
> Purche' siano ad accesso aperto, naturalmente. Altre criticità 
> relative ai dati scientifici riguardano: l'eterogeneita' dei dati, la 
> necessità di una loro descrizione standardizzata, l'adozione di una 
> sorta di DOI per facilitare l'accesso ai contenuti, la sostenibilita' 
> a lungo termine dei depositi digitali ecc.
>
> Sul versante italiano, nella sessione dedicata, sono da segnalare i 
> magistrali interventi di Fiorello Cortiana che ha discusso 
> dell'interoperabilita' come un concetto cognitivo e culturale prima 
> che tecnologico, di Carlos de Martin del Politecnico di Torino, che ha 
> parlato, invece, delle nuove iniziative firmate Science Commons e 
> cioe' il Biological Material Transfer Agreement Project 
> http://sciencecommons.org/projects/licensing/ e Neurocommons 
> http://sciencecommons.org/projects/data/ " an Open Source knowledge 
> management platform for biological research" e di Antonella De Robbio 
> che ha sottolineato come il concetto del Diritto di autore vada 
> interpretato come "Diritto di accesso". Secondo la De Robbio le 
> universita' italiane dovrebbero identificare in vari portatori di 
> interessi e creare ed implementare delle Politiche di Gestione dei 
> Diritti (Rights Management Policies) per sostenere la strada 
> dell'accesso aperto.
> Molto interessante, a detta dei colleghi, anche la relazione di Maria 
> Chiara Pietavolo, che purtoppo, non ho potuto seguire di persona, 
> nella sessione dedicata all'Accesso aperto nelle Scienze Umane. La 
> Pietavolo (Universita' di Pisa) ha parlato di comunita' frammentate, 
> riferendosi ovviamente a quelle umanistiche, a causa di una mancanza 
> di comunicazione organica tra pari. La soluzione e' quella di 
> ritornare alla "Corte di Atene" nella quale si combinavano liberta' di 
> contenuti e comunita' di conoscenza. L'OA offre notevoli opportunita' 
> quindi anche agli umanisti, purche' si adottino forme aperte di 
> /peer-review/ (per quanto ne so, in realta', poco presente in campo 
> umanistico).
>
> Le conclusioni del convegno erano affidate ad Alma Swan. Alma e' una 
> leggiadra, dolce signora - molto /british/- . Dolce, quanto ferma nel 
> delineare tutte le possibili strategie a favore dell'Accesso Aperto. 
> La Swan e' partita dalle Philosphical Transactions per affermare come 
> nel Seicento avessero rappresentato un mezzo di comunicazione efficace 
> per la comunicazione scientifica. Oggi l'OA ci offre un nuovo mezzo 
> per rivoluzionare il paradigma della comunicazione scientifica. 
> Bisogna promuoverlo un po' come si fa quando si vende un prodotto. Far 
> capire la forza e l'efficacia dell'OA. Ricompensare gli /early 
> adopters/, chiedere loro di fare conferenze di partecipare ai 
> seminari, riconoscere il lavoro di quanti si adoperano giornalmente 
> per la causa e la diffusione dell'accesso aperto ecc. Purtroppo le 
> *slides* di Alma non sono ancora disponibli sul sito e vado a memoria.
> Precisa e puntuale l'organizzazione. Ne va dato atto a Susanna Mornati 
> e a Antonella De Robbio. Molto gradita anche la visita alla Cappella 
> degli Scrovegni.
> Non sono riusciuta ad essere molto sintetica, ma i temi affrontati nel 
> convegno erano moltissimi e molto resta ancora da commentare.
> Saluti a tutti
> Maria Cassella
>
>





Maggiori informazioni sulla lista OA-Italia