[Oa-italia] Re: Riviste LIS in Italia e OA

Rosa Maiello rosa_maiello a virgilio.it
Gio 5 Lug 2007 23:08:05 CEST


Rubero' il seguente spazio per parlare prevalentemente dell'AIB in rapporto
all'OA. Invito i non interessati a saltarlo a pie' pari.

Scrive Maria Cassella:

> [...]

> Ci sono pero' anche altre riviste in Italia che dovrebbero porsi il
> problema. E tra queste il Bollettino AIB, che secondo me dovrebbe
> seguire la strada della "gold road".  Anche in questo caso non si puo'
> banalizzare. Ma i risultati purtroppo sono ancora quelli attuali.

Beh, intanto, come annunciato da Anna Galluzzi in occasione della
presentazione dell'ultimo o del penultimo numero, ultimamente sono stati
aumentati gli articoli del Bollettino pubblicati on-line ad accesso libero,
grazie al maggiore impegno di volontari, e ovviamente senza embargo. E' un
primo passo, capisco, forse (probabilmente) ancora insoddisfacente, ma vedi
piu' avanti.

> Eppure
> qui non ci sono, almeno credo, interessi collegati con l'abbonamento
> perche' il Bollettino e' gratuito per i soci e saranno pochissimi i non
> soci che lo sottoscrivono.

Appunto. Alcuni si iscrivono proprio per avere il Bollettino.

> La differenza e' immediatamente percepibile
> se si legge il documento segnalato ieri da Paola Gargiulo della Canadian
> Library Association (CLA) che tra le raccomandazioni a sostegno  dell'OA
> dichiara:
> " that CLA provide for full and immediate Open Access for all CLA
> publications".

C'e' anche una non trascurabile differenza di budget tra CLA e AIB.

>
> Devo ammettere che mi ha molto sorpreso la dichiarazione di Valentina
> Comba che molti bibliotecari italiani sarebbero contrari all'OA. Si vede
> che io frequento solo quelli favorevoli o che in fondo conosco molto
> meno di lei la nostra comunita' di lavoro. Detto cio' credo che
> lentamente, molto piu' lentamente di quanto sia lecito e auspicabile,
> l'OA sia qualcosa di inevitabile. Anche in un ambiente un po' tardivo
> come il nostro. Purtroppo ogni giorno di piu' ci si rende conto di come
> l'Italia sia rimasta indietro. E non solo nel campo LIS.
> Saluti
> Maria Cassella
>

Premesso che presidente e comitato esecutivo nazionale AIB sono unanimemente
favorevoli all'Open access (e quindi anche alla prospettiva del Bollettino
interamente OA), a me non risultano veti di sorta al deposito in archivi
istituzionali o disciplinari, da parte degli autori che lo desiderino, di
articoli apparsi sul Bollettino.

Vorrei pero’ che non dimenticassimo la grande differenza che passa tra enti
che godono di finanziamenti pubblici proprio per fare ricerca, quali sono le
universita', e un'associazione di persone, privata e autofinanziata come
l'AIB.
I primi, coerentemente con le raccomandazioni 2006 della Commissione
europea, dovrebbero essere secondo me obbligati per via normativa a rendere
pubblici i risultati della ricerca finanziata dai cittadini. Gli autori che
rifiutino il deposito non dovrebbero accedere ai finanziamenti.
La seconda puo’ scegliere – e di fatto sceglie - di:
a)	rendere liberamente accessibili i documenti di cui e’ direttamente
autore, ossia quelli prodotti dai propri organi e dalle proprie strutture
(AW rimane il sito LIS italiano piu’ ricco di contenuti e tra i piu’ attenti
alle questioni dell’accessibilita’);
b)	lasciare libere le terze parti (i.e., autori singoli di contributi non
prodotti nell’esercizio di compiti istituzionali AIB) di depositare altrove
tali contributi (il solo limite che l’AIB come editore pone agli autori – se
limite si puo’ chiamare - e’ esserne informata preventivamente, per
riservare a se stessa il diritto di porre un semplice link esterno al
contributo e di non duplicare gli stessi contenuti anche sul proprio sito,
evitando inutile spreco di risorse e rumore informativo);
c)	sostenere il movimento per l’Open access cercando di ampliare la
sensibilita’ pubblica al tema e di inquadrarlo come uno degli aspetti del
diritto di cittadinanza, che quindi preme non solo ai ricercatori e alle
universita’, ma anche ai comuni cittadini (e mi sembra che lo stia facendo,
con prese di posizione pubbliche e anche con il lavoro di lobbying sulle
tematiche del copyright e dei diritti di accesso all’informazione e alla
conoscenza).

Un grosso problema per l'AIB (come per tutte le organizzazioni) e' pero’
certamente quello del finanziamento delle attivita', da quelle politiche a
quelle scientifiche - o viceversa: secondo l'ordine di priorita' che ognuno
puo' preferire.
Per fortuna, molto nell'AIB si fonda sul lavoro volontario dei soci piu'
attivi, e di lavoro volontario se ne fa davvero tanto (assai piu’ che nelle
associazioni professionali di altri paesi), come sanno per esperienza
diretta alcuni iscritti a questa lista: AIB-WEB, MAI, DFP, tutti i lavori di
Commissioni nazionali e Gruppi di studio, Repertorio della Formazione LIS,
AIB Notizie (tutti ad accesso libero), Bollettino....
Tuttavia i costi di gestione restano, e questi costi possono essere coperti
essenzialmente con le quote associative (molto basse, peraltro, poiche'
commisurate ai redditi medi dei bibliotecari italiani) e – in parte – con le
entrate derivanti da alcuni servizi a pagamento (vendita di pubblicazioni,
corsi e poco altro).
Questioni come  la sostenibilita' dei progetti, la loro durata nel tempo e
le strategie di breve e lungo termine per il fund raising sfuggono al vasto
pubblico, ma nessuna organizzazione puo’ aggirarle: l’AIB  men che meno.

E’ giusto quindi che dall'AIB i bibliotecari italiani (indipendentemente
dalla rispettiva specificita' o appartenenza professionale) si aspettino il
massimo in ogni circostanza, e ci fa anche piacere che sia cosi’. Nel
contempo, uno sforzo di contestualizzazione permetterebbe di ricordare: a)
tutto quello che l’AIB fa, oltre a quello che non fa (o che non ha ancora
fatto); b) la distanza siderale che passa tra il budget dell’AIB e quello di
altre associazioni professionali occidentali, incluso quello dell’
Associazione professionale canadese.

Anch'io infine ho conosciuto finora solo bibliotecari favorevoli all'OA. E'
vero pero' che le sensibilita' al tema sono molto diverse: vi e' chi lo
considera cruciale, come noi bibliotecari di universita' e ricerca, e chi
considera prioritarie tutt'altre questioni. Quando i diversi fronti
dell'impegno bibliotecario - sul copyright e su altro - riusciranno a
saldarsi e a maturare una visione complessiva dei problemi, forse si
potranno ottenere maggiori risultati.

Saluti cordiali,
Rosa Maiello
<maiello a aib.it>










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